Devo, profeti della Devoluzione, padri della new wave. Alla fine, avevano ragione loro.

Non ci saranno più i Devo. Il gruppo che ha anticipato gli anni Ottanta, rimasto in attività fino a qualche anno fa, ha deciso di sciogliersi definitivamente.

Rimarranno nella storia del rock come un caso isolato, profeti della de-voluzione, un concetto del tutto particolare che prefigurava, più di quarant’anni fa, un mondo destinato ad andare sempre peggio, anziché evolversi. De-voluzione come contrario di evoluzione. Regresso invece di progresso. Visti i tempi, come dare loro torto?

La musica dei Devo, elettronica, intelligente, schizoide, dominata dai sintetizzatori nasce nella patria del sintetico, Akron nell’Ohio, sede di industrie plastiche e città natale anche di Chrissie Hynde che da lì se ne andò per fondare i Pretenders oltreoceano. Un luogo perfetto per sviluppare un’estetica fatta di tute di plastica, occhialoni protettivi e strumenti futuribili che sono stati il marchio di fabbrica del gruppo.

Esplodono nel 1979 con la loro versione di Satisfaction e la singolare affermazione: “Noi l’abbiamo scritta nel 1979, i Rolling Stones hanno fatto la cover nel 1965”, in linea con i principi della de-voluzione. I Devo sono sfrontati e spavaldi, impiegano l’elettronica per costruire ritmo irresistibile e la loro Satisfaction torna ad essere, come negli anni Sessanta, un manifesto dell’insoddisfazione giovanile in un mondo che stava abbandonando il punk.

Il progetto Devo si deve all’entusiasmo quasi nerd per la computeristica di Mark Mothersbaugh, Bob Lewis e Gerry Casale. Furono questi ultimi due a formulare la teoria già negli anni Sessanta, quando erano studenti alla Kent State University, quella dei “four dead in Ohio”, brutta conclusione di una contestazione studentesca di cui furono protagonisti insieme alla giovane Chrissie. Gerald coinvolse il fratello Bob e così la prima formazione, nata nel 1972, era di sei componenti, con Mark, Rod Reisman e Fred Weber. Che se ne andarono dopo la prima esibizione nel 1973 proprio alla Kent. Arrivarono a sostituirli i due fratelli di Mark, Bob e Jim Mothersbaugh e così fino al 1976 quando il batterista Jim abbandonò e venne rilevato da Alan Myers.

I Devo acquisirono una fisionomia di band stabile, destinata a durare una decina di anni. Erano colorati e irreverenti, ironici e fantasiosi, con un immaginario da film di fantascienza di serie B, si guadagnarono la stima di gente come Neil Young e David Bowie. Li ispiravano il punk di MC5 e Stooges, ma anche i Kraftwerk, Frank Zappa e lo stesso Brian Eno. Nel 1978 incidono il primo album, prodotto dal geniaccio Eno, dal titolo chilometrico “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo” che contiene Satisfaction e altri brani destinati a fare repertorio come Mongoloid, Jocko Homo e Gut Feeling. Si esibiscono al Saturday Night Live e diventano famosi grazie alla tv che paradossalmente indicano come una delle principali cause della de-voluzione. Il cantato singhiozzante di Mark Mothersbaugh, il parossismo raggiunto dagli strumenti torturati più che suonati (con attitudine punk) diventano i cardini anche di infuocati live che restano memorabili come si può vedere nel film Urgh! A Music War.

Nel 1979 il secondo album Duty Now for The Future fa ancora centro con brani come Blockhead e The Day My Babe Gave Me a Surprize oltre ad una ripresa de-voluta di Secret Agent Man, classico di Rick Derringer. Segue il terzo Freedom of Choice che si interroga sull’effettiva libertà di scelta concessa al genere umano e contiene Whip It, un pezzo che li vede come pioneri del video clip, mezzo espressivo su cui faranno scuola.

