Bill Evans a Paradiso Jazz con Medeski e Pastorius figlio: groove senza confini

Bill Evans e suoi Vansband All Stars hanno deliziato il folto pubblico di Paradiso Jazz 2024 a San Lazzaro (Bologna) con la loro musica composita e trascinante, a tratti quasi funky. La sala omonima dell’Arci, gremita grazie anche ad un biglietto dal costo abbordabile, possiede un’ottima acustica che consente di apprezzare al meglio le delizie sonore. Evans divide equamente i ruoli solistici con i suoi compagni di avventure musicali, tra cui spicca John Medeski, tastierista più che creativo. La sezione ritmica con Felix Pastorius (figlio di tanto padre) naturalmente al basso e Keith Carlock alla batteria fila subito come un treno sulle escursioni dei due. Evans alterna la voce lirica e acuta del sax soprano a quella possente ed energetica del baritono, Medeski scivola con nonchalance dal piano elettrico all’hammond.

La musica si snoda subito agile, fantasiosa, divertente. Evans e Medeski sgommano sui rispettivi strumenti, sciorinano costruzioni onnivore che evocano il lounge e l’acid jazz (soprattutto quando John pigia sull’hammond), virano sull’afro beat e il free in una miscela sonora davvero elettrizzante. Inizialmente Pastorius fornisce con Carlock un tappeto incessante alle evoluzioni dei due, poi avviene quello che tutti ci attendiamo e cioè Felix cambia marcia, si inerpica in uno dei pezzi più suggestivi del padre Jaco, Continuum, dall’ormai leggendario primo album solista del 1976, dimostrando che in famiglia la perizia sonora è un fatto genetico e si prende una salva di applausi, transitando dal ruolo di gregario a quello di ciclista in fuga.

Evans conduce la danza, fa cantare i suoi due sax, presenta subito la band, ma spesso si ritrae in disparte per lasciare spazio agli altri tre, quando Medeski guida il gruppo nelle sue infinite trame dal groove irresistibile, con sprazzi di elettronica dosati al punto giusto. Bill si esprime in uno stentato e coraggioso italiano, ringrazia i musicisti che suonano con lui e il pubblico. Presenta l’ultimo album Who I Am che viene eseguito quasi per intero, uscirà a settembre ma alcune copie sono disponibili in sala per chi non resiste. Per lui, comunque, parla la musica, che sembra sgorgare spontanea dai suoi sax, superando confini geografici e di genere in un “continuum” (appunto) che chiamare solo jazz appare riduttivo, ricco com’è di contaminazioni. Un linguaggio universale che ricorda quello dei Weather Report (formazione e strumentazione analoga) e ovviamente del sempiterno Miles Davis e che può comunicare vibrazioni positive anche a chi ama il rock ma ha voglia di estendere i propri orizzonti. Il concerto tocca latitudini sonore diverse, come in Hearts of Avana dal sapore caraibico, quasi reggae, in cui vengono omaggiati i grandi musicisti dell’ isola che hanno collaborato con Evans.

Non è difficile essere ammaliati da questa musica affascinante, costantemente innervata da un pulsare ritmico, inventiva e imprevedibile al punto giusto. Nel finale Keith che, per tutto il concerto, aveva accarezzato e percosso adeguatamente piatti e tamburi (ha suonato con gli Steely Dan e si sente, nella misura) si esprime in un lungo solo di batteria di potenza e creatività, guadagnandosi un’ovazione che diventa poi standing a favore di tutto il gruppo nel finale.

Il concerto di Evans & co. ha chiuso la stagione 2023-24 di Paradiso Jazz, la sedicesima come ha ricordato il direttore artistico Marco Coppi all’inizio, che porta sul palco nomi anche importanti (quest’anno Bobby Watson e Christian McBride, tra gli altri) con biglietto a prezzo ragionevole e possibilità di cenare come al Blue Note, offrendo un notevole contributo alla diffusione della musica e della cultura ad essa legata.

Altri concerti in arrivo in autunno, prima della prossima edizione

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