Mica solo “la fidanzata di Mick Jagger” come i giornali hanno semplicisticamente titolato dopo la sua morte, avvenuta il 30 gennaio. Marianne Faithfull è stata cantante dalla voce particolare, cantautrice originale e brava attrice. Vero è che nella Swinging London dei favolosi anni Sessanta la signorina si accompagnava al Glimmer Twin, ma lo è altrettanto che insieme a lui scrisse per i Rolling Stones la Sister Morphine comparsa su Sticky Fingers del 1971 prima di finire in un vortice di sostanze ed alcool. Marianne, voce roca di velluto e di acciaio, il suo posto nella storia se l’è conquistato a prescindere dalla luce riflessa della rockstar per eccellenza, cadendo e rialzandosi, sempre in cerca di qualcosa di personale, fino a cadere vittima dei postumi del covid che l’aveva colpita gravemente nel 2020, lasciandola molto indebolita.
Marianne Evelyn Gabriel Faithfull è nata a Hampstead, Londra il 29 dicembre 1946 da Robert Glynn, militare e professore universitario di letteratura italiana e da Eva von Sacher-Masoch, baronessa viennese, pronipote del famoso scrittore di “Venere in Pelliccia”, la Venus in Furs cantata dai Velvet Undergorund. Benestante, da adolescente si innamora di Mick Jagger e abbandona una vita di agi per seguirlo. Ma ha anche voglia di cantare. Mick e Keith scrivono per lei As Tears Go By con la quale raggiunge il successo, a soli sedici anni. La Ruby Tuesday degli Stones si arricchisce con la sua voce di un fascino diverso e sfonda in classifica.
Nel 1966 partecipa anche ad un musicarello italiano, Z2 Operazione Circeo girato in Italia, sulle rovine del tempio di Giove a Terracina, cantando Morning Sun tradotta in Quando ballai con lui. Poi nel 1972 si trasformerà in dea oscura della notte, interpretando la divinità distruttrice Lilith nel film di cult satanico Lucifer Rising di Kenneth Anger che uscirà solo nel 1980
Il rapporto con Jagger finisce nel 1970 ma lei scrive, come si è detto, Sister Morphine, racconto di una dipendenza, largamente autobiografico perché è finita nelle spire della droga e dell’alcool, oltre che dell’anoressia. Per quasi dieci anni si perdono le sue tracce finché nel 1979 esce Broken English, album in cui svettano le sue capacità vocali e compositive. Il brano omonimo e Why D’ya Do It sono tinti di reggae, Witches’ Song è una ballata dark che celebra il potere delle donne spesso considerate streghe. Ci sono anche due cover, Working Class Hero di John Lennon e Brain Drain di Tim Hardin. La critica urla al capolavoro e fa bene, perché l’album regge ancota, a distanza di quasi cinquant’anni.
La Faithfull diventa una sorta di Serge Gainsbourg al femminile, seduttiva e curiosa della musica, sempre in cerca di nuovi suoni, celebre per il rapporto con una persona più famosa che le rimarrà sempre appiccicato come un’etichetta, come avvenne a Serge con Jane Birkin. Sono, del resto, due residui della brillantezza sixty, circondati entrambi da un’aurea un po’ regale e un po’ maudit, comunque elegante.
Marianne si circonda anche di musicisti importanti che scrivono per lei e sforna altri ottimi album come Dangerous Acquaintances (1981) e A Child’s Adventure (1983). Gli anni Ottanta la vedono in forma ma non arriverà mai al grande successo, scavandosi comunque un posto nella storia della musica contemporanea, tra songwriting e ricerca sonora. E’un po’ Marlene Dietrich e un po’ Nico, alterna alti e bassi, mentre la sua carriera è alimentata anche dai ruoli di attrice in film non solo di culto
Quando nel 2007 esce Irina Palm, in cui interpreta una matura signora che dà piacere a clienti sconosciuti spinta da necessità economiche, ottiene grandi riconoscimenti. Prima era stata anche la regina Maria Teresa d’Austria nella Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola, tenendo fede alla suo appeal aristocratico.
Ma soprattutto ha inciso quasi una ventina di album, dimostrando col passare degli anni passavano una maturità compositiva e interpretativa notevole, uscendo dal cliché di “maledetta” per diventare una delle interpreti ed autrici più apprezzate nel panorama contemporaneo. Dal 1987, quando esce Strange Weather, comincia a conoscere un successo sempre maggiore, ma al pop rock alterna esperimenti sonori, collaborando con musicisti di nome come Angelo Badalamenti, Dave Stewart, Billy Corgan e Beck.
Nel 1990 è la madre di Roger Waters nel superconcerto The Wall sotto le rovine del muro di Berlino, poi canta con i Metallica The Memory Remains nell’album ReLoad (1996) e nel balletto The Seven Deadly Sins (I sette peccati capitali) di Kurt Weill che va in scena al Ravenna Festival del 2000 e prima era diventato anche un suo disco nel 1998.
Give My Love to London (2014) suona come un atto d’amore nei confronti della città, con compagni di viaggio come Waters, Nick Cave, Steve Earle, Leonard Cohen. Nel suo ultimo disco, Negative Capability (2018) canta ancora una volta As Tears Go By, in mezzo ad altre gemme di Bob Dylan, Mark Lanegan, del cantautore britannico Ed Harcourt ed altri. In pratica, è il suo testamento spirituale.
Marianne Faitfhfull resterà la voce inquieta ed errabonda di una Londra contemporanea, nella quale ha sperimentato generi diversi. Aristocratica e popolare, madre putativa riconosciuta di Pj Harvey e Amy Winehouse, si è affrancata nel tempo dall’immagine di ragazza sconsiderata e e drogata, superando non poche difficoltà personali per affermarsi come simbolo di energia femminile e, in tarda età, anche di una certa saggezza derivata da esperienze anche durissime. Per il suo impegno era stata premiata a Vienna nel 2009 con il World Lifetime Achievement nell’ambito del Women’s World Award.
Un’artista importante ed influente, che un suo posto nella storia del rock se l’è scavato, con forza e tenacia. Anche lontano da Mick Jagger.
ascolti
- Love in a Mist (1967)
- Broken English (1979)
- Dangerous Acquaintances (1981)
- Strange Weather (1987)
- 20th Century Blues (1996)
- Give My Love to London (2014)
parole
- Faithfull: an Autobiography (2000)
- Memories, Dreams and Reflections (2007)
visioni
- Lucifer Rising, film di Kenneth Anger (1972)
- Marie Antoinette (2006), film di Sofia Coppola
- Irina Palm (2007) film di Sam Garbarski