L’ultimo album dei Brad, un omaggio affettuoso e la testimonianza fedele del segreto meglio custodito di Seattle

La perdita di qualcuno a cui eravamo profondamente legati può essere devastante se quella persona ci abbandona all’improvviso, senza alcun preavviso. Ma quanto può essere doloroso quel lutto, se accade mentre eravamo impegnati ad inseguire un sogno comune? E soprattutto cosa può aiutare a superare quel dolore e dargli un senso, semmai veramente ne abbia alcuno?

Sono queste le sfide difficili che i due amici da una vita, Stone Gossard e Regan Hagar, hanno dovuto affrontare dal 5 aprile del 2019 in poi, giorno in cui l’amico e frontman dei Brad fu trovato morto nella sua casa. L’autopsia successiva stabilì che la morte risaliva a due giorni prima. Shawn Smith se n’era andato in solitudine, la stessa in cui a volte si richiudeva per ritrovarsi. Soprannominato “Seattle’s best kept secret”  (il segreto meglio custodito di Seattle), ha rappresentato il cuore pulsante di una realtà musicale a cui apparteneva e dalla quale si distingueva per individualità ed unicità.

Nei tre anni precedenti i Brad avevano lavorato ad intermittenza ad un nuovo progetto musicale. Gossard non riusciva a dedicarsi abbastanza perché assorbito dall’attività con i Pearl Jam. Riuscirono comunque a mettere insieme un certo numero di canzoni e nel 2019 si dedicarono più intensamente a dar forma ad un nuovo album. Facile immaginare quanto sia stato scioccante per tutti loro sapere che all’improvviso lui li aveva lasciati.

Stone e gli altri membri della band lo avevano chiamato in quei due giorni, ma lui non aveva risposto al telefono. Nessuno di loro si era particolarmente allarmato, perché Shawn era solito prendersi delle pause di solitudine. E invece questa volta se n’era andato per davvero, lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che gli volevano bene e apprezzavano la sua voce e la sua arte.

Era un poeta dell’anima, capace di toccare la parte più buia e dolente del cuore umano e celava in quello sguardo, forse un po’ duro, un dolore che trapelava solo dalle sue liriche. La poesia di Shawn Smith non è mai avvilente. La malinconia che la caratterizza porta sempre alla luce e ogni volta c’è posto per un messaggio positivo che ricongiunge con il senso più profondo dell’esistenza. Per Shawn tutto è natura e la natura è buona; alla fine quel senso d’amore panteistico per la vita e per il mondo vince sempre.

I Brad sono apparentemente nati nel lontano 1992 come side project, anche se i membri fondatori suonavano già da tempo assieme. Stone Gossard cavalcava all’epoca il successo nascente con i Pearl Jam. Regan Hagar aveva suonato nei Malfunkshun con il compianto Andy Wood e insieme a Shawn Smith aveva messo su i Satchel, un gruppo rock alternativo. Chi conosce bene le loro storie, sa però che la loro band nacque solo per il piacere di suonare insieme. Quei tre erano amici da anni e nonostante il successo avesse letteralmente travolto Gossard stravolgendo la sua vita, non si erano mai persi di vista. Il sapore della loro amicizia e quella sintonia innata si respira in tutti i loro album.
Il primo nacque per caso e il suo nome Shame doveva essere quello della band, ma vi dovettero rinunciare per ragioni di copyright, giacchè vi era già un gruppo che si chiamava così.

Dal 1993 al 2012 hanno pubblicato cinque album che hanno riscosso un successo discreto ma non stratosferico. I primi due in particolare, Shame ed Interiors, sono riusciti a piazzarsi nella Top Heatseekers di Billboard rispettivamente al quattordicesimo e trentesimo posto. Nell’ultimo anno, prima che ci lasciasse, Shawn aveva esternato il suo rammarico di non essere riuscito a raggiungere il successo desiderato. Non che non lo meritasse, ma la sua musica si disponeva in maniera asincrona rispetto alle correnti che l’attraversavano. I Brad erano profondamente alternativi. Il ritmo del rock si intingeva di atmosfere anni ottanta, di funk e di soul; le melodie armoniose e il minimalismo musicale estremo si sposavano alla perfezione con le liriche positive di un uomo che amava profondamente la vita. Tutto era semplicità e poco c’entrava con le crisi esistenziali delle generazioni X e Y che si sono succedute dagli anni novanta in poi.

