Antonella Ruggiero, voce straordinaria e orecchie ben aperte su tutta la musica, è anche un’autrice importante nel panorama musicale italiano. Dai primi successi con i Matia Bazar all’avventura solista iniziata nel 1996 con “Libera” fino ad oggi, una carriera di artista indipendente, senza compromessi e spesso in “direzione ostinata e contraria”.
Ha collaborato con artisti di generazioni più recenti come Timoria, Subsonica, Ritmo Tribale, Bluvertigo incidendo con loro l’album Registrazioni Moderne (1997) che ora viene rieditato in doppio vinile con due bonus track da BMG.
Negli ultimi tempi, il sodalizio con il marito, il musicista e produttore Roberto Colombo (PFM, Orme, Bennato, Camerini), autore tra l’altro della mitica sigla di RaiStereonotte , l’ha portata verso orizzonti musicali che vanno oltre la forma canzone, sperimentando senza perdere mai di vista la “leggerezza” che resta una componente importante della sua musica.
In occasione dell’uscita del disco abbiamo parlato con lei di lockdown e talent show, Genova e Berlino, passato, presente e futuro della musica, social media ed educazione musicale.
Usciamo da una pandemia che ha praticamente paralizzato il settore. Come ha vissuto questi due anni di limitazioni e chiusure?
La cosa strana è che ho comunque potuto fare cose belle in certi luoghi. Sono riuscita a tenere concerti anche nel periodo del secondo lockdown, talvolta senza pubblico, utilizzando il video e quindi non mi sono praticamente mai fermata. Non ho vissuto questo periodo come privazione della mia libertà, perché sono convinta che siano state prese misure necessarie per la salute di tutti. Anzi. Per me, come credo per molti altri, è stata un’occasione preziosa di raccoglimento, un modo di pensare alle cose che veramente contano nella vita. Purtroppo non ne siamo usciti molto migliorati, vedo, ed è un peccato”.
Esiste un segreto per una carriera così lunga come la sua?
Nessun segreto. Non ho mai seguito né mode né momenti, amo pensare al mio come ad un laboratorio artigianale insieme a mio marito Roberto Colombo, un modo di lavorare e vivere percorrendo strade laterali anziché autostrade, ma comunque arrivando da qualche parte. E’ un privilegio raro poter fare scelte personali, collaborare con i musicisti che si vogliono senza quelle pressioni discografiche che hanno poco a che fare con l’arte”.
Fa qualcosa di particolare per la voce?
Non prendo freddo, non urlo, non parlo a voce alta. Niente di speciale, seguo solo i consigli della nonna (ride)”.
La sua Genova è stata una città musicale importante negli anni Sessanta e Settanta. C’è ancora una scena interessante, oggi?
“Non più. Tutto purtroppo finisce, non ci sono più i cantautori storici, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi. Genova è una città introversa, particolare, anche un po’ chiusa. Da tanti anni la ripercorro col pensiero, vivendo tra la Brianza verde e Berlino, dove ho un’altra casa. Qui è tutto molto vivace, ci trovo ancora spunti interessanti. Ho cantato musica ebraica nella sinagoga di Berlino, l’unica rimasta in piedi dopo il nazismo e la guerra. Un’emozione fortissima, dritta al cuore.
Un suo parere sui talent show. Sono effettivamente la chiave per il successo?
Dipende da quello che uno vuole. Se si ambisce ad una visibilità rapida, senz’altro. Ma se si vuole una carriera lunga e soddisfacente, ci si deve impegnare. Talento e fortuna contano, ma ci vuole anche la testa per gestirsi. I talent sono macchine che propongono esseri umani ai riflettori. E spesso li stritolano. Io non andrei mai a fare il giudice, è crudele eliminare gente che si presenta con entusiasmo. Arrivano grandi delusioni, che possono segnare una vita. Invece è solo uno stupido gioco.
E il web, i social, youtube, possono essere un’utile alternativa per farsi conoscere?
I giovani sono agguerriti con le tecnologie, le padroneggiano molto più di noi per mettersi in rete. Si buttano nella mischia con coraggio e anche un po’ di incoscienza, fanno bene”.
Cosa sta ascoltando in questo momento?
Musica che mi porta verso cose nuove che faremo, andando oltre la forma canzone. Dal folklore della Lapponia, a certa sinfonica, certa classica. Scelgo quello che mi piace: alcune cose di Grieg mi portano lontano verso paesaggi nordici, altre non mi dicono niente. Pop o rock o jazz, ogni genere regala qualcosa, al di là di ogni definizione. E’ come il cibo, ci sono cose che mangi e altre che lasci stare. In un mondo sempre più sommerso da informazioni, è bello poter cercare, a volte anche con fatica.
E cosa ascoltava da giovane, agli inizi?
La musica della radio dei genitori, soprattutto: i cori alpini della SAT, lo swing, l’operetta, le canzoni italiane. Poi è arrivata la Tamla Motown: Tammi Terrell, Diana Ross, Martha Reeves. E, da un’altra parte, la grande Aretha Franklin. E’ stata una folgorazione, artiste che combattevano dure battaglie in un mondo maschilista. Prima di loro, voci americane che venivano dall’Africa come quelle di Bessie Smith, Billie Holiday, Ella Fitzgerald non hanno spalancato porte, ma portoni. Musica che nasce dalla sofferenza e dalla miseria, da qui l’essere umano ha sempre tratto grandi cose. E poi grandi autrici come Joni Mitchell, Joan Baez, Carole King: viene tutto da lì, tra i Sessanta e i Settanta, è ancora tutto qui”.
Un consiglio per un giovane che vuole fare musica seriamente.
Prima di tutto fare una scelta di grande fermezza. Trovare un insegnante, una scuola, un luogo che ti aiutino veramente a crescere. Non è facile, ci vuole molta fortuna e tenacia. E poi ascoltare tanto, soprattutto quello che viene dal passato. Cominciando magari da piccolissimi, all’asilo. Nelle scuole non dovrebbero insegnare musica, ma “le musiche” come si fa con “le religioni”. I bambini sono recettivi, assorbono. Se avessero sempre utilizzato il metodo di Maria Montessori, credo che i risultati educativi sarebbero stati diversi”.
- Registrazioni Moderne (2002) la tracklist
Amore Lontanissimo; Per un’ora d’amore (Subsonica); Solo tu (La Pina e Esa); Vacanze romane (Rapsodija Trio); Aristocratica (Ritmo Tribale); Ti sento ( Timoria); Elettrochoc (Bluvertigo); Mister Mandarino (Banda Osiris); Stasera che sera (Ars Ludi); Fantasia (Bluvertigo); Cavallo Bianco (Scisma); Il video sono io (Subsonica); C’è tutto un mondo intorno (Timoria); Vacanze romane (Madaski e Rapsodija trio); Esta tarde que tarde (Stasera che sera) (feat. Ars Ludi); Dónde estás (Ven a mi) (Amore Lontanissimo).