Le Lupe usano uno stereotipo creato dall’uomo per rivendicare una figura femminile forte, capace di fare fronte comune contro la sopraffazione e la violenza, tema da sempre attualissimo. In una piéce in cui si intrecciano recitazione e canto, l’ululato delle Lupe sale alto all’interno della suggestiva Torre di Roncisvalle a Castionetto di Chiuro, una delle ultime tappe di Teglio Teatro Festival inserita anche nella rassegna Tramonti d’Arte della Comunità Montana Valtellina di Sondrio che proseguirà nei prossimi mesi.
Gigliola Amonini e Consuelo Orsingher hanno scritto ed interpretato con intensità questo lavoro, frutto di un’intesa già collaudata con Dirupata Poesia (e infatti lo spettacolo ne riprende l’attitudine, tra scenografia minimale e costumi sovrapposti) esplorando ancora di più sensazioni ed emozioni legate all’elemento femminile. Partendo dalla Lupa di Giuseppe Verga, figura di donna “mangiatrice di uomini” che si innamora di un maschio più giovane non essendone ricambiata, giudicata, condannata e pure giustiziata, le attrici intrecciano monologhi e canto, de-cantando l’eterna avventura della femmina in un mondo di maschi. Con osservazioni “naturalistiche” sulla natura dell’animale (la vera lupa) rovesciano prospettive e pregiudizi. La lupa guida il branco, è cacciatrice esperta e indomita, alleva amorosamente la prole anche degli altri (pur se la nutrice leggendaria di Romolo e Remo non era animale, ma prostituta), è fedele al suo compagno per tutta la vita, dolce e feroce al tempo stesso, ma con chi lo si deve essere e comunque sempre per difesa.

Facile l’identificazione di tante donne con l’animale selvaggio e intelligente, che sa fiutare il pericolo e mettersi al riparo, come tante corrispettive femminili non sono purtroppo in grado di fare. E’ immediato il messaggio che reca con sé lo spettacolo, tra brani di musica meravigliosa, da Summertime versione Ella Fitzgerald a Sweet Dreams degli Eurythmics a Time after Time canto di amor devoto di Cindy Lauper, a Vanità, opera della stessa Consuelo che riecheggia lo stile di Antonella Ruggiero. Magnifici ululati di suono che sottolineano momenti di autentico teatro, più intenso quando la verità vince sulla recitazione e l’attrice lascia lo spazio alla donna e pure all’uomo manipolatore. Forse qualche sforbiciata alle canzoni e alla durata renderebbe ancora più coeso ed appetibile il lavoro, comunque apprezzabile per un contenuto importante reso con drammaticità ed ironia. “These boots are made for walking” cantano nel finale le due Lupe biancosottovestite e non più ammantate di nero con fase intermedia di rosso, pestando le orme di Nancy Sinatra, Leningrad Cowboys e Planet Funk insieme. “Questi stivali sono fatti per camminare/ma un giorno potrebbero camminare su di te”. Uomini, siete avvertiti.
Paolo Redaelli