Shawn Smith voleva fortemente quell’ultimo disco a cui stavano lavorando. E quando se n’è andato, non sono rimasti che i demo, materiale ovviamente ricco ma grezzo, un tesoro per gli altri membri della band che appariva però come un testamento incompleto. Il lutto e la pandemia di covid 2019 che ha fermato il mondo intero hanno di sicuro impedito a Stone, Regan e Keith Lowe (bassista col gruppo dal 2008) di capire cosa farsene di quella preziosa musica.

Non deve essere stato affatto facile produrre un disco postumo. Il timore di non rispettare fino in fondo le volontà di chi ci ha lasciato è una sfida che richiede una buona dose di coraggio e un pizzico di follia. Eppure la spinta a pubblicare quel materiale è stata più forte. Ed è nata di sicuro dall’intensità stessa di quelle canzoni che respiravano esse stesse di vita e non potevano di certo restare chiuse in un cassetto. L’album è stato pubblicato lo scorso 28 luglio sotto l’etichetta Loosegrove Records di Stone e Regan. Il titolo, In the Moment that You’re Born, riprende uno dei brani e racchiude la personale visione del mondo di Shawn Smith.

“Eravamo davvero vicini a finire l’album prima che Shawn morisse. Avevamo programmato di mettere campane e fischietti alla fine, ma tutte le principali cose strutturali erano già lì” racconta Regan Hagar. Eppure quel progetto è stato ripreso solo lo scorso anno, quando i tre membri di una band ormai orfana del proprio frontman hanno deciso di rimettere mano a quelle tracce per renderle fruibili a tutti coloro che li hanno da sempre amati.

Le tracce sono dieci e quello che colpisce fin dal primo ascolto è la tonalità più bassa di Shawn in alcuni brani che rende il cantato differente rispetto ai suoi lavori precedenti. È particolarmente evidente nella title-track di apertura in cui la profondità della sua voce rende quasi solenne il suo messaggio spirituale. “C’è qualcosa di così favoloso nell’aria prima di una tempesta. C’è qualcosa di così potente nel momento in cui sei nato”. Quella vita che per quanto possa essere tragica, dolorosa o piena di problemi conserva il mistero della bellezza e merita comunque di essere vissuta. La chitarra di Gossard è pesante come un macigno e incornicia uno dei brani più importanti dell’album, quello che potremmo considerare a tutti gli effetti il testamento del gruppo. I Brad erano cresciuti, maturati, cambiati e ritornavano al rock più potente.

Le tracce sono impreziosite dal alcune performance al piano di Barrett Jones e al sassofono e fiati di Hans Teuber, come in I’m diggin U, un piacevole e scanzonato motivo che ricalca vecchie atmosfere del gruppo. C’è spazio anche per Stars n You, una cover dei Malfunkshun, fortemente voluta da Gossard per ricordare il compianto amico Andy Wood. Si respira punk a pieni polmoni, il brano è persino più animato ed energico dell’originale e la voce Shawn si stacca con vigore sul riff furioso di Gossard. 

Pieces of Sky in my Hand è un fedele ritratto dell’ottimismo di Shawn Smith. Così come Hey now what’s your problem in cui pure ondate di rock melodico fanno da sfondo ai messaggi di incoraggiamento di un uomo che non avrebbe mai smesso di lottare per le proprie idee. “Con un gusto per il sangue, ciò che è tuo è mio. Non c’è niente di cui parlare, possiamo tutti urlare e gridare. È il momento del diavolo, è la mente del diavolo. Ehi ora, qual è il problema? (Se non hai niente da dire). Non c’è più nessuno che lo risolva (se non hai niente da dire). Molto non significa niente (se non hai niente da dire)

Fra tutte le canzoni spicca maestosa come un diamante grezzo Straight to the Hoop. Indubbiamente si tratta del momento più elevato di tutto l’album sia dal punto di vista musicale che poetico. È difficile ascoltare questa canzone e pensare che Shawn non ci sia più e ai primi ascolti strappa le lacrime e stringe forte il cuore. È un’emozione così forte da far capire quanto sia stato impegnativo per i rimanenti Brad rimaneggiare quel materiale. Il brano si apre con un’introduzione funky alla chitarra; segue la voce di Shawn che sembra quasi strozzata, tanto canta con il cuore in mano quelle liriche cariche di dolore e speranza, un po’ come la vita. 

