Musica Nuda, a Piangipane (Ravenna), per Crossroads 2024, più che un concerto, è teatro vocale, in linea con il Teatro Socjale che l’ha ospitata. Il canto di Petra Magoni e il contrabbasso di Ferruccio Spinetti si intrecciano da oltre vent’anni in questa formula indovinata, le corde gravi che si attorcigliano alle corde vocali più duttili del panorama italiano, vetro e velluto insieme, producendo meraviglie sonore. Ma è anche interazione col pubblico, dialogo sulle corde dell’ironia, una vita a due (artistica, sottolinea sorridendo lei) portata sul palco dove il connubio funziona a puntino.
Petra è voce e gesto, Ferruccio le tesse intorno melodie e contrappunti, swing e strappi accelerati. Petra si muove, instancabile, accompagnando il ritmo delle canzoni, malgrado i postumi di una frattura che la costringono ad arrivare sul palco con un bastone che ha la testa di Beethoven. Così il concerto è un viaggio tra i generi musicali, senza preclusioni di sorta, come è sempre stato fin dall’inizio. Canzoni vestite di nuovi arrangiamenti, musica “spogliata” e ridotta all’essenziale che rivela e sottolinea la bellezza degli accordi e dei testi.
Si parte con una Day Tripper degli eterni Beatles, sincopata e quasi blues che scivola in una Roxanne dei Police stile Moulin Rouge. E poi un pezzo di Susanna Parigi, Corri corri, che ricorda il primo De André, scritto per il duo come la successiva Un semaforo blu, firmata da Francesco Cusumano. Magoni & Spinetti nel loro album dell’anniversario 20 hanno ricorso spesso ad autori poco conosciuti, un modo di valorizzare talenti che restano spesso nell’ombra. Ferruccio Spinetti ha composto invece la musica di Lei colorerà su parole di Alessio Bonomo mentre la voce di Petra vola tra calabroni e vampiri (qui c’è lo zampino di Max Casacci dei subsonica) in filastrocche nonsense che ne esaltano i saliscendi.
Un vertice viene raggiunto con l’echo-spiritual (Petra ricorre con misura ad effetti e loop) I Want To Be Ready, tra discese ardite e risalite, sulle tracce di grandi madri nere, musica per l’anima che si fonde poi in Nature Boy, splendido pezzo dalle mille versioni (ce n’è una di David Bowie con i Massive Attack) sulla bellezza di essere amati. Poi Petra si allontana e lascia spazio in solitaria a Ferruccio che si produce in un’improvvisazione sul tema di Norwegian Wood (ancora Beatles) e torna sussurrando Vuelvo al Sur, tango di Astor Piazzolla e Fernando Solanas imbevuto di nostalgia, con traduzione italica di un testo bellissimo.
Compare una acustica nelle mani di Ferruccio per due brani di Fabrizio De André, Canzone dell’amore perduto cantata in coro insieme al pubblico che non si fa pregare e Girotondo con quel verso molto attuale (“La guerra è una gran giostra”) a cui aggiungono un reciso “Ma noi no!” Un altro grande cantautore (e più dimenticato), Sergio Endrigo, arriva con la dolcissima Io che amo solo te. E con Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini siamo alla lirica, che vince sempre, come il principe scioglitore di enigmi. Una robusta Paint it Black, con le parole italiane che furon di Caterina Caselli, chiude il set tra fragorosi applausi.
Perché no? E’ la risposta alla richiesta di bis, con Petra che canta di un incontro tra “surgelati rincarati” firmato da Battisti e Mogol che parte rarefatto e poi esplode. Finale quasi dance con Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor e si chiude definitivamente con Don’t Worry Be Happy, ritmo saltellante e voglia di ascoltarne ancora. Ma Petra è sfinita e si congeda, ringraziando il pubblico per la partecipazione e il calore, fermandosi poi volentieri a parlare e fare selfie. Musica Nuda, ancora una volta, è musica viva.