Jimi Hendrix: l’alchimista della chitarra, il poeta elettrico che ha definito il rock

Jimi Hendrix è l’incarnazione più completa del concetto di rock. Con il suo lavoro, purtroppo breve, sul finire degli anni Sessanta, ha definito le coordinate di un genere capace di figliare altri stili e che probabilmente lui avrebbe finito col superare. Il primo guitar hero, ma anche uno sperimentatore e un poeta (leggete i testi) che sapeva rivestire di parole intelligenti la sua musica elettrica ed eccitante, derivata dal blues. Anche una delle prime vittime dell’autodistruzione portata dalla droga che, espandendo la mente, conduceva anche menti creative e sensibili ad una fine prematura.

Venerato come maestro, ha reso spettacolare uno strumento come la chitarra, finora considerato abbastanza gregario nell’economia del rock, assegnandole un ruolo di protagonista assoluta ma anche di oggetto sacrificale sul palco.

Johnny Allen Hendrix nasce a Seattle (Washington) il 27 novembre del 1942. E’ figlio di afroamericani, James Allen detto Al, origini materne Cherokee e di Lucille Jeter, all’epoca diciassettenne. Il padre gli cambia nome in James Marshall e si narra che il bambino Jimi si fosse costruito un cordofono ricavato da una scatola di sigari e da un elastico, come prima rudimentale chitarra. Dopo la morte precoce della madre, nel 1958, papà Al gli regala una vera chitarra, che però è accordata per destri mentre lui è mancino. Lui impara comunque a suonare rovesciandola e farà lo stesso per il resto della sua carriera.

Inizia a praticare gruppi locali di r&b tenendo il suo primo concerto a 17 anni, nel 1959 e l’esperienza lo affascina al punto di fargli abbandonare gli studi. Ma è irrequieto, nel 1961 viene arrestato per furto d’auto e finisce in tribunale. Il giudice gli condona la pena se deciderà di arruolarsi e lui entra nella 101°divisione aviotrasportata come paracadutista, per un anno di addestramento. Sotto le armi conosce Billy Cox, batterista con cui nel 1962 forma i King Casuals e va a Nashville a suonare nei locali di Jefferson Street, quartiere nero. Poi gira per tutta gli States nel Chitlin’ Circuit riservato agli afroamericani, accompagnando musicisti come Slim Harpo, Solomon Burke, le Supremes, Jackie Wilson e Sam Cooke.

Nel 1963 si trasferisce a New York, lavora come session man in sala di incisione e un anno dopo viene reclutato come chitarrista dagli Isley Brothers suonando anche nelle registrazioni del loro hit Testify. Tra il 1964 e il 1965 passa da una band all’altra e poi, colpito dal Bob Dylan di Highway 61 Revisited , decide di prendere casa nel Village.

Nel gennaio ‘66 entra nei Kingpins del sassofonista r&b King Curtis, incrementando ulteriormente la sua esperienza e lo stesso anno forma il suo gruppo Jimmy James and The Blue Flames, che accompagnerà anche James Brown, richiamando una certa attenzione su di sé.

E’ l’anno che lo vedrà esplodere, ma lontano un oceano da New York. Durante una serata in città conosce Linda Keith, allora fidanzata di Keith Richards che gli presenta Andrew Loog-Oldham, manager dei Rolling Stones e il produttore Seymour Stein. Ma, con grande delusione di Hendrix, non sono interessati alla sua musica. C’è però Chas Chandler, bassista degli Animals, a cui quel suono piace. Lo ascolta in concerto al Café Wha del Village e intuisce il suo potenziale, forse ha trovato la nuova stella. Propone a Jimi di insistere con la sua cover aggressiva di Hey Joe, di Billy Joe Roberts: con quella si può sfondare.

Detto e fatto. Se lo porta a Londra, promettendo di fargli conoscere Eric Clapton, un altro degli idoli di Jimi e gli affianca il chitarrista Noel Redding, dirottato sul basso e il batterista Mitch Mitchell in un power trio sul modello Cream: nasce la Jimi Hendrix Experience. Lo stile del gruppo colpisce subito. Mescola il blues delle radici con la tradizione black del r&b e la psichedelia, la chitarra di Hendrix è lancinante, ma sa anche “piangere dolcemente”, è potente e descrittiva. Il basso di Redding è quasi una chitarra ritmica e la batteria di Mitchell potente e creativa. La selvaggia attitudine live, oltre che Clapton, viene ammirata anche da musicisti esperti come Jeff Beck e Pete Townshend.

