Chitarrista, compositore, produttore e scrittore, Lenny Kaye è una figura poliedrica di grande importanza quanto di non altissima notorietà nel mondo del rock. Ha fatto parte dall’inizio del Patti Smith Group, ha realizzato la celebratissima antologia del garage-rock Nuggets (pepite), ha scritto insieme a David Dalton una piccola Bibbia del genere come Rock 100. C’è il suo zampino di produttore nei primi due dischi di Suzanne Vega e nell’esordio solista di Kristine Hersh. Ha lavorato in studio con i REM e Jim Carroll, i Soul Asylum e i Fleshtones, il poeta Allen Ginsberg tracciando, spesso in ombra, gran parte della storia musicale americana dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri.
Nato Lenny Kusikoff a New York il 27 dicembre 1946 nell’Upper Manhattan di Washington Heights, da famiglia ebrea, diventa Kaye dopo un anno, quando il padre decide di cambiare cognome. Cresce nel Queens e a Brooklyn, cominciando ad imparare presto a suonare la fisarmonica, per poi abbandonarla e mettersi a collezionare dischi. La famiglia nel 1960 si trasferisce a North Brunswick (New Jersey) dove lui frequenta la high school e il college laureandosi alla Rutger University con un dottorato in storia americana. Grande appassionato di fantascienza, comincia a pubblicare una sua fanzine, Obelisk, appena quindicenne. La sua raccolta di fanzine è oggi conservata alla Miami University in una sezione libraria che porta il suo nome.
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Malgrado la laurea in storia, i suoi interessi sono prettamente musicali. E nel New Jersey comincia a suonare nel circuito dei college con la sua prima band, The Vandals, intorno al 1964. Ma coltiva anche la passione per la scrittura, collaborando a riviste musicali. E’lo zio Larry Kusik, un songwriter che aveva scritto Speak Softly Love per la colonna sonora de Il Padrino (The Godfather) a spingerlo a cantare un brano appena composto con Ritchie Adams dei Fireflies, Crazy Like A Fox. Il brano che sul 45 aveva come b-side Shock Me, con lo pseudonimo di Link Cromwell, non entra in classifica ma ottiene una segnalazione dalla rivista Cashbox nel 1966. Questo lo incoraggia a continuare, con il suo gruppo di allora, The Zoo che suona per i college da New York alla Pennsylvania.
Si dedica comunque anche al giornalismo musicale, scrivendo recensioni per Jazz&Pop Magazine e riviste in crescita come Fusion, Crawdaddy e soprattutto Rolling Stone. Ha anche una colonna sul mensile Cavalier e diventa corrispondente da NY per il settimanale inglese Disc. Scrive anche da freelance per Melody Maker e Creem e dirige pubblicazioni come Rock Scene e Parader .
Ma la svolta arriva nel 1971 quando, lavorando nel negozio di dischi Village Oldies a Bleecker Street, incontra la poetessa-cantante Patti Smith. Il 10 febbraio la accompagna alla chitarra per un reading a St.Marks Church prima del poeta Gerard Malanga. I due si trovano bene e nel novembre del 1973 uniscono i loro sforzi nel creare una delle maggiori bands degli anni Settanta. Nasce il Patti Smith Group, Kaye produce il singolo di debutto Hey Joe/Piss Factory e suonerà nella band per quasi un decennio, contribuendo fattivamente agli album Horses (1975), Radio Ethiopia (1976), Easter (1978) e Wave (1979)
Quando la Smith annuncia il ritiro dalle scene, Kaye si unisce alla Jim Carroll Band con cui incide Catholic Boy (1980) e porta avanti anche la sua Lenny Kaye Connection che pubblica un singolo nel 1980 e un solo album, I’ve Got Right nel 1984. Due anni prima, nel 1977, aveva scritto con David Dalton Rock 100 (in Italia Rock 86), esaustivo compendio del rock dagli anni cinquanta ai settanta.
Co-produce i primi due album di Suzanne Vega, compreso il fortunato singolo del 1987, Luka, nominato al Grammy. Lui stesso viene nominato al premio tre volte, per le note di copertina su box set di folk revival (Bleecker and Mac Dougal), blues bianco (Crossroads) e progressive rock (Electrock).
Nel 1995 si riunisce al riformato Patti Smith Group e contribuisce a sei album di studio, una retrospettiva e alla celebrazione del trentennale di Horses nel 2005.
Sempre dedito alla scrittura e alla ricerca di argomenti particolari, nel 2004 pubblica You Call It Madness: the Sensuous Song of The Croon, notevole studio sui cantanti romantici (crooners) degli anni Trenta, purtroppo non tradotto in Italia.
Incide nel 2010 con la Connection una versione di I Wanna Know, brano r&b degli anni Cinquanta per Daddy Rockin’ Strong, tributo a Nolan Strongand the Diablos, misconosciuta band dell’epoca . Appare anche con una canzone scritta da lui sull’album Brooklyn Sound Solution (2011) dei Fleshtones e suona con i REM nell’album Collapse into Now (2011) nei brani Alligator Aviator Autopilot Antimatter e Blue dove compare anche Patti Smith, che contribuisce pure a a Discover. A metà febbraio del 2018 sostituisce Richard Manitoba nel turno di notte del Little Steven Underground Garage. Le ultime notizie lo danno tuttora in attività.
Tra i maggiori meriti di Kaye, l’antologia Nuggets: Original Artifacts from the First Psychedelic Era 1965-1968, realizzata nel 1972 quando lavorava nel negozio di dischi Village Oldies , l’opera di un appassionato universalmente riconosciuta per aver definito un genere come il garage-rock e nelle cui note compare per la prima volta la parola punk-rock. Il doppio album è stato rieditato dalla meritevole Rhino nel 1980 e poi nel 1998 in un box di quattro cd In quei solchi si trovano bands di culto come Electric Prunes e Seeds, Blues Project e 13th Floor Elevators, WailerseSonics accanto a gruppi rimasti sconosciuti ma che hanno tracciato comunque una strada e ai quali rende merito il lavoro di un collezionista con il senso della storia.
Solo per questo Lenny sarebbe importante nel mondo del rock, ma come avete letto, c’è molto altro ancora.
ascolti
- Nuggets 1965-1968 (1972)
- Patti Smith Group – Horses (1975)
- Patti Smith Group – Easter (1978)
- Jim Carroll – Catholic Boy
- Lenny Kaye Connection – I’ve Got a Right (1984)
- REM – Collapse Into Now (2011)
parole
- Lenny Kaye, David Dalton – Rock 86
- You Call it Madness (2004)
- visioni
- The Blank Generation, film di Ivan Kral (1976)