Phil Lesh, l’astronauta dei Grateful Dead, innovatore del basso e creatore di suoni

Arrivederci anche a Phil Lesh, colonna dei Grateful Dead dalla fondazione, che a 84 anni va a raggiungere Jerry Garcia (1942-1995) e Ron Pigpen McKernan (scomparso molto prima e molto più giovane, a 27 anni ) sulla Dark Star dove si raduneranno tutti, prima o poi . Non solo un bassista e (finché le corde vocali glielo hanno permesso) cantante, ma anche un compositore geniale, un intellettuale del suono che dava ordine e spazio alla struttura sonora dei Dead. Lesh, nato violinista e trombettista, studi importanti tra Luciano Berio e John Coltrane, ha fatto assurgere il basso al ruolo di contrappunto e voce solista insieme alle chitarre di Garcia e Bob Weir, togliendolo alla funzione ritmica alla quale comunque non disdegnava di tornare, all’occorrenza. La sua voce colora classici come Box of Rain, Unbroken Chain e Truckin’, nell’impasto a cui i Grateful Dead ci hanno abituati. Il suo lavoro sul suono è stato fondamentale per inserire il gruppo nel canone della musica contemporanea, oltrepassando i confini del rock. Valga per tutti l’ascolto di Dark Star, una composizione che non c’è mai stata e probabilmente non ci sarà più.

Nato a Berkeley, California il 15 marzo 1940, Philip Chapman Lesh comincia a suonare fin da ragazzo il violino. Dopo l’iscrizione alla Berkeley High School passa alla tromba, studiando lo strumento con Bob Hansen direttore della Golden Gate Park Band, interessandosi anche all’avanguardia e al free jazz. Al College di San Mateo entra a far parte della big band scolastica, scrivendo anche arrangiamenti e nel 1961, all’Università della California, diventa amico di Tom Constanten, futuro tastierista dei Grateful Dead con cui studia le composizioni di Luciano Berio. L’incontro fatidico con Jerry Garcia, suonatore di banjo bluegrass, avviene subito dopo. Hanno interessi musicali diametralmente opposti, ma legano tantissimo.

Nell’estate del ‘65 vede in concerto la band di Garcia, The Warlocks e ne rimane impressionato. Jerry lo invita a farne parte, ma più che un trombettista serve un bassista. Malgrado non abbia mai suonato lo strumento, Lesh accetta di buon grado e la sua preparazione musicale gli permette di impararlo rapidamente. Con quegli occhiali che gli danno un’aria da intellettuale assolutamente non snob, si unisce a loro nel terzo o quarto concerto per non andarsene più. Le sue influenze dichiarate sono Jack Casady dei Jefferson Airplane e Jack Bruce dei Cream, bassisti innovativi degli anni Sessanta, ma afferma nelle sue memorie che ad ispirarlo sono più i contrappunti di Bach che i suoni del moderno rock.

Diventa quindi rapidamente un innovatore dello strumento. Il suo basso arriverà ad avere cinque, sei e anche otto corde, servito da una montagna di amplificatori ed equalizzatori, con cui costruisce armonie e dà vita al suono particolare del gruppo, praticamente una terza chitarra che si inserisce a dovere tra quelle di Garcia e Weir. In tante jam il suo ruolo diventa solista e contribuisce al successo della band, ormai ribattezzata Grateful Dead, nelle escursioni improvvisate che caratterizzano il cosiddetto San Francisco Sound, da noi ribattezzato acid rock.

Con Phil il gruppo assume una personalità musicale definita e lui sperimenta anche in studio, con lamentele della produzione Warner Bros per il lievitare dei costi di registrazione del secondo album, Anthem of The Sun (1968) più elaborato del precedente. Secondo Stephen Erlewine, autore di Phil Lesh was a Spaceman, il dirigente della WB Joe Smith lo aveva individuato come il “catalizzatore del caos del gruppo” e annotava, sconsolato: “nessuno nella vostra organizzazione sembra avere abbastanza influenza su Phil per evocare qualcosa che somigli ad un comportamento normale”. I soliti contrasti tra business e arte.

Infischiandosene bellamente di tutto ciò i Grateful Dead realizzano con Lesh un disco destinato a restare. Phil non è stato un compositore molto prolifico nella band (al contrario di Garcia e Weir) ma incisivo e con la sua voce da tenore ha cantato Box of Rain, brano di apertura di American Beauty, lasciando poi le note alte a Donna Godchaux (e più tardi a Brent Mydland e Vince Welnick) dopo aver danneggiato le corde vocali nel 1974 per averle forzate troppo. Negli anni Ottanta ha ripreso a cantare, tenendosi accuratamente lontano dai timbri più acuti.

