Warren Zevon: cantautore grande, ironico e sottovalutato, musicista fino all’ultimo giorno

Tra i grandi sottovalutati del rock, insieme a Willy De Ville, John Hiatt e Bob Seger, Warren Zevon è indubbiamente uno dei songwriter più interessanti emersi nell’America di fine anni Settanta. Ironico, diretto, a volte beffardo (anche con se stesso), capace di scrivere ballad che toccano il cuore e protagonista di live infuocati, ha avuto una carriera discontinua (nel ‘78 la stampa frettolosa lo aveva già definito “Il nuovo Springsteen”) e purtroppo più breve di tanti coetanei perché troncata proprio vent’anni or sono da un cancro. Con grande spirito di resistenza, durante la malattia ha avuto la forza di scrivere e registrare un ultimo album, The Wind, uscito dopo la sua morte con un piccolo aiuto da parte di amici come Springsteen, Jackson Browne e Tom Petty.

Warren Zevon è nato a Chicago il 24 gennaio 1947, figlio di Beverly Cope Simmons e William, ebreo immigrato dall’Ucraina il cui vero cognome era Zvitofsky. Il padre aveva lavorato come allibratore piazzando scommesse per il padrino della mafia Mickey Cohen. Nella gang era conosciuto come Stumpy Zevon e fu testimone al primo matrimonio di Cohen. La madre, di origini britanniche, apparteneva ad una famiglia devota alla chiesa mormone dell’Ultimo Giorno. L’unione non poteva durare e infatti divorziarono quando Warren aveva 16 anni, tre anni dopo essersi trasferiti a Fresno, in California.

Il giovane Zevon frequentava occasionalmente la casa di Igor Stravinsky per studiare musica con il direttore e compositore Robert Craft ma, dopo il divorzio dei genitori, lasciò il college e se ne andò a New York per tentare la fortuna come folksinger. Qui formò il duo Lyme & Cybelle con Violet Santangelo, amica dell’high school. Il loro primo singolo Follow Me, prodotto da Bones Howe, andò al 65° posto della Billboard nell’aprile 1966. ma la successiva cover di Bob Dylan, If You Gotta Go, Go Now fu un flop e Zevon se ne andò deluso.

Suonò spesso come session man e compositore di jingles pubblicitari, scrivendo per i Turtles, compagni di etichetta alla White Wale, due canzoni come Like the Seasons e Outside Chance ma non si sa se partecipò alle registrazioni. Un altro suo brano, She Quits me, venne incluso nella colonna sonora del film Midnight Cowboy (1969) di John Schlesinger con Dustin Hoffman e John Voight, riadattato per Leslie Miller come He Quits Me.

Un anno dopo faceva uscire il suo album di debutto, Wanted Dead Or Alive che, malgrado la spinta del leggendario Kim Fowley, passò praticamente inosservato. Tornò quindi alla sua attività di session man, andando anche in tour con gli Everly Brothers come tastierista e direttore musicale e più tardi con Don e Phil separatamente, soprattutto con il secondo, suonando le tastiere e arrangiando gli album Star Spangled Springer (1973) e Mystic Line (1975). In quest’ultimo e Phil’s Diner (1974) collaborò anche alla scrittura di alcuni pezzi.

Il suo Carmelita venne incluso dal cantautore canadese Murray McLachlan nell’album omonimo del 1972. Ma questi piccoli successi non fruttarono economicamente granché e così, insoddisfatto e con pochi soldi in tasca, Zevon andò a vivere nella poco dispendiosa Spagna nell’estate del 1975. Qui suonò periodicamente al Dubliner Bar di Sitges, vicino a Barcellona, locale di proprietà dell’ex mercenario David Lindell. Insieme scrissero Roland The Headless Thompson Gunner.