Il 45 giri di Hey Joe vola in classifica, insieme ai singoli Purple Haze e Wind Cries Mary e fa da apripista all’album Are You Experienced ? (1967). Il disco vende benissimo in Europa, scala la hit e viene stoppato al numero uno solo da Sgt. Pepper dei Beatles. E’nata veramente una nuova stella, capace di incendiare il mondo del rock con un linguaggio del tutto nuovo che pure si rifà alle sue radici “nere”. L’unione fra musicisti di razza diversa contribuisce ad abbattere anche pregiudizi e barriere ancora attivi, soprattutto in America dove la band è ancora sconosciuta.

La partecipazione al Monterey Pop offre a Jimi l’occasione giusta per affermarsi anche in patria. L’esibizione al festival nel giugno 1967 è incandescente e apre la cosiddetta Summer of Love con uno shock positivo. Sul palco Jimi maltratta la chitarra, simula rapporti sessuali, suona con la bocca e incendia il pubblico prima di dare effettivamente fuoco allo strumento, come uno stregone in un rito. Poi la distrugge nel caos del feedback. I resti di quella Stratocaster sono in mostra oggi nell’Experience Music Project a Seattle.

Si prepara il terreno al secondo album, Axis: Bold As Love che esce nello stesso 1967. E’ pervaso dalla stessa vena acida e sperimentale, ma con sonorità più morbide, dirette verso il funk e il r&b, primi amori del nostro. Castles Made of Sand ispirerà Santana, i testi di If 6 was 9 i Led Zeppelin, la dolce Little Wing sarà amata dai jazzisti di tutto il mondo. La ricerca sonora è sempre innovativa, con le variazioni sui due canali di uscita stereo e fa di Hendrix una delle punte dell’avanguardia di allora, capace di influenzare schiere di artisti. Anche Axis ha successo e il gruppo va in tour in Scandinavia a promuoverlo ma a Stoccolma, la notte del 4 gennaio 1968, Jimi viene arrestato per aver devastato una stanza d’albergo in preda all’alcool.

Cominciano gli eccessi che si alterneranno ai successi. Hendrix, scrupoloso in studio, è instabile fuori e si dedica troppo alle droghe come fonte ispirativa. Situazione che influisce sulla registrazione del terzo album, Electric Ladyland, agli omonimi studi di New York. Dopo l’ennesimo litigio sulla lunghezza dei brani che per lui dovevano essere brevi, Chas Chandler abbandona esasperato la produzione. Alle sessions partecipano grandi musicisti come Al Kooper, Buddy Miles, Steve Winwood e Dave Mason dei Traffic ma il perfezionismo di Jimi che richiede takes su takes è esasperante. Nascono contrasti anche con Redding che spesso abbandona lo studio dopo l’ennesima sfuriata e trova che al rientro le parti di basso sono state registrate dallo stesso Hendrix. Redding era infastidito anche dalla crescente isteria che si creava intorno al gruppo. La bella storia dell’Experience è al capolinea.

A ritardare il lancio dell’album anche la questione della cover. In copertina la foto di donne nude su sfondo nero fotografate da Robert Montgomery non viene accettata dalla casa discografica Polydor che teme censure. Il disco, doppio, circolerà con una foto diversa di Hendrix e le prime copie diventano una rarità.

Electric Ladyland è comunque un altro capolavoro, un disco seminale per intere generazioni. Contiene la rivisitazione apocalittica di All Along The Watchtower di Bob Dylan, l’epopea di Voodoo Chile, l’energia funky di Crosstown Traffic ed un brano sperimentale come 1983 (A Merman I Should Turn to Be), tredici minuti che fanno intuire, insieme a And Gods Made Love quali possono essere le direzioni future della musica di Hendrix.

Quando si esibisce a Woodstock nell’agosto ‘69, Jimi è una rockstar assoluta, il genio e lo stregone della chitarra che tutti vogliono vedere all’opera. E non delude le attese. Nel film di Michael Wadleigh il set è potente e magnetico, a metà tra la cavalcata rock e il rito sciamanico, ricorda le trance di Jim Morrison. Hendrix si presenta con una nuova formazione di più elementi insieme al vecchio amico Billy Cox e al batterista Buddy Miles che presenta come Gypsy Sun and Rainbows, correggendo lo speaker che introduce la Jimi Hendrix Experience. Stravolge l’inno americano Star Spangled Banner usando la chitarra come una mitragliatrice in polemica con l’intervento americano in Vietnam ed esce tra gli osanna, quando il sole è già alto nel cielo.

Lui, però, vuole tornare al trio. E con Cox e Miles forma la Band of Gypsys che mostra sorprendente energia e nel 1970 pubblica l’album omonimo, documentazione dei concerti tenuti al Fillmore East di New York tra il 31 dicembre 1969 e il 1 gennaio 1970. Jimi non lo sa, ma è il suo ultimo disco da vivo.

