Sergio Caputo, un non qualunque sabato italiano lungo quarant’anni

Un abile manipolatore di poesia beat, ecco condensato il tratto per comprendere lo stile di Sergio Caputo. Da sempre a rincorrere ritmiche e fantasie musicali appena fuori dagli schemi, il cantautore romano, indeciso fra lo studio in architettura, l’attività di pubblicitario e la musica, fortunatamente ha optato per quest’ultima.

Assaporata l’affascinante musa con il popolo della beat generation, nel 1978 inizia a fare più sul serio accostandosi al produttore discografico  Ernesto Bassignano. In quel periodo lascia il segno l’esperienza nel mitico Folk Studio, grazie anche all’amicizia inossidabile nata con Riccardo Rinetti, scopritore di talenti e citato da Sergio in Io e Rino. Questo però è solo l’inizio.

Aprile 1983, ecco la data che ha dato i natali a Un sabato italiano, caleidoscopico album sempreverde e multigenerazionale, inventato da un professionista del ritmo mai compreso completamente dalla critica e il grande pubblico. Sergio Caputopubblicitario fortunatamente mancato, giunge a questo prodotto fuori dagli schemi dopo esperienze discografiche fine anni ’70, Libertà dove sei / Giorni di festa, poco produttive e sostanzialmente inascoltate.

Ci penserà la Citrosodina a creare subbuglio nella produzione di Sergio. L’incipit di Bimba se sapessi, nel menzionare il celebre prodotto, ha infatti turbato i sonni dei responsabili del brand, spaventati nel vederlo associato a un brano divenuto quasi viscerale nelle radio. Modificate due parole, Citrosodina Granulare si trasforma magicamente in Idrofobina Vegetale, passata la paura, tutto ora procede in discesa. Sono infatti Italiani Mambo, 1984, l’astronave che arriva, 1985, a consacrare il successo in virtù altresì delle collaborazioni d’eccellenza quali Tony Scott e Roberto Gatto

Portate a termine esperienze necessarie e non procrastinabili, live, collaborazioni con Adriano Celentano, Nanni Ricordi, Festival di Sanremo 1987 con Il Garibaldi Innamorato poco guerriero e molto romantico, passando per lavori di qualità quali Storie di Whisky Andati, Lontano che vai, Sogno Erotico Sbagliato, I love Jazz, ecco che il richiamo degli States si fa prepotente. Maggiori opportunità, aperture mentali impensabili in Italia, richiami West-Coast e Jazz a lui tanto congeniali.

Le esibizioni con un quintetto e la produzione di lavori molto apprezzati, fra i quali That Kind of Thing, che lo vede cimentarsi come chitarrista Jazz, confortano le sue scelte spingendolo a continuare. Dodici anni importanti quelli in California, indispensabili per mettersi nuovamente in gioco, per sperimentare. Ma, del resto, rappresenta pienamente lo spirito Indie della prima ora quale è sempre stato.

Quarant’anni e non sentirli, è proprio il caso di dirlo. Un tour in lungo e largo per lo stivale ripresentando l’album storico con l’aggiunta di due inediti uno dei quali, l’iconico Sono Uno Spirito Libero, irriverente e quanto mai reale. Il completo remake voluto dal cantautore per Un Sabato Italiano, va a incunearsi nella esigenza di scorporarlo dei tanti fronzoli così cari e di moda negli anni ’80, riproponendolo con fiati veri e in chiave più jazz.

Due i brani inediti presenti nel nuovo album, C’est moi l’amour” e I Love The Sky In September. La band di supporto, una vera band, è di tutto rispetto: Fabiola Torresi (basso e voce), Alessandro Marzi (batteria e voce), Paolo Vianello (piano), Alberto Vianello (sax), Luca Iaboni (tromba) e Lorenzo De Luca (sax alto)

Ecco la tracklist del nuovo lavoro:

  • Un sabato italiano
  • E le bionde sono tinte
  • Io e Rino
  • Mettimi giù
  • Night
  • Bimba se sapessi
  • Weekend
  • Cimici a bromuro
  • Spicchio di luna
  • Caffè
  • C’est moi l’amour, oh oiu!
  • I love the Sky in September
  • Like
  • Cristina

Sono stato uno dei primi indie, negli anni Ottanta. Ma indipendente davvero, non come quelli di oggi che hanno le major alle spalle. Certo, ne guadagni in libertà, in  creatività però paghi in visibilità, in passaggi televisivi. Ma da buon pubblicitario so che se vuoi arrivare alla gente devi anche cogliere i segnali che ti lancia. Essere un bravo pubblicitario mi ha insegnato a essere anche un bravo musicista».

Questo è Sergio Caputo, ma lo avevamo già capito.

Giancarlo PortiGliAtti

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