Il caso Serge Gainsbourg è più unico che raro, nel mondo della canzone d’autore internazionale. Artista a tutto tondo, ha attraversato ogni tipo di musica: classica, jazz, psichedelia, folk, rock, funk, disco, reggae persino hip hop in una carriera durata poco più di trent’anni, tra alti e bassi. E’stato chansonnier e compositore colto, provocatore e anticipatore, sempre in linea con i tempi e in qualche caso anche oltre. Ha composto musica per altri e per sé stesso, diretto film, praticato la pittura con un certo successo. Figura discussa e discutibile, ha comunque segnato la cultura francese contemporanea (e non solo) in modo indelebile, ottenendo un riconoscimento postumo anche come poeta tout court. Una storia scoscesa e affascinante che possiamo ricostruire grazie anche al lavoro della biografa ufficiale italiana, Jennifer Radulovic, autrice di Gainsbourg: scandale, uscito nel 2019. Sua la definizione, centratissima di “alluvionato nell’anima”.
Il controverso Serge Gainsbourg nasce come Lucien Ginsburg il 2 aprile 1928, gemello di Liliane, fratelli minori di Jacqueline (1926). La famiglia, di origine russo- ebrea è fuggita da Odessa in Francia all’inizio del decennio, il padre Joseph è un musicista classico che si adatta al repertorio popolare dei club per vivere e insegnerà molto al giovane figlio. Lucien nasce cittadino russo e sarà naturalizzato solo nel 1932, portando con sé per sempre questa doppia radice.
Il ragazzino si rivela presto dotato, capace di suonare a mente al pianoforte composizioni di Debussy o Stravinsky. Poi arrivano le vicissitudini della guerra, la famiglia sfolla e lui contrae una forma di peritonite tubercolare (che a quei tempi poteva essere letale) da cui guarisce quasi miracolosamente, il padre viene chiamato sotto le armi, ma tornerà a casa. Alla fine del conflitto i Ginsburg (che avevano cambiato nome in Guembard per sfuggire alle persecuzioni) tornano a Parigi dove Joseph può riprendere a suonare nei locali. Lucien, invece, non vuole saperne di studiare, è deciso a fare l’artista. Ma ha anche le incertezze e i dubbi dell’adolescente per cui confida ad un amico: “O sarò Courbet o non sarò mai nessuno”. Con queste premesse, malgrado si iscriva alla Scuola di Belle Arti con l’obiettivo di frequentare architettura, non ottiene grandi risultati. In più si sente fisicamente brutto: orecchie a sventola, naso grosso, magrissimo. L’archetipo dell’ebreo delle satire e infatti subisce anche umiliazioni e delusioni amorose.
Si iscrive allora all’Ecole Normale de Musique per affinare le sue tecniche di composizione, ma riprende anche gli studi d’arte e impara la chitarra sotto la guida di un gitano che aveva suonato con Django Reinhardt. Gli si apre così il mondo dei locali, con il padre che lo sostiene e cerca di trovargli ingaggi, lo sprona ad iscriversi alla Sacem (la Siae francese) per diventare autore. E lui intuisce che non diventerà mai un grande artista, ma forse potrà farcela con la musica.
Con lo pseudonimo di Julien Grix deposita le sue prime sei canzoni, il 26 agosto 1954. Diventa pianista fisso e direttore d’orchestra al Madame Arthur, famoso club parigino di Pigalle. Assiste ad un’esibizione di Boris Vian, scrittore, teatrante e suonatore di tromba e rimane affascinato dai suoi testi diretti e provocatori, sarcastici e dissacranti. Comincia a pensare che si può introdurre elementi colti nella musica popolare. Le sue prime canzoni sono interpretate da travestiti, ma gli incontri determinanti sono prima con Michele Arnaud (per cui scrive la Chanson de Prevert, 1960)e poi con Juliette Greco, la musa dell’esistenzialismo a cui dona La Javanaise (1963), ripresa anche più avanti da Iggy Pop.
