Southside Johnny, Gary Clark jr. e Savana Funk al Comfort di Ferrara, ricco menu ed emozioni

Metti insieme, su un palco, Soutshide Johnny, Gary Clark jr. e Savana Funk, musica che scorre libera e felice. Aggiungici Rival Sons, lo scatenato rockabilly dei Lovesick, Hardwicke Circus e le nuove star del New Jersey (feudo springsteeniano), i Gaslight Anthem. Avrai una giornata di grande suono, in riva ad un canale, come fosse un ramo del Mississippi e non del Po. Siamo a Ferrara, alla Nuova Darsena dove la Barley Arts di Claudio Trotta ha allestito il terzo Comfort Festival: sette act alla metà del prezzo di un concerto, dalle tre del pomeriggio a mezzanotte. Un festival che richiama fasti di altri tempi (remember Sonoria?), con un’ancora maggiore attenzione al comfort (appunto) del pubblico: si sta freschi in un parco sotto gli alberi, ci sono sdraio e gradoni, prati per stendersi, tavoli con panche per sedersi a mangiare e bere qualcosa servendosi agli stand di street food perché la giornata è lunga. Atmosfera quasi da county fair, mancano solo tiro a segno e ruota panoramica.

Long time gone, per dirla con il maestro David Crosby. E nove ore sono lunghe, ma scorrono piacevolmente, come le pigre acque accanto. Southside Johnny, in formissima a 75 anni con maglietta della nazionale tedesca, appena esce sul palco chiede: “Where are the alligators?”. E poi parte la banda più affiatata di Asbury e dintorni, i sette Jukes che lo accompagnano da una vita con qualche innesto giovane. Passion e Talk to Me scatenano subito l’entusiasmo generale, con la gente che canta in coro le parole conosciute a memoria, i fiati che pompano (John Isley sax baritono, Chris Anderson tromba, Neal Pawley trombone, terzetto spesso al fianco del Boss), è come ritrovare un vecchio amico dopo anni. Johnny canta di amori sbagliati e solitudine, della voglia di far tardi (I Don’t Wanna Go Home) nella convinzione che, nonostante tutto, le cose andranno bene (Fever in versione jazzata, impreziosita dall’hammond), citando grandi del passato come Four Tops (Walk Away Renée, in realtà dei Left Banke) e Aretha Franklin (Without the One You Love) in strepitoso, divertente duetto con il tastierista Jeff Kazee che sembra Truman Capote e sfodera una voce pazzesca) scatenando entusiasmo, emozioni, qualche furtiva lacrima anche. E’il soul del New Jersey, amico, non puoi farci niente. La musica del vero sentire e poco importa se gli anni se ne vanno. Ovazione finale e poi la band rientra con l’immortale Havin’ A Party, la grande anima di Sam Cooke che ci benedice tutti dall’alto dei cieli, una canzone dedicata alla radio e alle sensazioni che ti trasmette: Listen mr deejay/Keep those record playing/Cause I’m having such a good time/Dancing with my baby.

Comfort Festival Ferrara 2024
Lovesick

All’inizio erano stati i trascinanti Lovesick (Paolo Roberto Pianezza, chitarra e voce), Francesca Alinovi (contrabbasso e voce) e Alessandro Cosentino (batteria minimal e violino) a suscitare i primi entusiasmi con il loro rockabilly che si tinge di western swing, blues e acrobazie chitarristiche, baci veloci e languide carezze, esplosioni di ritmo con Francesca che spinge anche fisicamente il contrabbasso come fosse un cavallo in corsa. Ci stendono poi i Savana Funk che praticano un suono meticcio e coinvolgente, dove il ritmo domina assoluto, va via col vento del Sahara che soffia sul Mediterraneo, tra afrobeat e visioni del deserto, Africa ed Europa insieme, le svisate di Aldo Betto, chitarrista misurato e geniale, assoli brevi e centrati, sull’impalcatura del groove continuo e incessante offerto da Blake C.S. Franchetto (basso) e Youssef Aid Bouazza (batteria). Musica che incrocia paralleli sonori, blues e pennellate melodiche, echi di Santana (c’è la rima del resto) e Bombino, fa saltare e vibrare la gente a dovere.

Comfort Festival Ferrara 2024
Savana Funk

Chiaro che quando dopo arrivano gli Hardwicke Circus, il loro pub-rock suoni piuttosto lento e morbido, prevedibile. Una band che sarebbe bene rivedere in altre occasioni per poter valutarla meglio. I Rival Sons non mi entusiasmano troppo, è un hard rock di marca Led Zeppelin e Deep Purple tinto di punk californiano, con qualche blues lento apprezzabile per lo sforzo. Ma mandano in visibilio la folla.

Mi dà maggiori emozioni Gary Clark jr, cantante e chitarrista di colore che parte rock blues e poi si tinge di soul funk, sorretto da tre ottime coriste, padrone assoluto dello strumento e di una voce particolare che sa piegare anche al falsetto. E’ modern soul-blues bellissimo, a tratti commovente, così come deve essere. Perché questa musica vibra a diverse latitudini sonore, con qualche venatura psichedelica, non è riconducibile ad una matrice precisa, a volte dalle parti di Stevie Ray Vaughan, a volte da quelle di Stevie Wonder.

Dopo tre canzoni, lascio i Gaslight Anthem al loro folto pubblico. Una fama giustamente meritata quella di Brian Fallon e soci, sono loro oggi le nuove stelle di un Jersey Sound rivisto e corretto alle tendenze contemporanee, ma non mi acchiappano più di tanto. E’ bello comunque che le nuove generazioni possano avere riferimenti sonori di questo tipo, una musica vecchio-giovane che scalda il cuore e il piede, preme sull’acceleratore del rock. Però quando ne ascolti da più di mezzo secolo, hai voglia di altro. Abbandono la ricca tavolata allestita da Claudio Trotta ampiamente soddisfatto di quello che ho visto e sentito.

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