Link Wray: il re del rumore rock and roll, la chitarra alla fine del mondo

Link Wray è la “chitarra alla fine del mondo”. Definizione quanto mai azzeccata, quella data da Poison Ivy dei Cramps, una dei tanti chitarristi influenzati dallo stile secco, rumoroso e potente di questo re del rock and roll. “Wray ha il suono più apocalittico e monumentale che abbia mai sentito, davvero emozionante, così semplice e così violento. E’ il rock and roll come si immagina che sia: violento e pericoloso. Amo questo suono pericoloso, non importa da quanto tempo, ci trovo sempre qualcosa di nuovo quando lo ascolto. E’ così…E’ come la chitarra alla fine del mondo. Così austera. E drammatica. Lui trae il massimo dal minimo, sicuro.

Non si può essere che d’accordo con lei. Fred Lincoln Wray, per tutti “Link” ha definito uno stile, seguito da tanti epigoni e tuttavia mai raggiunto, unico ed inimitabile. Nato a Dunn, North Carolina, il 2 maggio 1929, di origine Shawnee, aveva l’età giusta per essere un pioniere del rock and roll. Invece, malgrado abbia inventato un suono, è meno conosciuto ai più dei contemporanei Chuck Berry e Bo Diddley e Duane Eddy

A Dunn ascolta per la prima volta la chitarra slide da un girovago chiamato Hambone, poi la famiglia – il padre lavorava ai cantieri navali della Marina – si sposta a Norfolk, in Virginia. Partecipa alla Guerra di Corea e contrae una tubercolosi che gli costa la perdita di un polmone. I medici gli dicono che non avrebbe potuto più cantare, così si concentra sulla chitarra, anche se continuerà a sfoderare una voce energica. Chissà se di polmoni glie ne fossero rimasti due..

Nel 1956 la famiglia si sposta a Washington e poi in una fattoria ad Accokeek, Maryland. Nello stesso anno pubblica il suo primo album come Link Wray and The Palomino Ranch Hands per la Starday Records. Poi, ispirato da The Stroll, pezzo dei Diamonds, scrive un blues che gli somigli ed ecco Oddball che viene ribattezzato Link Wray, il suo brano manifesto.

Il suo primo hit a 45 giri, Rumble, è del 1958. Carismatico, distorto ed elettrizzante, è stato utilizzato nelle colonne sonore di film come Pulp Fiction e Blow, ma vanta anche il primato poco invidiabile di unico singolo strumentale censurato dalle radio Usa, per timore che incitasse alla violenza, del resto prendeva il nome proprio dagli contri tra gang in West Side Story. Secondo alcuni critici, il suo blues intriso di tremolo e riverberi, accompagnato da una ritmica minimalista e istintiva, non spingeva gli ascoltatori a ballare, ma “suonava come un invito a battersi con il coltello”.

Un suono anticipatore e innovatore che avrebbe influenzato un creatore di riff come Jimmy Page e gli Stooges di Iggy Pop, il quale attribuisce a Rumble il merito di averlo spinto sulla via della musica. Pete Townshend ripeteva spesso che, se non fosse stato per Link Wray, non avrebbe mai preso in mano una chitarra. Carey O’ Dell considera Link “il padre della distorsione e del fuzz, il creatore del power chord e il padrino del metal. L’inventivo Wray, per ricavare quel suono, fece dei buchi nella cassa del suo amplificatore, creando così la prima fuzzbox della storia. Anche il primo Jeff Beck degli Yardbirds deve molto alla fantasia sonora di Link Wray e così tutti i chitarristi a venire che usarono il fuzz, tra cui la nostra affabile Poison Ivy.

Link ebbe poi altri hit come Raw-Hide (no, non quella dei Blues Brothers), Ace of Spades (no, non quella dei Motorhead) e Jack The Ripper, incise diversi album tra gli anni Sessanta e Settanta, con una carriera altalenante tra l’acclamazione dei fans e i giudizi spesso negativi della critica. Re della semplicità in un rock che andava assumendo forme complesse, fu rivalutato con l’avvento del punk come uno dei maestri del genere. Sempre vestito di cuoio nero, ciuffo ribelle, occhiali a specchio e atteggiamento spavaldo, era sicuramente già punk nel 1958, anno in cui il rock and roll andava verso una morte precoce.

Incurante delle critiche, Link Wray ha continuato imperterrito a pubblicare dischi fino agli Novanta, spingendo sul lato rockabilly con Robert Gordon, un giovane che si era rivolto a quel suono antico eppure nuovo e trascinante. Ma continuò ad essere popolare soprattutto in Europa. Nei primi anni Settanta si era spostato col fratello Vernon in Arizona e poi a San Francisco. Quindi si trasferì definitivamente in Europa, paese di elezione, dopo aver sposato Olive Julie Povlsen, danese che studiava la cultura dei nativi americani.

Negli anni Novanta la sua musica conobbe una notevole riscoperta, grazie alle colonne sonore di molti film: i già citati Pulp Fiction e Blow, ma anche Desperado e L’esercito delle 12 scimmie, Voglia di ricominciare, Indipendence Day. Nel documentario musicale del 2008 It Might Get Loud, tra gli stili chitarristici su cui discettano Jimmy Page, The Edge e Jack White, c’è naturalmente anche il suo.

Trascorse gli ultimi anni di vita in frequenti tour europei, sino alla morte improvvisa per insufficienza cardiaca, avvenuta all’età di 75 anni nella sua casa di Copenhagen, il 5 novembre 2005. Il governatore del Maryland ha dichiarato il 15 gennaio Link Wray Day in suo onore e nel giugno 2009 la Biblioteca del Congresso ha aggiunto Rumble al National Recording Registry, l’elenco delle più importanti registrazioni americane. E’stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2013 e adesso cammina per sempre su una strada chiamata amore, come dal titolo del suo ultimo disco del 1997. Lo sentiamo ancora (ri)suonare, come in questo video con John Cipollina.

ascolti

  • Link Wray and the Wraymen (1960)
  • Link Wray (1971)
  • Robert Gordon & Link Wray – Fresh Fish Special (1978)
  • Live at the Paradiso (1979)
  • Walking Down a Street Called Love (1997)

visioni

  • Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino
  • Blow (2001) di Ted Demme
  • It Might Get Loud (2008) di Davis Guggenheim

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