Ma già a settembre tornò a LA, dove divise un appartamento con Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, dei Fleetwood Mac. Fece anche un incontro decisivo con Jackson Browne che, intuitone il talento, lo incoraggiò a continuare, producendogli e promuovendogli l’album omonimo del 1976 , al debutto con una grande etichetta. Nel disco c’è una schiera di ospiti eccellenti, Nicks e Buckingham, Mick Fleetwood, John McVie, Carl Wilson, membri degli Eagles, Linda Ronstadt e Bonnie Raitt. Linda scelse di registrare sue canzoni come Carmelita, Mohammed’s Radio, Poor Poor Pitiful Me e soprattutto Hasten Down the Wind che divenne un successo e intitolò il suo album del 1976.

L’album prodotto da Browne andò solo al 189° posto in classifica, ma la prima edizione della Rolling Stone Record Guide (1979) lo definì senza mezzi termini “un capolavoro” e quella del 2004 lo descrissee come “il suo lavoro più riuscito”. I pezzi più rappresentativi sono il lamento del junkie Carmelita, la ballata sui fuorilegge Frank and Jesse James in stile Copland e The French Inhaler, disincantata osservazione della vita e del lusso nel music business di LA, ispirata dalla sua fidanzata di allora e madre del figlio Jordan, diventato musicista pure lui. Desperados Under the Eaves è una cronaca della sua crescente predilezione per l’alcol.

Nei tour tra il 1976 e 1977, Zevon appariva spesso a sorpresa durante i concerti di Browne e così si cementò un’amicizia, come documentato nel bootleg The Offender Meets The Pretender, registrato da una radio olandese. Sul live di Browne Running On Empty duetta con lui in Cocaine, che non è quella di JJ Cale.

E’il successo, vero. Rafforzato nel 1978 da Excitable Boy, ancora prodotto da Browne e dal chitarrista Waddy Wachtel, terzo album che contiene classici come Werevolwes of London (in cui ulula alla luna, accompagnato da Fleetwood e Mc Vie e arriva al 21°posto), Roland the Headless Thompson Gunner e Lawyers, Guns and Money tra sottotesti geopolitici e narrativa hard-boiled che faranno parte stabile del repertorio live per decenni. Come la title-track, che parla di un giovane sociopatico in una notte assassina al ballo della scuola e di una “Little Susie” che richiama la Wake Up Little Susie degli Everly Brothers.

Ancora nella Rolling Stone Guide del 1979 il critico Dave Marsh lo definisce “uno dei rocker più cazzuti venuti fuori dalla California del Sud” e lo affianca a Neil Young, Jackson Browne e Bruce Springsteen tra i quattro giovani artisti più importanti emersi nella decade.

Bad Luck Streak in Dancing School esce all’inizio della successiva, nel 1980, ed è dedicato ad uno degli eroi letterari di Zevon, Ken Millar, meglio conosciuto come Ross McDonald, romanziere di detective stories. Millar lo aveva conosciuto ad un incontro di sostegno per alcolisti che aveva temporaneamente aiutato Zevon nella sua dipendenza. Ma l’album, malgrado il relativo successo come singolo di A Certain Girl, cover r&b di Ernie K-Doe, non convince né pubblico né critica. Nel disco Springsteen collabora a Jeannie Needs a Shooter (che comparirà decenni dopo su Letter to You) e alla ballata Empty-Handed Heart con la voce di Linda Ronstadt. La canzone parla del divorzio dalla moglie, Crystal, madre della figlia Ariel (oggi cantautrice) e descrive le sensazioni di “un cuore a mani vuote”.

Nonostante queste disavventure, dal vivo Zevon è una forza della natura. Stand in the Fire, album live del 1980 dedicato a Martin Scorsese mantiene fede al titolo e alla copertina: lui avvolto dalle fiamme che suscitava (metaforicamente, non come i Rammstein) in concerto tra un pubblico entusiasta, documento fedele di quattro notti al Roxy Theatre di LA.

