Giocolieri del suono prodotto con qualunque oggetto gli capiti tra le mani, gli Stomp coinvolgono ed affascinano dal 1991 platee di tutto il mondo con il loro teatro fisico. Volano da un lato all’altro del palcoscenico, schizzano in aria come fossero privi di gravità, percuotono ogni genere di cosa, dai bidoni di latta alle gomme di camion, dai carrelli del supermarket ai lavabo. E divertono, divertono parecchio, grandi e piccini, con queste acrobazie che sembrano improvvisate e invece sono frutto di uno studio meticoloso, quando il balletto si trasforma in gag, sketch, interazione con il pubblico. Non è sfuggito alla regola lo show di Bologna, in un Europauditorium affollato (1300 posti) per tre date consecutive, dal 3 al 5 maggio, due sere e un pomeriggio.
Si inizia con gli spazzoloni che sono un po’ il marchio di fabbrica del gruppo britannico fondato da Luke Cresswell e Steve McNicholas. Uno, due, tre, quattro, cinque compaiono dai lati del palco, intrecciano setole e danze, vengono percossi e “suonano” nelle mani dei manovratori. Al ritmo contribuiscono le scarpe ferrate dei danzatori, come nel tip-tap e nella stone dance irlandese, piroettando sulla sabbia sparsa provvidenzialmente sul palco e il pubblico va già in visibilio. Da notare che poi la zona viene ripulita con opportuni movimenti coreografici.
Ma per fare musica e ritmo i magnifici otto Stomp (sei uomini e due donne) non hanno nemmeno bisogno di oggetti. Bastano i battiti sincopati delle mani, usate come strumento, le dita che schioccano e si produce la percussione infinita, dentro la quale si riconoscono tracce di melodie note, come My Favourite Things e What’s New Pussycat del grande Burt Bacharach.
Poi ci saranno i carrelli del supermercato usati come tante batterie, in un avvicendarsi di movimenti perfetti che sembrano casuali e non lo sono, il danzatore nero che si aggira stupefatto e fuori tempo suscitando le risate del pubblico e giocando la parte dello sprovveduto, ma al momento giusto è in linea con il resto del gruppo, come quando si presenta nel finale per radunare al volo e di colpo tutti i carrelli interrompendo improvvisamente il flusso del suono.
La ridda di oggetti, spesso rifiuti solidi urbani che “rivive” in funzione sonora, comprende via lavabo pieni d’ acqua, con effetto “elettronico” straniante che richiama alla memoria i Kraftwerk, batterie di padelle e pentole, pneumatici da camion, accendini (suggestivo lo spettacolo delle accensioni sincronizzate al buio) cartacce e carte di giornale nella scenetta della lettura prima solitaria e poi sempre affollata, continuamente disturbata in un crescendo esilarante, scatole e scatolette trovate dentro un sacco dei rifiuti. Gli Stomp raccontano il nostro mondo ricorrendo agli oggetti del quotidiano, valorizzando pure quelli che gettiamo via.
Poi c’è la salita sulla parete di oggetti metallici (bidoni, cartelli stradali, tubazioni varie) che finora ha fatto da scenografia e che gli Stomp percuotono acrobaticamente, dondolandosi appesi alle imbragature come scalatori del suono, operai specializzati in ritmica industriale. Durante lo spettacolo non mancano inviti al pubblico a ripetere con il battito delle mani le loro acrobazie (quasi impossibile se spingono sull’acceleratore) e la gente partecipa, non si fa pregare. Peccato che gli applausi, durante lo show, abbiano interrotto spesso la “narrazione” che è priva di parole, ma è fatta anche di rallentamenti e silenzi, prima che il fragore riprenda. Alla fine di ogni scena c’è un momento di buio fatto apposta per quello, ma il pubblico non sembra averlo capito anche se farsi trascinare l’entusiasmo è comprensibile
Quasi due ore di salti, lanci coordinati di oggetti prontamente ripresi, batuka, saliscendi sonori e voli da balletto classico si meritano la standing ovation finale, a luci accese, con gli otto che ringraziano, ovviamente senza concedere alcun bis mentre la musica diffusa dagli altoparlanti riparte. Ancora una volta, i colpi degli Stomp hanno colpito nel segno.