Tango del calcio di rigore, in scena al Celebrazioni di Bologna da venerdì 21 a domenica 23 febbraio con Neri Marcorè e Ugo Dighero, è un affresco sui rapporti tra calcio e potere. In forma di tanghedia, vale a dire tra la tragedia e la commedia sulle note del tango. E infatti di calcio bailado si parla, sullo sfondo della finale dei Mondiali del 1978 tra Argentina e Olanda. Il football rapido ed aggressivo dell’albiceleste di Mario Kempes contro la fantasia orange al potere di Johan Neeskens e soci. Si sa come andò a finire.
L’Argentina deve vincere a tutti i costi, quel 25 giugno all’Estadio Monumental di Buenos Aires. Anche perché in tribuna c’è il generale Jorge Videla, al potere dalla notte del golpe del 24 marzo 1976, uno che non ammette sconfitte. Accanto a lui, discosto dalle telecamere, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale.
La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa. E conclude così, con una festa di cieca rimozione, la più vasta e costosa operazione di propaganda politica per mezzo dello sport dopo le Olimpiadi tedesche del 1936. Almeno per una sera dai cieli dell’Argentina cadranno solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini invisi al regime, lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque dell’Oceano. Dal giorno dopo, però, i “voli della morte” riprenderanno puntuali e le Madri di Plaza de Mayo ricominceranno a chiedere giustizia.
Durante i campionati del ’78 in Argentina succede di tutto: morte, tortura, desaparecidos, doping, paura e corruzione. Ma è anche il momento di maggior popolarità e consenso della dittatura Videla. A dimostrare come spesso lo sport viene usato dal potere come subdola forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione.
A quarant’anni di distanza da quei giorni terribili, un bambino di allora, oggi adulto, cerca di ricostruire il suo passato di spettatore appassionato di calcio alla luce della propria esperienza, recuperando storie di futbol, a cavallo tra mito, realismo magico e tragica realtà storica.
Rivivono così in palcoscenico le vicende di personaggi imprevedibili, ad esempio il figlio del cowboy Butch Cassidy, appassionato di Hegel e arbitro, pistole alla mano, di un surreale campionato mondiale giocato in Patagonia nel 1942. Sarà rievocata la “prima guerra del football”, sobillata ad arte dalle compagnie bananiere controllate dalla CIA e combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras.
Non manca l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado Gato Diaz, anziano portiere dell’Estrella Polar. Scopriremo la storia di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto dai militari di Pinochet a segnare un gol in una porta vuota e senza alcun avversario in campo, e quella di Alvaro Ortega, arbitro colombiano che commise “l’errore” di annullare un gol all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina colombiani.
Tango del calcio di rigore è un’ epoca ricostruita sul palco sia dagli occhi di un bambino che da quelli di un consapevole cittadino dei nostri giorni. “Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile, cosciente delle lezioni di Osvaldo Soriano e di Ryszard Kapuscinzki.», come lo definisce il regista Giorgio Gallione.