Con The Envoy (1982) Warren ritorna ai livelli compositivi di Excitable Boy, ma anche qui non è premiato dalle vendite. E’un disco eclettico, con canzoni come Ain’t That Pretty at All, Charlie’s Medicine e Jesus Mentioned, che rappresenta la prima reazione di Zevon alla morte di Elvis Presley. La seconda verrà molto più tardi, nel 2000, con Porcelaine Monkey su Life’ll Kill Ya. L’album contiene anche The Overdraft, composta insieme allo scrittore Thomas McGuane che conferma la sua predilezione per la letteratura. The Envoy è dedicata a Philip Habib, diplomatico americano impiegato nei negoziati in Libano. Nelle note di copertina per l’antologia del 1996, scrive che, dopo l’uscita del disco, Habib gli mandò una simpatica lettera di ringraziamento dal Dipartimento di Stato. Versi di The Hula Hula Boys furono estratti da Hunter S.Thompson nel suo libro The Curse of Lono del 1983.

Dopo il divorzio, Warren si mette con la disc-jockey Anita Evinson e la coppia si trasferisce a New York. Viste le scarse vendite di l’etichetta Asylum decide di fare a meno di lui, ma Zevon lo scopre solo leggendolo in una rubrica di Rolling Stone, Random Notes. Deluso, si rifugia ancora di più nell’alcol e nelle droghe. Ma nel 1984 riprende in mano la sua vita e si ricovera volontariamente in un centro di riabilitazione del Minnesota. La sua relazione con Anita finisce poco dopo.

Per circa sette anni si ritira dal music business, esibendosi saltuariamente dal vivo da solo, ma in questo periodo riesce a dire addio definitivamente a pesanti dipendenze.

Non sta però con le mani in mano. Forma il gruppo Hindu Love Gods con Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry dei R.E.M. e il vocalist Brian Cook. La band fa uscirenel 1984 il singolo Narrator che non ha successo e poi andrà in stand by per qualche anno.

Ma Buck, Mills e Berry saranno la spina dorsale di Sentimental Hygiene, album che esce nel 1987 per la Virgin e racconta i travagli di Zevon. E’ un rock robusto con canzoni umoristiche e autobiografiche come Detox Mansion, Bad Karma (con Michael Stipe ai back vocals) e Reconsider Me, viene salutato come il suo miglior lavoro dopo Excitable Boy. Nel disco compaiono ospiti come Neil Young, Bob Dylan, Flea, Brian Setzer e George Clinton. E sono della partita sidemen di lungo corso come il bassista Jorge Calderon e Waddy Wachtel

Durante le sessions di registrazione, la band si diverte a suonare cover di Robert Johnson, Muddy Waters, Bo Diddley e Prince. Sta prendendo forma l’idea di un album degli Hindu Love Gods.

Passano due soli anni ed ecco Transverse City (1989), concept futuribile ispirato dall’interesse per la letteratura cyberpunk di William Gibson. Anche qui ospiti di lusso come Richie Hayward dei Little Feat, Jack Casady, Chick Corea e vari chitarristi: Neil Young, David Gilmour, Jerry Garcia, David Lindley, Jorma Kaukonen e il fedele Wachtel. I brani chiave sono la title-track, Splendid Isolation, Run Straight Down (nel video promozionale Zevon canta in una fabbrica mentre Gilmour suona un solo di chitarra) e la ballad They Moved the Moon. Malgrado le firme, anche questo non è un successo commerciale a anche la Virgin lo abbandona. Lui non fa una piega e firma per la nuova etichetta di Irving Azoff, la Giant Records e fa uscire l’album Hindu Love Gods (1990) che contiene una cover di Raspberry Beret di Prince.

Nel 1991 è ancora solo e pubblica Mr.Bad Example che contiene la caustica Things To Do in Denver When You’re Dead, più tardi usata per i titoli di coda dell’omonimo film noir di Gary Fielder dopo qualche inizialecontroversia sull’utilizzo. Zevon canta anche Casey Jones sull’album tributo ai Grateful Dead Deadicated insieme a David Lindley.

In questo periodo Warren va in tour negli States (con The Odds), Europa, Australia e Nuova Zelanda, spesso da solo o con l’accompagnamento minimale di piano e chitarra. Learning to Flinch (1993) omaggiando il suo nuovo hobby (“imparando a pescare a mosca”) documenta questi concerti spesso acustici presentando i successi fondamentali in una nuova veste. E lui suona spesso in Colorado approfittandone per andare a trovare il vecchio amico Hunter S.Thompson.

