Stephen Stills: la chitarra più elettrizzante della West Coast, da Woodstock ad oggi

Finissimo chitarrista acustico, potente e immaginifico con l’elettrica, cantante efficace e autore prolifico, Stephen Stills è una delle figure più importanti del rock, avendo fatto parte dei seminali Buffalo Springfield e del supergruppo per eccellenza, con David Crosby, Graham Nash e Neil Young.

E’ stato uno dei protagonisti del folk rock americano, dalla Woodstock Era ai giorni nostri, a suo agio anche con blues, country e musica latina, mantenendo un ruolo di primo piano pur tra gli alti e bassi di una carriera solista iniziata nel 1970.

Stephen Arthur Stills è nato a Dallas (Texas) il 3 gennaio 1945. Il padre William era un militare e la famiglia si trasferì diverse volte, cosa che ebbe un’influenza determinante sulla formazione musicale di Steve. A nove anni gli fu diagnosticata una perdita parziale dell’udito che tuttavia non gli impedì di sviluppare un’eccezionale orecchio per la musica. Già da bambino si interessava al blues e al folk e durante un trasferimento in Costarica (dove completò le superiori) e a Panama , si avvicinò anche alla musica latino-americana. Si iscrisse poi alla University of Florida, dove la famiglia aveva seguito il padre nei suoi incarichi, ma la abbandonò presto per tentare la strada della musica.

Suonò con band di scarso successo, tra cui i Continentals con Don Felder, futuro chitarrista degli Eagles, poi insieme a New York con gli Au Go Go Singers, ensemble vocale di nove elementi, dove conobbe Richie Furay. Il gruppo incise un album e fece una tourneé in Canada dove incontrarono Neil Young. Poco tempo dopo, si sciolsero.

Anni dopo, nel 1966 a Los Angeles, i tre decisero di formare insieme una nuova band per suonare “folk in un gruppo rock” . Si chiamò Buffalo Springfield, dal nome di una macchina agricola vista per strada e comprendeva anche il bassista canadese Bruce Palmer, amico di Young e il batterista Dewey Martin.

Il gruppo incise tre album (Buffalo Springfield, Again e Last Time Around, quest’ultimo senza Young che, dopo dissidi interni, aveva sbattuto la porta) e ottenne subito grande successo con il singolo For What It’s Worth, scritto da Stills e ispirato dagli incidenti di strada di Los Angeles del 1966 che andò in classifica al numero 7 ed è una delle canzoni più significative dei Sessanta.

Nel periodo Springfield, Steve affinò la sua tecnica chitarristica, che comprendeva elementi rock, blues, folk e country come è evidente in brani tipo Rock and Roll Woman e Bluebird sul secondo album. Secondo Furay, “Steve è il cuore e l’anima degli Springfield”.

Quando finirono i Buffalo, Stills si unì al californiano David Crosby in uscita dai Byrds e all’inglese Graham Nash che era una delle voci degli Hollies per formare un gruppo con i tre nomi in ditta. L’incontro fatale avvenne a casa di Cass Elliott. “Quando ascoltai Nash entrare su You Don’t Have to Cry cantata da me e Dave capii che le nostre vite non sarebbero state più le stesse.”

Crosby Stills & Nash esordirono nel 1969 con l’ album omonimo che vendette più di 4 milioni di copie e metteva in vetrina le notevoli capacità compositive (è autore di pezzi immortali come Wooden Ships, con Paul Kantner e Crosby, Suite: Judy Blue Eyes, You Don’t Have To Cry e Helplessly Hoping) e tecniche di Stills. Vi suona praticamente tutti gli strumenti. “Gli altri ragazzi non si offenderanno se dico che quel disco fu il mio bimbo. Avevo tutte le tracce in mente”, disse una volta. “Steve ebbe una visione, e io e David la lasciammo correre con lui”, ha ribadito Nash.

Poco tempo dopo ai tre si unì il redivivo Young e i quattro nel 1970 incisero il capolavoro Deja Vu in cui Stills rielabora in chiave rock la splendida Woodstock di Joni Mitchell (ai cui primi due album aveva collaborato) e firma successi come Carry On e 4+20.

