Roberto Cacciapaglia esordì nel 1975 con il primo album quadrifonico italiano, Sonanze. E proprio un brano come Sonanze II apre il suo concerto al Teatro Duse di Bologna del 25 maggio, in un silenzio raccolto. Il gong accarezzato da Giampiero Dionigi ad evocare sonorità arcane, il violoncello acustico ed elettrificato di Clarissa Marino a sottolineare con la sua voce ora melodica ora grave le profondità del suono. Il pubblico ascolta rapito il compositore milanese che “risuona” della sua stessa musica: “Mi piace riprendere i temi arricchirli in continuazione, trovarvi nuova vita”, dirà al termine. Ma intanto suona nel buio, senza parole.
Cacciapaglia presenta il nuovo lavoro, Invisible Rainbows, con brani come Atlantis e la suggestiva London Sleeps (unico piano solo del’album), arcobaleni invisibili che si tendono tra la musica e noi stessi, dopo la tempesta che tutti abbiamo attraversato, in continui saliscendi armonici che toccano l’anima, emozionano e divertono.
E’ musica costruita in modo matematico, ma capace di esprimere una melodia assoluta che talvolta assume la forma della canzone, e ci si aspetta da un momento all’altro che si innalzi una voce a continuare il pezzo. Invece la voce è solo quella degli strumenti del trio che funziona come un’orchestra affiatata, in un unicum che tocca raggiunge vertici di pura magia. I brani hanno titoli evocativi (Nuvole di Luce, Oceano, Angels Falls) e solleticano l’immaginazione di chi ascolta.
A tratti si ha la sensazione di essere immersi nella profondità del mare ad ascoltare il canto delle balene, i rumori degli abissi, oppure nella purezza vertiginosa e glaciale di cime himalayane o tra le dune di un deserto sabbioso. La punteggiatura è spesso data dall’elettronica sottotraccia e dal violoncello di Clarissa che si esibisce in pregevoli duetti con Cacciapaglia.
Non c’è corredo di video, stavolta, come nel concerto bolognese pre-covid del 2019 sempre qui al Duse. Solo la musica a descrivere paesaggi, suscitare sensazioni, accarezzare l’orecchio e tracciare percorsi. Roberto Cacciapaglia ricorre spesso all’iterazione di moduli sonori, a formare un mantra ripetitivo che trasporta l’ascoltatore in uno stato quasi di ipnosi estatica, guidato dalla ricchezza sonora che i tre musicisti esprimono sul palco.
Le note scorrono nel silenzio, interrotto a tratti da scroscianti applausi che mostrano il gradimento assoluto del pubblico verso un musicista totale, colto e popolare. Cacciapaglia risponde con cenni del capo e gesti che portano la mano al cuore, assorbito nella propria musica che conduce l’ascoltatore in un viaggio affascinante.
Al termine, esprimendo la sua solidarietà e il suo cordoglio alle vittime dell’alluvione (il ricavato della vendita dei cd nel foyer sarà destinato alle popolazioni romagnole), invita il pubblico entusiasta ad unirsi a lui con un canto ispirato al “la” del diapason, su cui costrisce una breve melodia. Un’interazione graditissima dal pubblico bolognese, alquanto intonato, e apprezzatissima dal musicista che commenta “bravi, mi avete toccato il cuore”.
Standing ovation, meritatissima (è sempre alto il grado di accoglienza dell’audience del Teatro Duse), poi si esce nella notte con la sensazione di essere stati partecipi, ancora una volta, di una grande magia.
(foto di Alice Santi)