Da appassionato di letteratura hard-boiled, collabora con lui e scrittori come Carl Hiaasen e Mitch Alborn. Dirige e suona anche nei Rock Bottom Remainders, una band di scrittori-musicisti che comprende Stephen King, Dave Berry, Matt Groening e Amy Tan che si esibisce spesso alle fiere del libro e per beneficenza. Il gruppo ha continuato a suonare con altri componenti tenendo un benefit concert all’anno anche dopo la sua morte.

Dagli RBB nasce il progetto Stranger Than Fiction, album offbeat del 1998 attribuito a The Wrockers, con cover e originali eseguiti da alcuni dei Remainders insieme a Norman Mailer e Maya Angelou. Un altro incontro tra rock e letteratura sulla strada di Zevon che suona nel disco e scrive le note di copertina.

Warren compone anche la musica per il breve revival della serie Route 66 sulla NBC (1993) contribuendo con il solito humour al tema principale If You Won’t Leave Me I’ll Find Somebody Who Will (se non mi lasci troverò qualcun altro che lo farà). E la sua canzone Real or Not viene usata per i titoli di coda e comparirà nell’antologia I’ll Sleep When I’m Dead. “Ho scritto questa canzone per i telefilm di William Shatner basati sui suoi romanzi. Lui è Captain Kirk, sicuro. Mi ha chiamato a casa e mi ha chiesto di ascoltare la canzone mentre ci lavoravo, poi ha detto “Abbiamo bisogno di più chitarre. Più chitarre. E’stato figo. Il brano riflette la mia segreta ammirazione per i dischi techno inglesi”, ha annotato sulla copertina.

Tra il 1982 e il 2001 ha sostituito occasionalmente Paul Shaffer come band leader negli show dell’amico David Letterman, nei quali è comparso spesso anche come ospite.

Nel 1995 decide di fare da sé e si autoproduce Mutineer. La canzone omonima è stata spesso proposta da Bob Dylan nel tour americano dell’autunno 2002. La sua cover di Jesus Was a Crossmaker dell’artista di culto Judee Sill (morta di overdose nel 1979) ha portato alla riscoperta di una cantautrice poco conosciuta. L’album, nemmeno a dirlo, è il meno venduto di tutta la sua carriera, in parte anche per il fallimento della Giant Records. Nel 1996 la Rhino Record gli rende omaggio con l’antologia I’ll Sleep When I’m Dead. Lui interpreta la parte di se stesso nella sitcom Suddenly Susan insieme a Rick Springfield.

Dopo altri cinque anni di pausa, firma con la Artemis Records di Danny Goldberg e torna a far parlare di sè nel 2000 con Life’ll Kill Ya, concept sul tema della mortalità che contiene l’inno Don’t Let Us Get Sick ed un’austera versione di Back in The High Life Again, hit del 1980 di Steve Winwood. E sembra proprio tornato all’high life, l’album segna il suo secondo comeback. Due anni dopo segue My Ride’s Here in cui, malato e consapevole di ciò che inevitabilmente avverrà, scrive Hit Somebody! (The Hockey Song) insieme a Mitch Alborn, l’autore del memoir Tuesdays with Morrie, racconto delle sue visite ad un professore malato di Sla, con Paul Shaffer, la Late Night Band e un parlato di David Letterman. Insieme al poeta Premio Pulitzer Paul Moldoon compone la ballad Genius, usata più tardi come titolo di un’antologia

In quel periodo stringe anche una forte amicizia con Billy Bob Thornton, cementata dalle comuni esperienze con il disordine ossessivo compulsivo di cui sono affetti entrambi. Una delle manie di Zevon è quella di collezionare e indossare identiche t-shirt grigie di Calvin Klein.