Anche la Band of Gypsys termina la sua corsa, il 28 gennaio 1970 al Madison Square Garden. Per una serie di inconvenienti, il trio è costretto a suonare alle tre di notte, Hendrix si presenta sul palco in preda all’ Lsd, insultando pesantemente una delle fan in prima fila che chiedeva Foxy Lady. Suona solo un paio di pezzi e poi si rifiuta di proseguire, continuando un monologo sconclusionato finché non viene portato fuori scena. Miles accusa il manager Michael Jeffery di aver dato la droga apposta a Jimi per farlo delirare e mandare in fumo il progetto della band. Jeffery reagisce sciogliendo il trio e convincendo nuovamente Redding e Mitchell a ricomporre l’Experience. Le tensioni con Noel rimangono e Cox subentra al suo posto nella band, ribattezzata Cry of Love.

Ma il tempo a disposizione di Jimi sta per finire. Il Cry of Love Tour porta Hendrix e i suoi ad esibirsi in trenta date che si chiudono il 1 agosto 1970 a Honolulu, nelle Hawaii. Nello stesso mese finiscono anche i lavori dei costosissimi Electric Lady Studios,voluti da Hendrix fin dal 1968, progettati secondo le sue richieste dall’architetto John Storyk che sfondano ogni preventivo. L’inaugurazione del 26 agosto 1970 viene celebrata da una jam session con l’ultimo brano registrato da Jimi, Belly Button Window. Hendrix ha meno di un mese di vita.

Il 30 agosto suona ancora al festival dell’Isola di Wight, in Inghilterra, poi si programmano una serie di date europee per sostenere i costi degli studi e delle registrazioni del quinto album, dal titolo provvisorio bellissimo: First Ray of the Rising Sun. E’ il 6 settembre 1970 quando tiene, all’isola di Fehrman in Germania, il suo ultimo concerto, ma viene fischiato e contestato dal pubblico per una serie di ritardi.

Neanche due settimane dopo, il 18 settembre, viene trovato morto nel suo appartamento al Samarkand Hotel di Londra, al 22 di Lansdowne Crescent. La sua ragazza Monika Dannemann racconta che è stato soffocato nel sonno da un conato di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti. Non è chiaro se il decesso sia avvenuto di notte o se fosse ancora vivo sull’autoambulanza e sia morto in ospedale per negligenza. Fatto sta che il mondo ha perso il suo geniale chitarrista.

La scomparsa di Jimi Hendrix colpisce profondamente il mondo del rock. Un anno prima, il 3 luglio 1969, Brian Jones era annegato nella sua piscina, neanche un mese dopo, il 4 ottobre, Janis Joplin annegherà nell’alcool e nella droga per sempre. Il disco a cui Jimi stava lavorando, che contiene la meravigliosa Angel e su cui suonano Winwood e Stephen Stills viene pubblicato postumo nel 1971 come The Cry of Love e poi rieditato nel 1997 con il titolo originario: First Rays of the Rising Sun.

Jimi riposa in patria, nel Greenwood Memorial Park di Renton, a sud di Seattle. Sulla sua lapida è stata incisa la sagoma della sua chitarra-feticcio, la Fender Stratocaster.

L’eredità di Hendrix nel mondo musicale è enorme. Non c’è un chitarrista, di ogni generazione, che non lo citi tra le sue influenze. La sua musica era rivoluzionaria e anticipatrice, al di là dello spettacolo offerto sul palco. E infatti è diventata oggetto di studio appassionato. Come compositore è stato paragonato a grandi del calibro di Mozart e Beethoven e chissà cosa avrebbe potuto produrre, se la sua vita non si fosse bruscamente interrotta. Negli ultimi tempi aveva incontrato Miles Davis che nel jazz avuto lo stesso ruolo di innovatore di Hendrix per il rock e si era parlato di una collaborazione che poi andò in porto. Sarebbe stato, probabilmente, un altro “turning point”. Ma il destino ha voluto diversamente.

ascolti

  • Jimi Hendrix Experience – Are You Experienced? (1967)
  • Jimi Hendrix Experience – Axis: Bold as Love (1967)
  • Jimi Hendrix Experience – Electric Ladyland (1968)
  • Band of Gypsys – Band of Gypsys (1970)
  • Jimi Hendrix – First Ray of the Raising Sun (1997)

parole

  • Harry Shapiro, Caesar Glebbeeck – Una foschia rosso porpora (1992)
  • Charles Shaar Murray – Jimi Hendrix, una chitarra per il secolo (1992)

visioni

  • Monterey Pop, di D.A. Pennebaker (1968)
  • Woodstock, di Michael Wadleigh (1970)
  • Maledetto il giorno che ti ho incontrato, di Carlo Verdone (1985)
  • Jimi: All is by my side, di John Ridley (2013)

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