Poi, proprio negli anni Ottanta che hanno contribuito ad edificare, una lenta discesa di popolarità che li riserva ad un’ attenzione di culto. Accompagnano Neil Young nel tour di Rust Never Sleeps e compaiono nel suo folle film Human Highway, ambientato in una stazione di servizio ai margini di una centrale nucleare. Mark Mothersbaugh appare in diversi film, Ma gli album New Traditionalists e Oh No? It’s Devo! non vendono come i precedenti. Nel 1984 Shout è un insuccesso commerciale, il batterista Myers abbandona e il gruppo rinuncia al tour promozionale. Nella pausa, Mothersbaugh si dedica alla produzione di musica per la televisione e al suo progetto solista Muzik for Insomniac.

Tre anni dopo i Devo si riformano con il batterista David Kendrick che aveva lavorato con un altro gruppo bizzarro come gli Sparks e nel 1988 esce Total Devo, con brani che compariranno in b-movies come Slaughterhouse Rock e The Tapehouse in cui recitano attori come John Cusak e Robin Williams.

Nel 1990 pubblicano Smooth Noodle Maps, che è un flop di critica e pubblico. I tempi sono cambiati e così la musica, la new wave non è più tanto new e finisce nel dimenticatoio. L’anno dopo il gruppo si scioglie ancora.

Mark con il fratello Bob e Bob Casale ha dato vita nel frattempo allo studio di registrazione Mutato Muzika che produrrà suoni per programmi tv, sigle, cartoni animati, video game e film, tra cui alcuni di Wes Anderson. Gerald Casale si è dedicato invece alla regia di spot pubblicitari e video clip, lavora con i Rush, i Silverchair e gli emergenti Foo Fighters sfruttando la sua vena surreale. Sembra che sul gruppo sia calato definitivamente il sipario ma, quasi a sorpresa, nel 1995 la band appare nella colonna sonora del film Tank Girl e poi l’anno dopo si esibisce al Sundance Film Festival di Robert Redford e al Lollapalooza proponendo i classici del periodo 1978-1982

Quanto ai dischi, i Devo non pubblicheranno nulla fino al 2010, se non singoli per compilation, produzioni televisive e spot pubblicitari per aziende come la Dell e la multinazionale Target. Scelte un pochino in contrasto con chi aveva cominciato mettendo alla berlina lo strapotere economico delle majors, ma ai fan interessa poco. Quel che conta è che i Devo sono tornati, esce Something For Everybody (2010), che resterà l’ultimo album registrato in studio, a vent’anni dal precedente.

Nel 2008 erano andati in causa contro la McDonald’s che aveva utilizzato per la sua promozione un bambolotto dotato dell’Energy Dome, il copricapo di plastica rossa a forma di ziggurat rovesciato che i Devo avevano ideato per il loro secondo album. Sembra che la questione sia stata “amichevolmente risolta” con probabile esborso di parecchi milioni da parte dell’azienda. Avevano collaborato invece di buon grado con la Disney al progetto Devo 2.0, gruppo composto da bambini che interpretavano i loro classici.

Li attendono però due terribili lutti. Nel 2013 muore di un tumore al cervello il loro ex batterista Alan Myers, al quale erano comunque rimasti legati. L’anno dopo se ne va improvvisamente Bob Casale, per un attacco cardiaco.

La filosofia del gruppo (che una volta Mark Mothersbaugh definì “una versione dell’Ohio della Magic Band di Captain Beefheart), basata sull’assunto che l’umanità stia regredendo e distruggendo il pianeta, è ben raccontata nel film Devolution, a Devo Theory diretto da Adrian Faure nel 2021 con l’autorizzazione della band e recuperabile anche su Rai Play.

Con le loro intuizioni, la spiccata autoirionia, l’originalità della loro musica e dei loro travestimenti, i Devo restano un gruppo imprescindibile nella storia recente del rock, anche se le loro produzioni successive al 1982 non hanno toccato i vertici dei lavori precedenti. Ma ogni volta che un gruppo introduce l’elettronica e un sound “strappato”, isterico e robotico nella sua musica, il riferimento ai Devo è quasi inevitabile.

ascolti

  • Q: Are We Not Men A: We Are Devo! (1978)
  • Duty Now for The Future (1979)
  • Freedom of Choice (1980)
  • Smooth Noodle Maps (1990)
  • Something for Everybody (2010)

visioni

  • Human Highway, film di Neil Young (1982)
  • Urgh! A Music War, film di Derek Burbidge (1982)
  • Devolution. A Devo Theory, film di Adrien Faure (2021)

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