Un altro gigante che se ne va. Robbie Robertson, chitarrista eccelso, cantante espressivo, compositore di gran parte della storia della musica americana, prima con The Band e poi in proprio, ha ballato il suo Ultimo Valzer qualche giorno fa, il 9 agosto. E l’uomo che ha scritto pezzi come The Weight, Up On Cripple Creek, Stage Fright, The Night They Drove Old Dixie Down, Shape I’m In e già questo basterebbe a scavarsi un posto nella storia. Ma ha anche pubblicato album importanti che rendono omaggio alle sue radici nativo-americane e composto colonne sonore per film di Martin Scorsese come King of Comedy, Gangs of New York e l’ultimo Killers of the Flower Moon.
Robertson chitarrista era incisivo, pregnante. I suoi assoli non duravano più di 24 secondi ed erano sempre funzionali al pezzo, quasi come una punteggiatura ai testi e alla musica che scriveva. Era capace però anche di duettare mirabilmente con un mostro come Eric Clapton nell’indimenticabile Further On Up The Road di The Last Waltz, in cui i due blueseggiano sorridendosi spesso.
Robertson cantante era una delle quattro voci di The Band, uno dei gruppi più importanti della storia del rock, come backing band di Bob Dylan e poi con album capolavori, recupero delle radici e della semplicità in un momento di musica complessa.
Jamie Robert Klegerman è nato a Toronto, Ontario (Canada) il 5 luglio 1943 da padre ebreo e madre Mohawk. Assunse il cognome del padre adottivo, Robertson, quando la madre rimase vedova e si risposò. Si avvicinò presto alla musica nella Riserva delle Sei Nazioni in Ontario, dove passava le vacanze, cominciando a studiare la chitarra. Già quindicenne, nel 1958, si esibiva con diverse formazioni e nel 1960 incontrò il cantante Ronnie Hawkins, leader di una band chiamata The Hawks in cui il chitarrista solista era Roy Buchanan. Quando Roy lasciò il gruppo per darsi alla carriera in proprio, aveva già insegnato molte cose al giovane Robbie. La band che comprendeva i canadesi Rick Danko (basso, voce), Richard Manuel (piano, voce), Garth Hudson (tastiere) e lo statunitense Levon Helm (batteria, voce), si separò da Hawkins nel 1963 per divenire prima The Canadian Squires, poi Levon and the Hawks e infine, nel 1967, semplicemente, The Band.
Fu Bob Dylan a renderli celebri, scritturandoli come gruppo di accompagnamento per i propri tour elettrici fra il 1965 e il 1966, a cui il suono della chitarra di Robertson dava un’impronta particolare. The Band incise il suo primo album, Music from The Big Pink, nel 1968, nella “casa rosa” di proprietà dello stesso Dylan. L’esordio fulminante è considerato uno dei capolavori della musica americana, con classici come The Weight e la dylaniana I Shall Be Released e l’acclamazione di Rolling Stone.
Robertson scriveva quasi tutti i pezzi di The Band, anche se in seguito Levon Helm disse che gli erano stati attribuiti eccessivi meriti compositivi e questo suscitò spesso accese discussioni tra i due. Fatto sta che The Band funzionava come una macchina perfetta, con cinque polistrumentisti e quattro voci in armonia. Anche il secondo album, chiamato semplicemente The Band (o Brown Album, dal colore della copertina) incontrò favori di critica e pubblico. E così il terzo, Stage Fright (1970), con il brano omonimo in cui Robertson cantava la “paura del palcoscenico” comune a tanti musicisti che cessa nel momento in cui si inizia a suonare. Qualche crepa cominciò a intravedersi con il successivo Cahoots (1971), ma in generale i loro album sono sempre stati di un buon livello.
