Dee Dee Bridgewater “We Exist!” a Bologna: una voce eclettica per un quartet affiatato 

Donne, forza della musica. Il concerto di Dee Dee Bridgewater al Teatro Auditorium Manzoni, per Bologna Jazz Festival 2025, è stato un concentrato di emozioni, energia, sensibilità musicale, buone vibrazioni. We Exist! proclama il nome del progetto tutto al femminile con la bassista Rosa Brunello, la tastierista Carmen Staaf e la batterista Julie Saury, multinazionale e ben amalgamato. “Noi esistiamo”, parafrasando il “We Insist” di Max Roach per rivendicare un ruolo di protagoniste in un mondo spesso al maschile, con garbo ma anche fermezza. 

“Perché ci dovrebbero essere sempre più donne sul palco”, annuncia l’amatissima Dee Dee dai capelli rasati a zero, accolta subito da scroscianti applausi. “Questa sera vi faremo ascoltare le nostre versioni di grandi brani di consapevolezza e protesta, in un mondo che non sta andando bene come dovrebbe. Ma noi abbiamo la forza di mandarlo avanti”.

Detto fatto. Si parte con People Make The World Go Round, brano soul anni Settanta degli Stylistics (che furono famosi con la ballad-tormentone You Make Me Feel Brand New) intessuto di velluto nero per poi tuffarsi nel puro slow blues con Danger Zone di Percy Mayfield in cui Staaf si destreggia tra piano ed hammond con ottimo feeling 

Crying Times che fu nel repertorio della grande Roberta Flack, firmato da Donny Hathaway e Curtis Mayfield è preceduta da un delizioso intro di contrabbasso di Rosa Brunello con accompagnamento percussivo di braccialetto e in cui compaiono note di Bella Ciao.

Mississippi Got Them, lamento per quattro ragazze morte in una chiesa di Birmingham Alabama nel 1962 è resa in modo filologico nella versione che Nina Simone fece dal vivo nel 1963, tra swing e shout, dolore e rabbia. Straordinaria qui la capacità di Dee Dee di seguire il “respiro” del brano, tra accelerazioni e rallentamenti, una voce che si fa flebile e poi vigorosa, quasi maschile. Notevole l’affiatamento del quartetto che ogni tanto si scioglie in deliziosi duetti tra voce e tastiere, basso e batteria. Brunello e Saury sono un’ onnipresente sezione ritmica con sprazzi di fantasia.

Un superbo intro pianistico annuncia poi I Wish I Knew How it Would Feel To Be Free di Billy Taylor (1962) e quando Dee Dee intona Roll it Away, ballad di Abbey Lincoln, cantante e attivista, invita il pubblico a cantare con lei il ritornello- mantra “you can’t never lose a thing if it belongs to you” (non perderai mai una cosa, se ti appartiene) e l’audience non si fa pregare, accompagnando la canzone fino al suo spegnersi tra gli applausi.

It’s supposed to be love è un altro saggio delle qualità vocali di Dee Dee, poi il solo di batteria di “lovely Julie” è interrotto da un piccolo incidente ad un tamburo, ma riprende con energia nell’approvazione dell’audience. You Gotta Serve Somebody dal periodo gospel di Bob Dylan, tesa e lancinante, quasi rock, viene indirizzata senza mezzi termini al “tizio dai capelli color arancia”.

Il bis, richiesto a gran voce, è una fiammeggiante Compared To What di Les Mc Cann (altro pezzo forte della Flack), puro r&b che fa saltare il pubblico sulla sedia. 

Gran bel concerto, teatro pieno,  un bellissimo modo anche per ricordare Teo Ciavarella a cui è dedicata questa edizione del festival.

(le foto sono di Francesca Sara Cauli)

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