Ed Mann, l’anima percussionistica di Frank Zappa: musicista immenso e attento al sociale

Se n’è andato a settant’anni, il 31 maggio 2024, anche Ed Mann, percussionista, tastierista, compositore e sound designer, noto per essere stato una delle colonne dal 1977 al 1988 della band di Frank Zappa, suonando in trenta album di cui alcuni fondamentali nella storia del genio nasone di Cucamonga. Zappa ha sempre dato grande importanza al suono delle percussioni nella sua musica, fin dall’inizio e Mann è stato degno erede nella band della mitica Ruth Underwood che ha marchiato a fuoco il primo periodo zappiano delle Mothers.

Frank sapeva circondarsi di musicisti geniali, oltre che preparatissimi e Mann ha dato un contributo fondamentale a pietre miliari come Sheik Yerbouti, Joe’s Garage, You Are What You Is che hanno portato Zappa nei controversi anni Ottanta ad impartire lezioni di pop e avanguardia, fusion e musica contemporanea intelligente. Dopo la lunga collaborazione con Zappa ha lavorato con musicisti di diversa estrazione come Rickie Lee Jones e Hans Zimmer, Andy Summers e Kenny Loggins, Los Lobos e Tammy Wynette. Ultimamente suonava percussioni con gli Z3, un trio organo-batteria-chitarra che adatta la musica di Zappa alla tradizione jazz-funk basata sull’hammond.

Ed Mann, nato a Great Barrington (Massachusetts) il 14 gennaio 1954, a tre anni già percuoteva pentole e arnesi di cucina per fare musica, così i genitori a undici decisero di regalargli il suo primo drum kit. Lui si è sempre definito “un dilettante tra piano e batteria sin da quando ero piccolo”, ma suonava in ogni tipo di formazione, dal rock alle marching band, dalle orchestre ai combo jazz-sperimentali. A diciotto anni, nel 1972, entra all’Hartt College dove sotto la guida di Al Lepak comincia a studiare musica sinfonica, jazz e contemporanea.

Ma un anno dopo si trasferisce in California, per studiare al Cal Arts con John Bergamo e qui si immerge nella musica contemporanea sperimentale, ma anche in quella indonesiana, africana e indiana insieme ad altri studenti appassionati. E’uno dei fondatori della Repercussion Unit, ensemble multi-culturale di percussionisti A vent’anni sviluppa un forte interesse per vibrafono, marimba e l’improvvisazione jazz, studia con maestri delle bacchette come Dave Samuels, Victor Feldman ed Emil Richards.

Diventa così un multipercussionista che abbina la conoscenza di ritmiche intricate tipiche della musica camera moderna al jazz, al rock e alla tradizione indiana. Nel 1977 comincia la sua collaborazione con Frank Zappa come percussionista, tastierista (soprattutto synth) sound engineer e cantante. Successivamente ha collaborato con John Cale, Bill Bruford, Grandmothers, Don Preston e Bruce Fowler e ha lavorato a colonne sonore di film.

L’incontro con Zappa avviene proprio grazie alla Underwood che lo avverte che Zappa sta cercando un secondo tastierista. Mann telefona a FZ a mezzanotte (“unico momento in cui lui risponde alle chiamate”) e gli raccomanda Tommy Mars. Allora Frank gli chiede se vuole raggiungerlo a casa sua per suonare un po’e quando arriva Ed trova che sta jammando con Terry Bozzio, Pat O’Hearn e Adrian Belew. Entro le due di notte Mann è già nella band, dove viene reclutato anche Mars. Più tardi commenterà: “ci vollero solo pochi giorni per mettere a punto tutta la faccenda”

La sua importanza nell’economia del suono zappiano è stata fondamentale, come si può rilevare in dischi come Zappa in New York dove ha sovrainciso le parti di percussioni nel risultato finale e nei successivi Sheik Yerbouti e nei tre atti di Joe’s Garage. Soprattutto in questa monumentale opera rock si sente la sua mano che asseconda il mutamento delle sonorità di Zappa verso gli anni Ottanta e segna quasi una linea di passaggio e di confine con il decennio precedente. Molti live usciti postumi alla morte di Frank documentano la vivacità della presenza di Mann nell’economia sonora di una band eccezionale. Personalmente, ricordo il concerto del 1982 a Redecesio di Segrate (MI) come una delle esperienze più esaltanti della mia vita di ascoltatore poi diventato giornalista.

Ed Mann nel 2003 ha registrato un interessante album solo di tipo fusion dal titolo Get Up, uscito nel 2013 e fino al 2014 ha fatto parte di The Man From Utopia con molti fedeli zappiani come Robert Martin, Chad Wackerman, Tom Fowler e Ray White nel diffondere il verbo. E’ stato in tour con gruppi come Project Object e ha suonato con Agent Moosehead. Nel 2013 ha affiancato gli Z3 a suonato nel 2017 anche su The White Album della gararge rock band di David Arvedon, con la band bluegrasstafarian Desert Rain ed ha accompagnato in tour nel 2016 il percussionista Mike Dillon.

L’interesse di Ed Mann per oggetti metallici risonanti che gli deriva dall’infanzia è evidente nella sua predilezione per il gong, con il quale fu capace di creare veri e propri campi sonori di risonanza. Nel 1989 cominciò a diffondere questi suoni tra le scuole yoga e i praticanti di metodi alternativi di salute e nel 1990 diede il via ad una collaborazione con la Paiste durata per 14 anni come compositore, specialista del prodotto e nei rapporti con la comunità olistica della Paiste America. Nel 2005 si associò con la UFIP, produttrice italiana di gong, campane e piatti, facendosi apprezzare un scuole di yoga, comunità e scuole di musica in tutto il mondo.

Come sound designer elettronico ha creato librerie di contenuti digitali per diverse società contribuendo al perfezionamento di vari emulatori e tastiere. Ha scritto colonne sonore per film indipendenti e il remake di The Wrong Man (1993) con Rosanna Arquette. Tra il 2010 e il 2011 ha portato in Canada, ad Edmonton (Alberta) seminari e workshop sulla musica tra le periferie e le popolazioni nativo-americane, gli immigrati e gli homeless. Musicista dotatissimo (spesso vincitore di premi nei Reader’s Poll dedicati alla batteria) è stato anche un uomo attento ai cambiamenti sociali in una società americana sempre più impoverita e ai bisogni dei meno abbienti. Chad Wackerman, amico e compagno di band che ha dato la notizia della morte lo ha salutato così : “Riposa in pace amico. Magistrale e brillante percussionista poteva leggere qualsiasi cosa Frank Zappa gli rifilasse e non l’ho mai sentito fare un errore una sola volta. Ed era una forza creativa e un grande insegnante e ci mancherà tantissimo”‘.

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