Nel 1976 Robertson, stanco dei troppi massacranti tour e della vita on the road, decise che il suo tempo con il gruppo era finito. Ci fu il famoso concerto d’addio al Winterland di San Francisco, immortalato da Scorsese (Robertson era rimasto impressionato dall’uso della musica in Mean Streets quando decise di affidargli la regia) nel mitico The Last Waltz, film che si dovrebbe vedere almeno una volta nella vita, con ospiti come Bob Dylan, Van Morrison, Joni Mitchell, Neil Young, Muddy Waters, Clapton e altri ancora. Ma The Band nel 1983 si ricostituì senza di lui, con John Weider alla chitarra.
Nel frattempo Robertson aveva avviato una proficua collaborazione con Scorsese come autore di colonne sonore. Nel 1980 aveva scritto quella di Toro Scatenato, con Robert De Niro nella parte di un pugile ispirato a Jake La Motta, tre anni dopo era uscito King of Comedy (in italiano Re per una notte) ancora con De Niro, fan adorante sulle tracce di uno scorbutico Jerry Lewis. Poi vennero il colore dei soldi (1985), Casino (1995), Gangs of New York (2002), The Departed (2006), Shutter Island (2009), fino a The Wolf of Wall Street (2013), The Irishman (2019) e all’ultimo, appena completato, Killers of The Flower Moon (2023). Di lui Scorsese ha detto: “Non solo avevamo un ottimo rapporto di lavoro, ma potevo contare su di lui anche come prezioso confidente”
Robertson ha lavorato anche con Wim Wenders per Fino alla fine del mondo (1991), Barry Levinson per Jimmy Hollywood (1995) e Oliver Stone per Ogni Maledetta Domenica (1999).Ha recitato come attore in 3 giorni per la verità di Sean Penn.
Da solista, Robertson aveva prodotto due ottimi album improntati ad un rock epico, meticcio e di atmosfera come il primo del 1987, omonimo, prodotto da Daniel Lanois con ospiti come Peter Gabriel, i Neville Brothers, gli U2 e i vecchi compagni di The Band e Storyville (1991)in cui compare l’armonica di Neil Young.
Ma il suo lavoro più importante è Music for The Native Americans (1994), esplorazione delle sonorità e dei racconti degli indiani d’America, appassionato omaggio alle proprie radici e piccolo capolavoro di world music. Seguirà, a distanza di quattro anni, il controverso Contact From The Underworld of a Red Boy (1998), sullo stesso tema delle origini, ma molto più elettronico e moderno. Robbie, nella sua scarna discografia (sei album in una trentina d’anni) registrò anche un rinnovato successo con How To Become a Clearvoyant insieme a vecchi amici come Clapton e Steve Winwood e nuovi come Trent Reznor e Tom Morello che lo riportò ai primi posti in classifica in Usa nel 2011. L’ultimo lavoro è datato 2019, Sinematic, la lunga malattia gli ha impedito concerti e registrazioni, rendendogli però possibile dedicarsi alle amate colonne sonore.
Robbie Robertson resterà una delle figure più importanti del rock americano e internazionale. Capace di scrivere pezzi indimenticabili, ma anche di esplorare sonorità antiche e moderne, sempre attento al nuovo e in grado di circondarsi di ottimi collaboratori. Ha creato un suono distinguibile di chitarra, un proprio stile fatto di fraseggi rapidi ed incisivi, che si possono apprezzare anche nei lavori di gente come Eric Clapton e Van Morrison. La sua musica rimarrà anche in una serie di film importanti, che amiamo e che hanno costellato la nostra vita di emozioni forti e durature nel tempo.
ascolti
- The Band – Music from The Big Pink (1968)
- The Band – The Band (1969)
- The Last Waltz (1976)
- Robbie Robertson (1987)
- Music for the Native Americans (1994)
- How Become Clairvoyant (2011)
visioni
- The Last Waltz, docufilm di Martin Scorsese (1976)
- Toro Scatenato, film di Martin Scorsese (1980)
- King of Comedy, film di Martin Scorsese (1983)
- Music for The Native Americans, documentario (1994)
- Gangs of New York, film di Martin Scorsese (2005)
parole
- Robbie Robertson – Testimony: a memoir (2017)