Crosby Stills Nash & Young divennero così famosi da sfidare la popolarità dei Beatles, furono tra le star di Woodstock nel 1969 ma, dopo la registrazione del mitico live Four Way Street (1971) che comprende la furente Ohio finora uscita solo come singolo, altri litigi portarono allo scioglimento della band che si riunì per un tour solo nel 1974 (documentato da un album, CSNY 1974 che uscì però solo nel 2014) e, a fasi alterne, nei decenni successivi.

Nel frattempo Stills aveva suonato nelle mitiche Supersessions (1968) con Al Kooper dove sostituì all’aultimo momento per alcune takes Mike Bloomfield e nel 1970 aveva registrato il suo primo album solista, Stephen Stills, che aveva ospiti di eccezione come Eric Clapton e Jimi Hendrix, con cui Steve aveva stretto amicizia a Woodstock. Il disco, in cui compaiono anche Crosby, Nash e Booker T. Jones e comprende classici come Love The One You’re With e Black Queen. L’anno dopo, fu seguito da Stephen Stills 2 che include Change Partners e Word Game, spesso eseguiti dal vivo e una Bluebird Revisited.

Sensibile alle cause umanitarie, Stills il 1 agosto 1971 donò a George Harrison per il suo Concert for Bangladesh al Madison Square Garden, dove aveva fatto sold out il giorno prima con una band comprendente anche la sezione fiati dei Memphis Horns, il suo palco e il suo sistema audio e luci. Ma rimase malissimo quando Harrison “non solo non mi invitò ad esibirsi al concerto, ma nemmeno fece il mio nome o mi disse solo grazie”. Per tutta la durata del concerto Steve rimase ubriaco nel camerino dell’amico Ringo Starr, “abbaiando a tutti”. Gli show al Madison furono registrati e filmati, ma mai pubblicati anche se una piccola parte si può vedere in un Old Grey Whistle Test del 1972.

Sempre attratto da nuove esperienze, Steve si unì a Chris Hillman, altro transfuga dai Byrds e fondò i Manassas per dare sfogo alla sua vena tex-mex, incidendo nel 1972 il doppio album omonimo che è come un catalogo di generi. Nel 1973 uscì Down The Road, dove spicca il latin-rock di Pensamiento, registrato con ospiti come Joe Walsh (slide) e Bobby Withlock (tastiere)

Nel 1975 uscì lo strepitoso album dal vivo Stephen Stills Live, con una facciata elettrica insieme a Donnie Dacus (chitarra), Kenny Passarelli (basso), Joe Lala (percussioni), Jerry Aiello (tastiere) e Russ Kunkel (batteria) ed una side acustica in splendida solitudine. Rimane forse il live più riuscito di Stills e ne rivela l’infinita perizia chitarristica.

In quel periodo, iniziò a registrare Long May You Run che sarebbe dovuto essere siglato CSNY ma Crosby e Nash abbandonarono l’impresa per dedicarsi al loro tour e l’album fu poi pubblicato a nome Stills-Young Band nel 1976 e rimane l’unica testimonianza del ricostituito duo degli ex Buffalo. Durante il tour promozionale, Young lo piantò in asso improvvisamente, adducendo un’infezione alla gola e questo non contribuì di certo ai loro buoni rapporti. In quel periodo, Steve suonò anche le percussioni su You Should Be Dancing dei Bee Gees ed ebbe problemi con alcol e droghe. “Le cose si muovevano troppo velocemente, c’erano troppi additivi a disposizione, che deve dirti?”commentò anni dopo.

Stills terminò il tour con l’aiuto di Hillman e si unì poi nuovamente agli altri due, che nel 1977 fecero uscire il bellissimo CSN, dove Steve firma brani come Shadow Captain e Dark Star. Da allora in poi i tre avrebbero registrato insieme altri album, pur mantenendo le rispettive carriere soliste.

Quella di Stills, però, dopo i successi iniziali, stava languendo. L’album Illegal Stills, uscito nel 1976 per la CBS, non aveva ottenuto i riconoscimenti aspettati, stava nascendo l’ondata punk che avrebbe offuscato la popolarità della Woodstock Generation, si affacciavano nuove stelle come Bruce Springsteen, Jackson Browne, Tom Petty mentre gli Eagles sfondavano in classifica.

