Il nu jazz eclettico di Alfa Mist a Bologna: fusione di stili, intensità, gioia di suonare

Rapper diventato tastierista dopo aver cercato campionamenti nel jazz, Alfa Mist, in concerto il 29 maggio al Locomotiv di Bologna per Express Festival porta sul palco una storia interessante. E’un trentenne di Londra che ha fatto incontrare i propri mondi musicali, rovistando nel passato per creare una musica assolutamente contemporanea, incrociando l’hip hop e la tradizione black, il jazz e il soul funk, assurgendo rapidamente a protagonista della scena nu jazz, come Kamasi Washington e Shabaka Hutchings.

Nel concerto, però, non c’è traccia di rap. O almeno, nelle forma di canzone dai testi scanditi. Solo brani strumentali che poi si sciolgono in lunghe improvvisazioni, dominati da un groove cadenzato con il leader che sprigiona le sue tastiere, usando soprattutto il Fender Rhodes e lascia assoluta libertà di azione agli altri. Un trombettista che si alterna al flicorno con effetti eco e loop misurati, un chitarrista espressivo che ha sicuramente studiato John Abercrombie e John McLaughlin, una bassista efficace e presente, un drummer istintivo e preciso, ma anche inventivo.

Il bello di tutto ciò è che Alfa Sekitoleko comunica grande musica ad un pubblico di giovani che forse neppure sa chi sia Freddie Hubbard (omaggiato in un brano riarrangiato), o ignora che questi incroci li faceva Miles Davis tracciando una strada seguita da molti quasi sessant’anni fa. Non c’è nulla di particolarmente nuovo sotto la mirror ball del Locomotiv, ma è fatto bene, con la curiosità, l’intelligenza e la passione che devono guidare ogni bravo musicista.

E giovani sono anche i cinque sul palco, probabilmente nutriti di esperienze diverse che qui si fondono in un suono già diventato marchio di fabbrica, innervato del groove soul che fornisce il giusto battito ai duetti tra tastiere e trombe, tastiere e chitarra, tastiere e basso, tastiere e batteria. Perché, ad uno ad uno, gli strumenti si elevano ad un ruolo di protagonista, demarcando il territorio con soli personali e non insistiti che rispondono comunque al concetto dominante di collettivo.

Il concerto si snoda piacevole fra teste che ondeggiano al ritmo, a tratti scintillante, a tratti ipnotico dettato da questo pianista inventatosi tale che scivola con noncuranza tra i generi, dirigendo il gruppo con cenni del capo, profondamente immerso nella sua musica. Alfa Mist comunica intensità, gioia di suonare e forte espressività sonora, caratteristiche che ne fanno un musicista da seguire e approfondire, nei sei album pubblicati dal 2015 ad oggi, l’ultimo è Variables (2023).

Unica osservazione: concerti come questo non dovrebbero durare più di un’ora, perché poi i brani finiscono per assomigliarsi nel rincorrersi dei vari strumenti su trame lineari, nel loro alternarsi. Alfa Mist ne aggiunge mezza, compreso un breve bis richiesto a gran voce dal pubblico acclamante dell’Express Festival.

Ma di buone vibrazioni ne ha regalate parecchie. Va bene così.

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