Goodbye anche a Paul Barrere, anima dei Little Feat anche e soprattutto dopo la prematura morte di Lowell George, proprio quarant’anni fa. Nome che dirà qualcosa solo ai conoscitori del rock, ma membro importante di una delle più grandi band della storia. I Little Feat erano energia pura, vitale, rock blues tinto di soul, jazz, folk e cajun e soprattutto dannato funky!. Un suono caldo e rilassato del Sud che ti faceva muovere immancabilmente il piedino, costruzioni musicali complesse e imprevedibili che ti provocavano una salutare perdita di orientamento nell’ascolto. Ti prendevano e ti portavano via in territori sconosciuti.
Paul era il gemello chitarristico di Lowell, autore prolifico, agile suonatore di slide dalla voce black. Barrere ne era il contrappunto, ma anche il contraltare, in un dualismo che è stato essenziale per la nascita di grandi dischi. Era entrato nella band durante le registrazioni del terzo album, il capolavoro Dixie Chicken del 1973, dopo aver fatto un audizione come bassista, molte volte trovi le persone giuste così per caso. “In quanto bassista sono un chitarrista eccellente”,scherzava spesso.
Nato in California il 3 luglio 1978, figlio di due attori di Hollywood, Barrere ha dato il suo contributo compositivo a pezzi come All That You Dream, Skin It Back, Time Loves a Hero, Feats Don’t Fail Me Now, classici che compaiono tutti in Waiting For Columbus, forse l’album live definitivo dei tardi anni Settanta. Nel periodo di disorientamento degli anni Ottanta seguito alla morte di George ha dato vita ai Chicken Legs, per poi tornare nel gruppo madre con Let it Roll, l’album del 1988 con Craig Fuller e Fred Tackett.
Era davvero un chitarrista eccellente, a suo agio tra i generi (rollingstoniano quanto basta in Over The Edge), capace di impennate fusion (A Day At The Dog Races) e come tutti i Feat dotato di voce personalissima. Ha mandato avanti la band dopo uno sbandamento non indifferente, insieme a una sezione ritmica da urlo composta da Kenny Gradney (basso), Richie Hayward (batteria) e Sam Clayton (percussioni), unita al genio tastieristico di Bill Payne. Ha suonato anche con Taj Mahal e Bob Dylan, Jack Bruce e Robert Palmer, sua la chitarra su Lotta Love di Nicolette Larson.
I compagni superstiti (Hayward se ne è andato nel 2010) insieme a Tackett e Gabe Ford lo hanno salutato così, come sanno fare bene gli americani. “Paul, naviga verso la prossima tappa del tuo viaggio, accompagnato dal nostro amore per una vita sempre dedicata alla musica. Siamo grati per il tempo che abbiamo condiviso”. Un bel saluto per chi da tempo lottava contro un cancro al fegato, ma avrebbe voluto essere in pista per il gennaio 2020 alla Ramble On The Island in Giamaica, diventata la nuova California dei Little Feat.
Paolo Redaelli