Un piccolo paese dell’appennino toscano custodisce la memoria del Paese. A Pieve Santo Stefano, provincia di Arezzo, ha sede dal 1984, per iniziativa del giornalista Saverio Tutino, l’Archivio Diaristico Nazionale (ADN), con tanto di Piccolo Museo annesso, dal 2013. Un tesoro di memoria fatto di oltre 12.000 diari raccolti nel corso degli anni: ricordi di guerra, di famiglia, di scuola, di una vita che non c’è più, pazientemente raccolti, ordinati e sistemati da un gruppo di volontari, consultabili anche on line attraverso schede informative.
Ogni anno, sette dei diari pervenuti vengono selezionati su un lotto di cento (ne arrivano quasi trecento) da un paziente gruppo di lettori e una giuria determina poi il migliore che viene pubblicato. All’Archivio si possono comunque mandare anche libri già editi, purché in forma autobiografica. Sono accettati manoscritti anche di stranieri, purché raccontino storie avvenute in Italia che è il fulcro, ovviamente, della narrazione.
Il Piccolo Museo del Diario è una meraviglia racchiusa in ottanta metri quadri, nel palazzo dei Priori (sede del consiglio comunale di Pieve), uno dei pochi edifici cinquecenteschi sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, quando il paese venne minato dai tedeschi in ritirata. I dodicimila diari sono sintetizzati in un allestimento multimediale intelligente. Un sistema di “cassetti della memoria” permette di ascoltare i testi narrati da attori, con video e fotografie delle pagine originali. C’è anche un archivio “portatile” che viene utilizzato per la partecipazione a incontri e fiere.
Singolare la narrazione di Vincenzo Rabito, siciliano “innalfabeta” come si autodefinì, al quale la mancanza di istruzione non impedì di raccontare la propria storia travagliata in 1200 pagine ricche di humour e intelligenza. Unico problema: Vincenzo scrisse a macchina le proprie memorie, ma non conosceva l’uso della punteggiatura che venne distribuita a caso nel testo per la “gioia” del lettore. Il libro è stato pubblicato da Einaudi con punti e virgole al posto giusto ed è stato un successo editoriale.
Il museo ospita anche il diario più originale, quello scritto su un lenzuolo da Clelia Marchi, contadina di Poggio Rusco (MN) dopo la morte dell’amatissimo marito, sull’unica “carta” che aveva a disposizione, memore di quanto aveva appreso a scuola sugli Etruschi. Il lenzuolo istoriato con calligrafia minuta e nitida fa mostra di sé nell’ultima sala che si visita, dove oggetti delle memoria, sospesi nell’aria del tempo, narrano brani della vita di Clelia attivandosi al tocco discreto del visitatore.
La visita al Piccolo Museo vale tutti i 5 euro che vengono richiesti. Somma modesta che, grazie alla competenza e alla cortesia delle guide permette di “entrare” davvero nelle vite di molti connazionali oggi scomparsi, divenuti comunque immortali grazie alle memorie che hanno lasciato. Uno scrigno prezioso di ricordi a cui scrittori e registi teatrali hanno attinto per i propri lavori e che costituisce una fonte inesauribile di ispirazione per chi racconta storie. Nel piccolo bookshop sono presenti copie dei diari pubblicati e oggetti ricordo che si possono acquistare, anche on line
ascolti
- Dean Martin – Memories are made of this (1956)
- Neal Sedaka – The Diary (1958)
- Elvis Costello – Everyday I Write the Book (1983)
- Peter Gabriel – The Book of Love (2010)
parole
- Vincenzo Rabito – Terra Matta (Einaudi, 2007)
- Clelia Marchi – Il tuo nome sulla neve (Il Saggiatore, 2012)
- Mario Perrotta – Il paese dei diari (Terre di Mezzo, 2021)
visioni
- Mario Perrotta, Italiani Cìncali parte prima: minatori in Belgio (2006)
- Mario Perrotta, Bassa Continua – Toni sul Po, documentario di Michele Fumeo (2016)