Tirlindana: verticali e senza spine, da trent’anni nelle foreste invisibili del rock italiano

Dal 1992 attivi nel panorama italiano, anche se lontani dalle rotte della musica “organizzata” i Tirlindana di Menaggio (Como) celebrano il trentennale con il loro settimo disco, Foreste Invisibili, i cui brani sono stati concepiti nell’intrico del lockdown e poi lavorati, come hanno fatto Ian Hunter, Nick Cave, Chrissie Hynde e altri artisti, per far uscire alla luce del sole, nel 2022, un album liberato, maturo, consapevole, ben prodotto da Carmine Di (Mina e altri artisti).

Dieci brani, tra rock e melodia, lieve elettronica e accenni hip-hop, per addentrarsi nelle “foreste” dell’anima, partendo da Una luce nuova (L’invincibile) che vede un uomo fare i conti con se stesso, davanti ad un bellissimo tramonto. Lo sguardo verso il cielo, in ascolto per ricevere le risposte che aspetta, la certezza che tutto ciò che ama non gli sarà mai tolto e che quello che desidera prima o dopo tornerà.

Figli di nessuno ci dice che non siamo niente fino a quando non cadiamo nell’abbraccio di qualcuno e che a guidarci è sempre un sogno. Da educare, proteggere e far crescere come un figlio. Sant’Agostino ci invita ad amare e a fare quello che vogliamo. Nessuna caduta è inutile, anzi è la strada da fare per incontrare se stessi, scegliere un obiettivo e tornare a camminare diritti, alti e orgogliosi. Come nella successiva Verticale, storia di un moderno Ulisse che dopo un lungo viaggio torna ai luoghi che aveva dovuto lasciare. Ci torna perché Uomini Verticali si scopre di esserlo avanzando nella Foresta.

Tu tu e tu è forse il brano più facile, dalla struttura immediata che possiede la forza elettrica del rock primitivo. Parla della voglia di essere vitali, ribelli ed innamorati con qualcuno che ti invade la testa, la gola e il mondo. Il lirismo di Il tuo centro dipinge luci lontane che promettono un approdo sicuro dopo aver viaggiato senza la certezza di arrivare mai da qualche parte. Ma non bisogna mai smettere di cercare un senso, anche quando non si sa più perché.

Con il suo riff alla Neil Young, Bratislava introduce il “branco” che scrive le regole e tende a separare chi sta bene da chi invece sta male. Ognuno ha però la possibilità di scegliere che segno lasciare di sé nella vita degli altri. Piero Ciampi, quello che cantava “Non c’è più l’America” viene citato ed omaggiato in Dimentica il futuro. Va scordato quello preconfezionato da altri, mentre bisogna provare a costruire un altro domani, ascoltando il proprio cuore anche quando suggerisce cose strane e inaspettate. Anche quando si ha un cuore dislessico.

Confesso è un’esortazione esistenziale a prendere coscienza dei propri limiti per non ripetere gli errori. A provare comunque e sempre ad andare avanti. L’epilogo è affidato ad un brano etereo come Foresta, guidato come un mantra dalla frase “Non ti conosco ma ti riconosco”, la sensazione di riconoscere qualcuno solo annusando l’aria intorno, solo studiando i movimenti, solo incrociando lo sguardo. E, dopo tanto tempo, emozionarsi ancora come la prima volta.

Per presentare il disco la band ha scelto una formula particolare, Tirlindana SenzaSpine, un set acustico con l’apporto della violinista Giulia Martini in luoghi non necessariamente deputati alla musica, brani in nuovi arrangiamenti tutti unplugged, una conversazione informale con un giornalista musicale e la partecipazione del pubblico. Hanno anche realizzato un longform video girato dai registi Giorgio Bordoni e Sebastiano Bordoli al Parco Olivelli di Tremezzo (Como), luogo di particolare significato perché lì hanno tenuto il primo concerto, il 3 luglio 1992. Nel docufilm è ospite al pianoforte in un paio di brani il polistrumentista Davide Brambilla, da decenni al fianco di Enrico Ruggeri.

Tirlindana in questi trent’anni hanno diviso il palco con nomi importanti: Baustelle, Giorgio Canali, Nada, Timoria, Afterhours, Paolo Bonfanti, Cristina Donà, Alberto Camerini, Punkreas. Nel 2013 hanno avuto la fortuna di suonare con Max Weinberg, batterista di Bruce Springsteen.

Spiega Andrea Solinas, cantante e chitarrista del gruppo completato da Paolo Carnevali (chitarre e cori), Marco Olivieri (basso) e Francesco Farsoni (batteria e cori): “ L’intento è quello di offrire il disco anche all’attenzione di un pubblico che non necessariamente frequenta concerti, locali e festival. In estate torneremo anche un po’ elettrici, ma con lo showcase acustico ci stiamo prendendo decisamente gusto”.

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