Nel frattempo, ha cambiato il suo nome in Serge Gainsbourg, in omaggio alle sue origini slave (Sergej) e al pittore inglese settecentesco Thomas Gainsborough, da sempre amato. Con questo nome debutta anche come interprete di sè stesso, nel 1958, col brano Le Poinconneur de Lilas, storia di un controllore della metro confinato nell’oscurità del sottosuolo, mentre il suo desiderio è di “vedere il cielo”. E’una canzone poetica e drammatica (il controllore alla fine si suicida) in cui in pochi minuti Gainsbourg riesce a condensare un universo di emozioni, cadenzate da un andamento jazz frenetico, che resterà un classico del suo repertorio e di cui viene girato un videoclip ante litteram. Ma sul palco Serge è ancora timido, non ha la personalità che svilupperà in seguito.
Nello stesso anno esce il suo primo 33 giri per la Philips Du chant…à la lune (Il canto in prima pagina) che contiene questa canzone e l’altro classico Du jazz dans le ravin (Il jazz dentro il precipizio), manifesto del suo modo di intendere la musica. Il primo Gainsbourg è infatti immerso nel jazz e nei ritmi esotici, fra reminescenze classiche e chanson francaise.
Il disco ottiene recensioni entusiastiche, fra cui quella di…Boris Vian che sorprende non poco il nostro cantautore. Inizia da qui la fama di Gainsbourg che diventerà sempre più apprezzato chansonnier, ma come reazione alle umiliazioni iniziali e alla timidezza sviluppa un atteggiamento provocatorio. Dichiarerà al padre: “Con una faccia brutta come la mia, non ho altre possibilità che aggredire per primo e farmi temere”. Un’indole che sarà poi adottata da molte rockstar, ma che in lui si accompagna ad una vena malinconica.
Il che, solitamente, fa la fortuna di un artista. E infatti Serge diventa ricercatissimo e osannato, fa uscire altri dischi accolti con favore, tra cui il raffinatissimo Gainsbourg Percussions. Viene apprezzato anche dalle donne, creando un nuovo tipo di fascino “del brutto” che va oltre i canoni estetici del tempo. Nel 1965 sfonda con la ninfetta France Gall scrivendo Poupee de cire..poupee de son (1965), analisi critica dei meccanismi del successo e canzonetta di impatto formidabile. E’il successo commerciale, ribadito dalla “scandalosa” Les Sucettes in cui i ghiaccioli che succhia la cantante sono pieni di doppi sensi. Fa cantare anche l’attrice Anna Karina con Sous le soleil, Exactement (1967), altra hit. Poi conosce Brigitte Bardot, si innamorano e per lei scriverà Harley Davidson e Comic Strips (1967) e soprattutto la prima Je t’Aime…moi non plus e Initials B.B (1968), ritratto della diva.
Ma l’incontro che segnerà indelebilmente la sua vita, dopo la fine del rapporto con la Bardot, è quello con Jane Birkin, attrice inglese, giovanissima e affascinante, sul set del film Slogan di Pierre Grimblat. La prima impressione è negativa per tutti e due, ma quando si conoscono meglio, grazie anche al regista, diventano coppia artistica e nella vita, destinata a durare anche dopo la separazione e la morte.
Slogan è un film sul mondo della pubblicità, considerato un cult nel genere, in cui Gainsbourg fa la parte di un copywriter di successo, si innamora di una giovane ragazza che poi finirà per lasciarlo per un coetaneo, all’apice del successo professionale ma anche della disperazione personale. Il film sfonda grazie all’interpretazione dei due che in fondo recitano sé stessi. Per Jane, Serge andrà a riprendere, con un nuovo arrangiamento, Je t’Aime che diventa un successo senza precedenti, proprio grazie al divieto di diffusione che lo colpirà, per testi ritenuti “osceni” e che ora fanno sorridere. Ma si era nel 1969 e, malgrado le contestazioni e il Maggio Francese, la morale corrente era ancora quella. Al di là del contenuto “osé”, si tratta di un brano che ha fatto la storia, vendutissimo (sottobanco) e tradotto in varie lingue, con centinaia di versioni, da Madonna a Nick Cave, da Mick Harvey a Brian Molko, un inno al libero amore e all’anticonformismo in tempi ancora di pruderie.
