La storia di Sixto “Sugarman” Rodriguez, scomparso l’8 agosto 2023 a ottantadue anni, ha dell’incredibile. Songwriter di scarso successo nell’America degli anni Settanta, autore di due album, Cold Fact e Coming From Reality passati inosservati e divenuti col tempo oggetto di culto, viene creduto morto, mentre invece si era rifugiato in una vita “normale”. Dalla quale viene ripescato grazie ad una riscoperta quasi casuale a grande distanza, tra Australia e Sudafrica e riportato in auge, quasi costretto a furor di popolo a riprendere la strada della musica, con concerti in tutto il mondo. La sua vita è raccontata in Searching for Sugar Man, un film del 2013 di Malik Bendjelloul che lo ha fatto riscoprire anche ad un nuovo pubblico. Un “simple man”, un uomo semplice, capace di grandi cose, rimasto tale, anche in questa rinascita artistica, una seconda vita che, purtroppo, si è conclusa qualche giorno fa.
Sixto Diaz Rodriguez nasce a Detroit (Michigan) il 10 luglio 1942 da una famiglia di condizioni modeste. Viene chiamato così perché sesto figlio di padre messicano, immigrato in Usa negli anni Venti e madre statunitense di origini nativo-americane ed europee. E che cosa può fare uno che nasce a Detroit? Lavorare nell’industria automobilistica e magari, nel tempo libero, dedicarsi alla musica. Così l’operaio-cantautore pubblica nel 1967 il suo primo 45 giri, I’ll’Slip Away, senza troppa fortuna. Ma tre anni dopo viene scoperto in un locale della città, il Sewer (fogna, nome poco benaugurante) dal chitarrista Dennis Coffey e dal produttore Mike Theodore della Sussex Records, etichetta satellite della Buddah.
Per la Sussex, nel 1970, incide il primo album, Cold Fact e l’anno dopo il secondo, Coming From Reality, che vendono pochissimo, la miseria di 12 copie entrambi. Ma è un cantautore che deve confrontarsi con giganti come Neil Young, Van Morrison, Simon & Garfunkel. L’etichetta gli rescinde il contratto per scarsi risultati mentre sta registrando il terzo disco che non vedrà mai la luce. Finisce in difficoltà economiche e riprende il suo lavoro di operaio, stavolta nei cantieri edili e per ditte di demolizione. Acquista per 50 dollari, ad un’ asta giudiziaria, una casa in abbandono nel sobborgo di Woodbridge, nella quale ha sempre vissuto. La sua vita artistica, come quella di tanti songwriters senza fortuna, sembra finita. Fa perdere le sue tracce e si diffonde la notizia che sia morto in povertà.
Si deve all’entusiasmo di due fan australiani che ascoltano le sue canzoni alla radio, il ripescaggio. Nel frattempo l’etichetta Blue Goose Music aveva ottenuto (non si sa da chi) i diritti e pubblicato nel 1977 la raccolta con tre inediti At His Best, ristampando anche i primi due album nel 1978 e nel 1979. Rodriguez torna a suonare nel 1979 ed effettua un tour australiano con la Mike Gillespie Band, da cui viene tratto l’album Alive.
Prima ancora, in Sudafrica aveva ottenuto un successo impensabile. Malgrado le sue canzoni a sfondo sociale fossero censurate dal regime di Botha, il passaparola e una cassetta con le registrazioni di Cold Fact, nel 1971 avevano fatto breccia nel cuore di molti. Nel 1976 Coming From Reality viene ripubblicato in quel paese come After The Fact. Rodriguez cantava contro l’oppressione e il pregiudizio sociale e diventa presto un simbolo della lotta contro l’apartheid.
Siamo al 1981 e, di tutto questo, Sixto è completamente ignaro, come non sa nulla dei diritti d’autore sulle vendite dei dischi che fruttano denaro a qualcun altro. In Sudafrica diventa più popolare di Elvis, Beatles e Rolling Stones, viene paragonato a Bob Dylan e pare che anche Steven Biko lo apprezzasse, in America fa l’operaio e l’attivista politico e si candida, senza successo, alla carica di sindaco di Detroit. Ma non c’è internet, le notizie non si diffondono così rapidamente. Nel 1991 i suoi due album escono entrambi su cd, anche in Sudafrica non sanno niente di lui e si crede ancora che sia morto, forse per overdose, forse suicida, dandosi fuoco dopo essersi cosparso di benzina sul palco, o che sia ricoverato in manicomio o in carcere per aver ucciso l’amante. Qualcuno invia un appello alla rivista Q-Magazine per aver notizie di “un cantante americano chiamato Rodriguez che compose tutte le sue opere in prigione e poi si suicidò sparandosi durante un’esibizione”. Nessuna risposta.
https://www.youtube.com/watch?v=e70oln-7evM
Niente di tutto questo. Come racconta il film, nel 1997 un suo fan sudafricano e un giornalista musicale (nel frattempo internet è arrivato) realizzano il sito web The Great Hunt Rodriguez – La grande caccia a Rodriguez, per cercare informazioni su di lui. Risponde, stavolta, per e-mail, una delle tre figlie: dichiara che il padre non è affatto morto. Sixto viene subito contattato e invitato ad un tour in Sudafrica, come documenta il film Dead Men Don’t Tour: Rodríguez in South Africa 1998, mandato in onda dalla SABC. Arriva a Città del Capo insieme alle tre figlie e alla sua chitarra, ma non ha una band e così il gruppo di supporto diventa quello di accompagnamento. Tornerà altre due volte, nel 2001 e nel 2005, per poi girare l’Australia nel 2007 e gli Usa nel 2010.
Nonostante il successo dei suoi concerti sudafricani e australiani, Sixto Rodriguez fatica però a trovare un’audience in Usa. Dal suo esordio sono passati quarant’anni e la musica è cambiata, dominano hip hop e altri artisti. Lo rilancia il successo del film Searching for Sugar Man che racconta questa storia e vince nel 2013 l’Oscar come miglior documentario. Così, un anno dopo suona a New York, partendo dal piccolo Joe’s Pub (190 posti), per passare alla Highline Ballroom (700 posti), alla Town Hall (1 500 posti), al Beacon Theater (2 900 posti), al Radio City Music Hall (6 000 posti) e al Barclays Center (18 000 posti), in un crescendo di folla entusiasta. E’ stato anche in Italia, riscuotendo gran successo.
E’ morto, stavolta definitivamente, qualche giorno fa. Non ci sarà, purtroppo, un’altra rinascita. Per vie diverse, la musica di Sixto Rodriguez ha accompagnato differenti generazioni, superando barriere ed incomprensioni, in una carriera strana e altalenante che è quasi il rovescio di quelle di molti: la caduta prima dell’ascesa. Un paradosso forse unico nella storia del rock, una storia incredibile di passione, tenacia, orgoglio, dedizione alla propria arte. Sugar Man era un “hombre vertical” che non si è mai piegato a compromessi pur di raggiungere il successo. E, alla fine, per strade traverse e imprevedibili, lo ha ottenuto.
ascolti
- Cold Fact (1970)
- Coming from Reality (1971)
- Alive (1978)
visioni
- Dead Men Don’t Tour: Rodriguez in South Africa (1998)
- Searching for Sugarman, film di Malik Bendjelloul (2013)
parole
- Strydom, Segerman – Sugar Man, vita morte e resurrezione di Sixto Rodriguez (2015)