“È tutta la vita che aspetto questa notte. E guardando nello specchio, penso che vada bene. Ed è un posto dove un uomo vuole stare. È un libro aperto, è una mano aperta. E comincio dalla faccia del Sole. So che è appena iniziato, e spero di non morire perché vivo in un luogo di distruzione. In un batter d’occhio e non so perché… E voglio camminare, infilarlo dritto nel canestro. Devi essere cattivo, per sapere come essere buono”

È un brano che richiama molto il tema del perdono, inteso come un riappacificarsi con tutte le parti più intime e buie del proprio sè. Nel pensiero di Shawn il bene e il male sono entità connesse, indispensabili alla crescita dell’essere umano e non c’è un bene senza il male. C’è l’angoscia di un destino che può cambiare all’improvviso e toglierti tutto e il desiderio di afferrare ogni istante della propria vita per raggiungere i propri sogni senza aspettare. I brevi e intensi assoli melodici di Gossard hanno qualcosa di spirituale e restituiscono una gioia che si miscela ad una dolce malinconia.

Meadow in Autumn rinforza in maniera più dolce il concetto attraverso sonorità melodiche soul-funk più tipiche di Shawn. “Il sole splende ancora, le nuvole nascondono la notte dal giorno. La temperatura sta scendendo, il ghiaccio è in arrivo. La morale della storia è trattare bene la tua gente. Ringrazia chi ti circonda, perché non puoi mai dirle quando i problemi arriveranno, non ci sarà tempo per giocare”. Nonostante si rimarchi il concetto di un’esistenza breve ed imprevedibile, la coda della canzone allegra e spensierata. È un messaggio di speranza e quel “bring it on home” è una vera esortazione di gioia e un inno alla vita.

Take me Back Home è uno dei brani più toccanti. Ha un sapore quasi profetico, una vera preghiera in cui Shawn mette a nudo il suo dolore e la speranza di rinfrancarlo nell’equilibrio perfetto della natura dell’universo. “Sto scavando nella sabbia, sto trovando alcune conchiglie, sto chiedendo amore per riportarmi a casa… Portami indietro, dove appartengo”. 

L’album si chiude con Simple Substruction, un piccolo gioiello prezioso che Shawn ci ha lasciato come sua eredità musicale e di pensiero. La malinconia del tempo andato, il destino che inesorabilmente porterà tutto a finire perché è nella natura delle cose. È un commiato dolce che a posteriori fa male e al tempo stesso mette l’animo in pace. 

In un’intervista radiofonica per KEXP Stone Gossard ha ricordato la sua capacità di approcciarsi alla poesia con la semplicità di un bambino così da riuscire a toccare profondamente il cuore di ognuno di noi. Non si può che essere profondamente grati a coloro che si sono impegnati per realizzare questo progetto, una preziosa eredità musicale per tutti noi.

“L’abbiamo vista come una bella opportunità” ha ricordato Gossard “Siamo così grati di aver avuto musica da finire. Da un giorno all’altro, qualcuno di noi potrebbe andarsene, sai? Penso che volessimo davvero rendere omaggio a Shawn e ringraziarlo per essere quello che era. Tutte le sue qualità uniche ed eclettiche ci hanno reso così felici e ci hanno ispirato. A volte ci ha anche fatto impazzire e ci ha sfidato, ma è stata una gioia. Abbiamo realizzato questo album con molto cuore e con l’essenza di Brad.”

Il gigante buono, il poeta dell’animo è tornato da dove era venuto così come aveva sperato e pregato. Shawn amava la vita in un senso così semplice ma anche così intenso che è difficile a volte da comprendere completamente. C’è un significato in tutto ciò che ci circonda. Anziché combattere inutili battaglie, dovremmo solo dedicarci ad amare chi abbiamo intorno e lasciarci guidare dal nostro destino. La vita è breve e merita solo di essere vissuta.

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