Ma il lavoro più compiuto e determinante per la Birkin cantante, compagna d’arte e di vita (Je’t Aime, in fondo, era una ripresa) è Histoire de Melody Nelson (1971), 33 giri che ha la statura del capolavoro. Si tratta di un album concept incentrato sulla figura di Melody, una Lolita che affascina e seduce, ma avrà breve vita. Il disco è una celebrazione dell’amore che sopravvive alla morte (stranamente profetico) in cui Gainsbourg infonde tutta la sua capacità di compositore colto e popolare, unendo musica classica e accenti psichedelici, suggestioni progressive e rock, sinfonia e ritmo. Per promuovere il disco vengono realizzati sette video clip di alta qualità cinematografica che fanno di Gainsbourg anche un pioniere di questa nuova forma di espressione.
Nello stesso anno esce anche La Decadanse, altro piccolo scandalo perché i due vi ballano stretti stretti e lui la abbraccia da dietro, alludendo secondo alcuni ad un rapporto sodomitico. Due anni dopo Gainsbourg, accanito fumatore di Gitanes e forte bevitore, ha un infarto. Durante il ricovero scrive Je suis venu te dire que je m’en vais, (sono venuto a dirti che me ne vado) scherzando sulla morte scampata e ignorando che quella sarà la canzone cantata al suo funerale.
La vita, però, gli concede ancora tempo. Nel 1975 fa uscire Rock Around the Bunker, un concept ironico e dissacrante sul nazismo e i lager a ritmo di r&r anni Cinquanta, che non viene molto apprezzato ma incontra le simpatie di Albert Speer, architetto del terzo Reich in carcere a Spandau. Per Jane Birkin scrive ancora Lolita Go Home che diventa il titolo di punta dell’album dell’attrice. Poi lui stesso, nel 1976, dirige un film che si chiama, nemmeno a dirlo, Je t’Aime moi Non Plus e vede la Birkin e Joe Dallesandro, camionista gay, impegnati in una torbida storia d’amore. Il rapporto con Jane mostra le prime crepe, per le frequenti scenate di gelosia di lui e la sua predilezione per l’alcool, ma resiste.
Nello stesso anno ecco un altro caposaldo della sua discografia. E’ L’Homme avec le tete de chou (L’uomo dalla testa di cavolo), ancora un concept ispirato da una scultura di Claude Lalanne. Dodici tracce tra cui la splendida Marilou sous la neige raccontano la storia di un giornalista innamorato della bella e infedele Marilou che poi ucciderà, sconvolto dalla gelosia.
E’il 1977 quando, assecondando la mania imperante della disco music, Gainsbourg scrive My Lady Heroine, giocando sul doppio senso tra l’eroina femminile e lo stupefacente, brano che nella versione sinfonica rivela tutta la sua bellezza. Grande successo ottiene Sea, Sex and Sun registrato a Londra con un coro.
Aux Arms et Caetera è una sorpresa per tutti. Affascinato dal reggae, Gainsbourg se ne va a registrarlo a Kingston nel 1979 con musicisti di Bob Marley come Robbie Shakespeare e Sly Dunbar e le I-Threes. Il disco contiene riedizioni reggae di successi come La Javanaise e soprattutto de La Marsillaise (il titolo è un suo verso) che suscita manifestazioni di protesta dei nazionalisti per il “sacrilegio”. Incurante di tutto ciò, si vede rilanciato a livello internazionale, pubblica il suo primo ed unico romanzo Eugene Solokov (Gasogamma) si fa chiamare Gainsbarre ed entra in aperta crisi con la Birkin per le sue frequenti scenate di gelosia mista ad alcolismo. Lei si innamora del regista Jacques Doillon, lui duetta con un’altra attrice, Catherine Deneuve nella deliziosa Dieu est un fumeur de havanes e conosce la giovanissima modella Bambou (Pauline Von Paulus). E’la fine del loro rapporto tormentato e la Birkin se ne va nel 1980, portando con sé le due figlie.