E’stato Lesh a intordurre i compagni di band alle esplorazioni sonore di John Coltrane. Grazie al fatto che tutti gli show dei Dead sono stati registrati dai loro fan, i Deadheads, è possibile ascoltare ogni performance effettuata tra il 1972 e il 1974, verificando come la band interpreti le innovazioni musicali coltraniane introdotte da Lesh. In tutta la sua carriera con i Dead il suo interesse per il jazz e la musica di avanguardia ha avuto un’ influenza cruciale sulla band. Più tardi fece conoscere alla band il compositore Charles Ives che li portò ad essere capaci di passare in un jam da acidi suoni rock blues ad una delicata canzone country.

Lesh ha guidato anche Owsley “Bear” Stanley, lo storico ingegnere del suono (nonché principale fornitore di LSD) dei Dead nella costruzione del mitico Wall of Sound, il gigantesco sistema di amplificazione che usarono nel tour del 1974. Dopo due anni di sperimentazione il Wall of Sound alto ben 13 metri debuttò il 23 marzo al Cow Palace di San Francisco con nove canali indipendenti e ben 604 speakers che erogavano 26.400 watt, un jet al decollo per quei tempi. Lesh paragonava suonare con quel sistema a “pilotare un disco volante o cavalcare la tua stessa onda sonora”. Secondo Phil, fu Owsley a convincere i Dead a registrare ogni show, ponendo l’accento sulla necessità di riascoltare i nastri per migliorare sempre.

Nel 1994, come gli altri membri della band, viene indotto nella Rock and Roll Hall of Fame ma quando, alla morte di Garcia nel 1995, il gruppo si scioglie lui continua a suonare con gli spin-off The Other Ones e The Dead, portando avanti anche la propria formazione, Phil Lesh and Friends (insieme ai due figli Grahame e Brian) con la quale sarà co-headliner nel 1999 e nel 2000 di Bob Dylan. In repertorio hanno brani propri ma anche materiale di Mumford & Sons, Zac Brown Band e altri contemporanei. Nel 2005 pubblica la sua autobiografia “Searching for the Sound: My Life with the Grateful Dead” in cui racconta la propria vita come continua ricerca sonora.

E ’l’ estate del 2009 quando torna in tour con i membri superstiti dei Grateful Dead e più tardi forma con Bob Weir una nuova band chiamata Furthur che debutta a settembre.

Nel 2012 apre un proprio locale, il Terrapin Crossroads, a San Rafael in California. Viene inaugurato l’8 marzo con il primo di dodici concerti di Phil Lesh and Friends. Quando non sono in tour con lui, i figli Grahame e Brian, sono la band residente al Terrapin che chiuderà nel novembre del 2021, scaduto il contratto di affitto.

A quel tempo Lesh ha ottantun anni, fino al 2014 è stato in giro con i Furthur, chiude con l’attività full time ma continua ad esibirsi regolarmente al Terrapin. Non essendo più un ragazzino e dati i problemi di salute, centellina le sue apparizioni. Prima un trapianto di fegato nel 1998 per epatite cronica, dopo il quale era diventato un appassionato sostenitore della donazione di organi che promuoveva in ogni concerto. Poi nel 2009 un nuovo intervento per rimuovere un cancro alla prostata (malattia che aveva ucciso il padre) e quindi un’ altra operazione per un cancro alla vescica nel 2019 dalle quali si era ripreso in pieno. A ottantatré anni, nel marzo 2023 aveva festeggiato il compleanno e lo show numero 100 al Capitol Theatre. E’ morto serenamente a casa sua il 25 ottobre 2024 tra le braccia della moglie Jill, con cui aveva fondato l’associazione benefica Unbroken Chain.

Per quel che può valere, nel 2020 Rolling Stone lo aveva classificato undicesimo tra i migliori bassisti. Ma l’importanza di Phil Lesh va ben oltre le capacità strumentali, musicista finissimo e compositore dagli studi importanti che ha portato dentro la band, ha contribuito non poco ad edificare il suono unico e stratificato dei Grateful Dead, gruppo capace di superare i confini del rock per porsi come una delle espressioni più compiute della musica contemporanea.

Il migliore epitaffio è senz’altro quello dei compagni di band:

“Il suo basso scorreva come un fiume”.

ascolti

  • Grateful Dead – Anthem of The Sun (1968)
  • Grateful Dead – Live/Dead (1969)
  • Grateful Dead – American Beauty (1970)
  • Phil Lesh and Friends – Love Will See You Through (1999)
  • The Other Ones – The Strange Remain (1999)

parole

  • David Gans – Grateful Dead. Il simposio psichedelico (Tarab, 1996)
  • Phil Lesh – Searching for The Sound (2005)

visioni

  • The Grateful Dead Movie (1974), film
  • Long Strange Trip (2024), serie tv

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