Stills otteneva di più insieme a Crosby e Nash, come dimostrò il successo di CSN, che per conto proprio. Nonostante le evidenti doti tecniche, la capacità compositiva cominciava a scemare e non era più in grado di produrre le memorabili canzoni di un tempo.

Nel 1979 cominciò a girare con la sua California Blues Band, compresa una tappa a Cuba dove si esibì all’Havana Jam che vedeva in cartellone anche Weather Report, il Trio of Doom di John McLaughlin, Jaco Pastorius e Tony Williams, Kris Kristofferson, i Fania All-Stars, Billy Joel e l’artista cubano Irakere. Nello stesso anno cominciò a registrare anche il primo album totalmente digitale che però rimase inedito, tranne Southern Cross pubblicata nell’album di CSN del 1982, partecipò con Crosby & Nash a No Nukes e divorziò dalla moglie, la cantautrice francese Veronique Sanson che aveva sposato nel 1973 e gli diede il figlio Chris, anche lui musicista.

Il periodo d’oro di Stills rimane quello tra il 1969 e il 1975, tra lavori solisti e il supergruppo. Gli anni ottanta furono, come per molti rockers americani, difficili anche per lui e solo l’uscita di Daylight Again con Crosby e Nash nel 1982 parve ridare fiato ad una carriera in declino. Tra il 1984 e il 2017 Stills ha pubblicato solo quattro album, praticamente uno per decennio, nessuno dei quali memorabile come i precedenti.

Nel 1983 ha inciso con i vecchi compagni Allies, album dal vivo, mentre Young si è riunito al gruppo nel 1988 per American Dream e undici anni dopo, nel 1999, per Looking Forward, mentre nel frattempo CSN avevano fatto uscire Live it Up (1990) e After The Storm (1994).

Una relativa impennata c’è stata nel 2013 con The Rides, supergruppo formato da Stills con il bluesman texano Kenny Wayne Shepherd e il tastierista Barry Goldberg (già con la Butterfield Blues Band nella svolta elettrica di Bob Dylan)conosciuto fin dai tempi delle Supersessions. Il trio ha inciso Can’t Get Enough, sostanzialmente un album di cover tra Stooges e Neil Young, blues di Muddy Waters ed Elmore James, ma fu accolto con favore. Nello stesso anno Stills fece uscire il box set di 4 cd Carry On, fedele retrospettiva della sua carriera dagli Au Go Go in poi. Nel 2016 pubblicò un secondo disco con The Rides, Pierce Arrow.

Stills rimane comunque un autore che ha scritto pagine importanti della storia del rock. Da chitarrista ha creato uno stile inconfondibile e riconoscibile che unisce blues, rock, latin e country , ha collaborato a dischi fondamentali di Joni Mitchell, Jimi Hendrix, Eric Clapton, Bill Withers per citarne solo alcuni. E’ stato l’unico ad entrare nella Rock and Roll of Fame, nel 1997, con due gruppi: Buffalo Springfield e CSN&Y. Per l’occasione la Fender gi dedicò una Telecaster Speciale. Può vantarsi di aver partecipato a Monterey, Woodstock e Altamont, i tre festival più iconici degli anni Sessanta. Ha sconfitto un tumore alla prostata e la dipendenza da droghe e alcool

E’ l’amico-nemico Young, con la sua solita sintesi lapidaria, a tracciare la sua migliore definizione:. “Steve is a genius”. Malgrado le loro frequenti liti, Stills ha chiamato un figlio Oliver Ragland, cognome della madre di Neil. Se non è volersi bene, questo…

ascolti

  • Buffalo Springfield – Again (1967)
  • Crosby Stills & Nash – Crosby Stills & Nash
  • Stephen Stills (1970)
  • CSN&Y – Four Way Street (1971)
  • Manassas – Down the Road (1973)
  • Stephen Stills Live (1975)
  • Stills-Young Band – Long May You Run (1976)
  • The Rides – Can’t Get Enough (2013)

parole

  • David Roberts, Change partners (2016)

visioni

  • Woodstock, di Michael Wadleigh (1970)
  • Havana Jam ‘79, di Ernesto Juan Castellanos (1979)
  • No Nukes, di Daniel Goldberg (1980)

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