Nel 1981, dopo aver composto un intero album per la Deneuve cantante, Souviens-tu de ma oublier (Ricordati di dimenticarmi) in cui spicca Overseas Telegram su un testo scritto per la Birkin, fa uscire un altro lavoro in stile reggae, Mauvais nouvelles des etoiles (Cattive notizie dalle stelle). Anche qui inserisce Overseas Telegram, cantata da lui e la sarcastica Ecce Homo. La separazione non gli impedisce di lavorare ancora con Jane e per lei scrive lo splendido album Baby Alone in Babylone, con la title-track che cita la Sinfonia n.3 di Brahms e riferimenti a Marylin Monroe, Baby Lou dedicata alla terza figlia di Jane avuta da Doillon e ancora Overseas Telegram, stavolta cantata dalla Birkin. Contemporaneamente, compone per un’altra attrice, Isabelle Adjani, il magnifico Pull Marine, registrato tra Londra e Parigi con una voce particolarissima. E’singolare come Gainsbourg abbia affidato le voci di tanti suoi brani ad attrici piuttosto che a cantanti. Il cerchio si chiude con la figlia Charlotte, nata nel 1971 dall’unione con la Birkin: insieme registrano Lemon Incest che susciterà un altro scandalo suggerito dal titolo.
Alcool, fumo e soprattutto l’incomprensione da parte di un mondo che sta cambiando, mascherata dietro un’apparenza sfrontata e trasgressiva, non giocano a favore della salute di Gainsbourg. L’attacco cardiaco del 1973 non gli aveva impedito di continuare a fumare.
Dopo aver prodotto il suo ultimo lavoro nel 1987, You’re Under Arrest, all’insegna del soul funk,quasi cieco e al limite dell’alienazione, inizia una serie di ricoveri in ospedale. Il suo ultimogenito Lucien, detto Lulu, cresce con Bambou. La notte del 2 marzo 1991, mentre si trova nella sua casa di Rue de Verneuil viene colpito dall’ultimo, fatale infarto. Lo seppelliscono in lacrime le sue donne Jane e Bambou, nel cimitero di Montparnasse.
E’singolare che Gainsbourg se ne vada all’inizio degli anni Novanta, in un panorama musicale dove rappresentava, pur nella sua assoluta contemporaneità, quasi un anacronismo. Un mondo dove non c’era più spazio per i ribelli come lui. Eppure, la sua incidenza sulla musica dell’ultimo Novecento è stata enorme e continua nel terzo millennio. E’un maestro riconosciuto da artisti come Nick Cave, PJ Harvey, Brian Molko dei Placebo, prima ancora Willy DeVille. Viene spesso citato, al pari di un talento diametralmente opposto come Nick Drake, da tutti coloro che fanno musica indipendente e fuori dalle regole del mercato.
Mauvais e dannato, affascinante anche se non bello (lo dimostra con quante splendide donne abbia avuto storie d’amore appassionate), ma soprattutto musicista e compositore. Gainsbourg va ricordato per aver scavalcato e fuso i generi musicali, con una ricerca sonora costante ed onnivora, incurante di mode che spesso ha contribuito a creare. Una personalità essenziale nella musica non solo francese ma internazionale, in cui ha lasciato tracce importanti.
ascolti
- Gainsbourg percussions (1965)
- Histoire de Melody Nelson (1971)
- Aux Arms et Cetera (1979)
- Mauvais Nouvelles des Etoiles (1981)
- You’re Under Arrest (1987)
parole
- Jennifer Radulovic – Gainsbourg: scandale (2019)
visioni
- Slogan, film di Pierre Grimblat (1969)
- Je t’aime…moi non plus, film di Serge Gainsbourg (1976)
- Charlotte forever, film di Serge Gainsbourg (1986)