Istruttivo ed affascinante, questo En-Chanter, ultimo progetto di Petra Magoni, presentato in anteprima praticamente mondiale il 9 maggio nel bellissimo Teatro Comunale “Pavarotti-Freni” di Modena per L’ Altro Suono Festival. Due grandi cantanti del passato per tenere a battesimo l’omaggio della chanteuse Petra alla canzone (prevalentemente) francese, costruito, come da suggerimento del mandolinista marsigliese Vincent Beer-Demander, legando le canzoni con un racconto che mescola realtà e fantasia. En-Chanter, appunto, per cantare alla francese ma anche come enchanter, incanto in inglese, spettacolo nato il giorno prima e già maturo, con qualche ritocco possibile strada facendo, quindi anche en-cantier. Istruttivo perché introduce in un mondo, quello degli chansonnier, ancora poco esplorato ed affascinante perché rivela tutta la bellezza di canzoni senza tempo.

Preceduta sul palco da una suggestiva intro del pianista Claude Salmieri, francese nato a Tunisi da genitori siculi, Petra racconta del padre pittore, Bruno, a Parigi per cercare la sua Vie en rose (classico reso in versione abbastanza filologica) tra aspirazioni e lavaggi di piatti e bicchieri che rivelano per contrasto una Vie en Noir, pezzo struggente di Claude Nougaro dove compaiono i primi vocalizzi magoniani. Cantante che possiede un suo stile inconfondibile, Petra piega la voce alle esigenze espressive del brano, sussurra e grida, infonde pathos senza enfatizzare, padrona del gioco nel suo vestito segnaletico di paillettes. Poi intona la cantante preferita del babbo, Dalida in Bambino, sottolineata dal mandolino di Beer-Demander. C’è spazio poi per la canzone politica (e censuratissima) di Boris Vian, Il disertore e quindi Petra lascia la scena ai due per Le bal des casses pieds, irresistibile strumentale jazz-blues dalle venature quasi bluegrass firmato da Vladimir Cosma che è anche l’autore della famosissima Reality dal film Il tempo delle mele, a cui Petra infonde nuova dignità cantandola in coro con il pubblico.
L’incontro d’amore tra Bruno e Oriana, da cui nascerà Petra è suggellato da La Chanson de Vieux Amants, di Jacques Brel, punto altissimo del concerto e poi ancora due brani di Nougaro, Vie Violance e Mirza, dal nome del cane regalatogli (nella finzione) dall’amico Nino Ferrer, con il pubblico a cercare vanamente di imitare l’animale. Des Ronds Dans l’Eau di Francoise Hardy è bellissima e struggente, poi un recitato con mandolino parla di Boheme, condizione artistica oltre che opera lirica e prelude a Couleur Cafè di Serge Gainsbourg, mossa e caraibica, dichiarazione di amore per una ragazza dalla pelle di quel colore.
E poi ancora l’evocazione di Edith Piaf, musa ispiratrice, con La Foule e i suoi celebri la la la che hanno fatto scuola, un brano “in prima mondiale”, Il cor si dona, scritto da Petra su un’agendina andata a prendere in fretta nel retropalco mentre il mandolinista snocciola come un mantra i nomi dei grandi maestri francesi da Brassens a Ferrè e via cantando, si chiude con uno strumentale di Beer-Demander ispirato dalle dolcezze del.. tiramisu.
Sentimento e ironia si alternano in En-Chanter, frequenti applausi sottolineano l’intesa fra i tre e la loro ricerca sonora seria che non prescinde da una buona dose di divertimento. Che viene trasmesso ad un pubblico quanto mai ricettivo. Petra Magoni è da tempo una delle realtà più luminose della musica italiana. Di lei colpisce quella vocalità leggera eppure a tratti estrema, piacevole e impervia che sembra avere un autotune e un beatbox incorporato, capace di affrontare ogni genere con intelligenza e passione per la musica, sull’esempio di grandi vocalist come Mina, Giuni Russo e Antonella Ruggiero, con un pizzico di Bjork. Un concerto davvero importante che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, il livello di eccellenza raggiunto dalla cantante pisana.

(le foto sono di Rolando Paolo Guerzoni)