Il 30 ottobre fa la sua ultima apparizione al David Letterman Show confermando pubblicamente, con la consueta ironia (“penso di aver fatto un errore tattico a non andare dal medico per vent’anni”), di avere un cancro ai polmoni in fase terminale. Alla domanda di Letterman se avesse qualcosa da dire sulla vita e sulla morte, risponde: “enjoy every sandwich”, godetevi ogni sandwich. Poi ringrazia l’anchorman per il supporto dato in questi anni, lo definisce “il migliore amico che la mia musica abbia mai avuto” e suona su sua richiesta Roland The Headless. Poco prima, in privato, gli aveva regalato la sua chitarra dicendogli: “Voglio che tu la abbia, prenditene cura”

E’un’ intervista straordinaria, divertente, umana e commovente, un esempio di come un uomo parla della sua futura morte con la semplicità con cui si parla di un disco.

E al disco, che sarà proprio l’ultimo, ci sta lavorando da tempo, documentando in video le fasi di preparazione con un altra nutrita schiera di ospiti: Lui, che aveva dichiarato quando la malattia era diventata di pubblico dominio “spero di vivere abbastanza per vedere l’ultimo film di James Bond”, riuscirà a vederlo uscire, il 26 agosto 2003, insieme alla nascita di due nipotini.

E’il commiato di un grande artista ormai allo stremo delle forze. Ed anche un messaggio si speranza. Keep me In You Heart la sua ultima ballata di addio è anche il titolo del documentario di Nick Read che spinge il disco al dodicesimo posto in classifica. Ironia della sorte, Warren torna nelle charts quando non c’è più, il suo terzo comeback è quello definitivo. La lista degli amici che lo hanno aiutato è da gotha della musica: Ry Cooder, Springsteen, Jackson Browne, Don Henley, Joe Walsh e Timothy Schmidt degli Eagles, Dwight Yoakam, Thornton, David Lindley, Mike Campbell, Tom Petty, Emmylou Harris, sezione ritmica con la finissima batteria di Jim Keltner e il basso dell’onnipresente Jorge Calderon.

Warren Zevon muore il 7 settembre 2003 nella sua casa di Los Angeles. Il suo corpo viene cremato e le ceneri sparse nell’Oceano Pacifico. Il giorno dopo David Letterman lo omaggia rimandando in onda la sua performance tv di Mutineer e la Late Show Band suona le sue canzoni per la tutta notte. Così come si dovrebbe sempre fare.

Nel 2004 viene realizzato l’ album tributo Enjoy Every Sandwich: The Songs of Warren Zevon, prodotto dal figlio Jason che vi suona Studebaker, brano mai finito dal padre. Un secondo album tributo, Hurry Home Early: The Songs of Warren Zevon esce nel 2005 per Wampus Multimedia. Hurry Home Early (corri a casa presto) è una frase di Boom Boom Mancini da Sentimental Hygiene.

Ill 14 febbraio del 2006 VH1 Classic manda in onda il video di She’s Good To Me (tratto dalla compilation postuma Reconsider Me: The Love Songs) per tutto il giorno, a intervalli di un’ora.

Warren Zevon ha ricevuto due Grammy postumi (su dieci nominations) per il duetto con Springsteeen in Disorder in the House e come migliore folk album per The Wind. L’apprezzamento è retroattivo perché in vita non fu nemmeno mai nominato.

La sua biografia definitiva, I’ll Sleep When I’m Dead: The Dirty Life and Times of Warren Zevon l’ha scritta la ex moglie Crystal, con le parole di parenti,amici e collaboratori. Warren le ha dato libero accesso in vita a ritagli di giornale e diari personali perché facesse un libro veritiero, sfrondato da ogni autocommiserazione e non “disinfettato” dalle innumerevoli traversie della sua esistenza. Ne è uscito un ritratto fedele – purtroppo non tradotto in italiano- di questo cantautore, che in vita non ha ricevuto gli apprezzamenti che meritava ed ora è giustamente considerato tra i grandi.

ascolti

  • Excitable Boy (1978)
  • Stand in The Fire (1980)
  • Sentimental Hygiene (1982)
  • Learning to Flinch (1993)
  • Mutineer (1995
  • The Wind (2003)

parole

  • Crystal Zevon – I’ll Sleep When I’m Dead: The Dirty Life and Times of Warren Zevon (2008)

visioni

  • Keep me in Your Heart (2003), regia di Nick Head

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