Per chi li ha visti (e sentiti) e per chi non c’era, il giornalista Gianni Lucini ha scritto un libro sugli chansonniers francesi da metà Ottocento a fine Novecento, eroi di un genere che praticamente non esiste più, ma ha lasciato tracce importanti nella storia della musica contemporanea.
E un libro sia per chi conosce gli chansonniers, sia per chi li ignora del tutto. Nel primo caso perché raccoglie sistematicamente trentadue storie di musica e di vita, con ricche informazioni biografiche per approfondire. Nel secondo, perché permette di entrare in un mondo popolato da figure che ormai oscillano tra la storia e il mito.
Sono artisti di cui, purtroppo, si stanno perdendo le tracce nel tempo. Se qualcuno si ricorda ancora di Yves Montand, Gilbert Becaud, Leo Ferrè, Serge Gainsbourg, cosa resta nella memoria delle gesta di Alibert o di Tino Rossi o di Luis Mariano e Ray Ventura? Eppure sono stati fondamentali nella costruzione della chanson francese, come ricorda opportunamente Lucini.
Alcuni di loro, Gainsbourg, Ferrè, Henry Salvador, Georges Moustaki hanno anche incrociato le loro strade con il rock, il blues, il jazz. Altri sono precursori del genere(Aristide Bruant), innovatori e continuatori di una tradizione che ha fuso cultura alta e bassa, poesia e prosa, canzone d’amore e invettiva sociale.
La chanson francese si è nutrita di autentici poeti come Jacques Prevert, Boris Vian, Jacques Brel, George Brassens che hanno scritto pagine memorabili, canzoni immortali con tante interpretazioni da Les Feuilles Mortes, divenuto uno standard jazz, in poi. Brel e Brassens affascinarono e influenzarono il primo Fabrizio De André, Luigi Tenco e Gino Paoli
Il libro di Lucini rivela sorprese. Jean Gabin e Bourvil, noti attori del cinema francese, sono stati pure loro chansonnier, e non hanno mai abbandonato del tutto la loro passione, inserendo spesso nei film brani cantati da loro. Memorabili per Gabin Viens Fifine insieme a Josephine Baker in Zouzou (1934) e Les Crayons per Bourvil che la canta in La fattoria dell’impiccato (La ferme du pendu, 1945)
Sullo sfondo di queste trentadue vite musicali, tra due secoli, due guerre mondiali e dopo, c’è Parigi, città musicale e accogliente, cosmopolita e capace di integrare culture diverse. Così l’armeno Charles Aznavour, il greco Georges Moustaki, il russo Gainsbourg, gli italiani Montand e Serge Reggiani, l’arabo Moloudji hanno trovato terreno fertile per far crescere un genere capace di tramandare ai posteri una ricca eredità che questo libro fa conoscere, in un viaggio affascinante nel tempo.
Ma gli eroi se ne sono tutti andati e in calce ad ogni capitolo l’autore riporta il luogo di sepoltura (per molti il Pére Lachaise dove riposano Jim Morrison, Oscar Wilde, Maria Callas, Isadora Duncan e tanti altri) affinché chi vuole possa rendere l’omaggio che meritano, in un itinerario ideale tra storia e cultura.
E poi, naturalmente, restano le loro canzoni. Immortali e da conoscere.
Gianni Lucini – Chansons e chansonniers nelle notti di Parigi (Segni e Parole, 2024)