La storia del rock, come quella di altre espressioni artistiche, è costellata da tragedie, morti precoci per assassini, suicidi, droga e conseguente spreco di talento. La dipendenza dagli stupefacenti ha mietuto vittime importanti, figlia di un senso di autodistruzione che spesso sembra accompagnarsi all’incapacità di gestire il successo o semplicemente se stessi. In questi ultimi anni abbiamo assistito alla scomparsa di tanti protagonisti, per malattia o vecchiaia (è purtroppo nell’ordine delle cose), anche se suicidio e droga restano comunque delle costanti nelle morti premature e, in alcuni casi, immature.
Se eccettuiamo la morte a 27 anni per avvelenamento di Robert Johnson nel lontano 1938, la lunga lista nera inizia il 3 febbraio 1959. In un incidente aereo muoiono rispettivamente a 22 anni Buddy Holly e a 19 Ritchie Valens, stelle nascenti del rock and roll. Con loro se ne va anche Big Bopper, che ne aveva 28. Il giorno sarà ricordato negli anni (e nella canzone American Pie di Don McLean come “The Day The Music Died”.
Solo un anno dopo, nel 1960, un incidente stradale spazza via ventunenne Eddie Cochran, altro rock and roller delle origini, autore di Summertime Blues, poi ripresa da Blue Cheer e Who. Sull’auto c’è anche Gene Vincent che sopravvive, ma rimarrà storpio e muore undici anni più tardi, nel 1971, trentaseienne, per un’ulcera gastrica. Carl Perkins, un altro dei pioneri del r’n’r, vivrà fino al 1998, quando muore a 65 anni per un cancro alla gola. Dieci anni prima, nel 1988, Roy Orbison era stato stroncato da un infarto a 52 anni.
E’ il 1964 quando il grande cantante soul Sam Cooke viene ucciso a pistolettate a 33 anni da un’amante gelosa. Brian Epstein, manager e mentore dei primi Beatles, se ne va alla stessa età nel 1967, scortato da sonniferi ed alcol. Nello stesso anno, in un incidente aereo scompare Otis Redding, altra voce straordinaria del soul. Aveva appena compiuto ventisei anni.
Poi, tutti in fila e per droga o alcolismo, comunque eccessi che se li portano via a soli 27 anni, Brian Jones dei Rolling Stones (1969), Janis Joplin (1970) Jimi Hendrix (1970), Jim Morrison (1971). In pochi anni se ne va una dose considerevole di arte non solo musicale e nasce la leggenda del Club 27.
Duane Allman, chitarrista straordinario dell’Allman Brothers Band muore nel 1971 appena ventiquattrenne in un incidente motociclistico e un anno dopo, tragicamente ha la stessa sorte, nello stesso punto, alla stessa età il bassista Berry Oakley. Il fratello Gregg li seguirà solo nel 2017, a sessantanove anni per un tumore al fegato, dopo aver tenuto in piedi la band per quasi cinquant’anni nonostante la doppia tragedia.
Muore nel 1972 a 29 anni per troppo alcol e valium, comunque dipendente dall’eroina, Danny Whitten, chitarrista e cantante dei Crazy Horse di Neil Young che gli dedica l’album oscuro Tonight’s the Night (1975) e saluterà più tardi anche l’amica cantante Nicolette Larson (edema cerebrale a 45 anni nel 1997) i bassisti Bruce Palmer, fratello di sangue nei Buffalo Springfield (attacco di cuore a 58 anni nel 2004) e Rick Rosas (problemi polmonari a 65 anni nel 2014) con lui anche nei Buffalo, CSN&Y, Blue Notes e Crazy Horse.
Gli stupefacenti sono fatali a Gram Parsons, il Cowboy Cosmico dei Byrds e dei Flying Burrito Brothers nel 1973. Aveva solo ventisei anni.
Mama Cass Elliott, una dei quattro Mamas&Papas, viene trovata morta nella sua stanza d’albergo a Londra nel 1974 per attacco cardiaco, forse dovuto a problemi di sovrappeso. Aveva 32 anni. John Phillips muore a 65 anni nel 2001 per problemi cardiaci e Denny Doherty nel 2007 per un aneurisma. Michelle Phillips è l’unica rimasta in vita.
Jim Croce se ne va a 30 anni nel 1973 in un incidente aereo, quando la sua carriera sta prendendo quota. Ma è il suo velivolo a schiantarsi in fase di decollo contro l’unico albero intorno alla pista. Nello stesso anno muore ventisettenne per un’ emorragia gastrointestinale, da tempo alcolizzato, Ron ” Pig Pen” Mc Kernan, tastierista e voce dei Grateful Dead.
Ne ha appena 28 Tim Buckley nel 1975 quando gli è fatale un’overdose di eroina e alcol. Un anno prima era morto per un eccesso di antidepressivi a ventisei anni, Nick Drake, altro cantautore fondamentale dei primi anni Settanta.
Keith Relf, cantante e chitarrista degli Yardbirds nel 1976 muore a casa sua mentre sta suonando, fulminato da un corto circuito. Aveva 33 anni. Nello stesso anno la droga e problemi di salute spingono nella tomba a soli 26 anni Paul Kossoff, chitarrista dei Free.
Il Re lascia l’ edificio molto presto: Elvis Presley muore a 42 anni di troppe pillole, alcool ed eccessi di cibo nel 1977, solo e triste a Graceland, mentre monta la marea del punk.
Nello stesso anno c’è la morte collettiva e spaventosa del cantante Ronnie Van Zandt (29 anni),del chitarrista Steve Gaines (28), della corista e sorella Cassie Gaines (29)e di altre tre persone in un incidente aereo che causa gravi ferite anche a Gary Rossington (morto nel 2023) ed altri Lynyrd Skynyrd.
Due morti ancora per stravizi mettono in crisi gruppi importanti come The Who e Led Zeppelin. Keith Moon lascia per sempre la batteria nel 1978, ammazzandosi da sé per una vita eccessiva e due anni dopo, nel 1980, se ne va insieme a troppa vodka John Bonham, altro magic drummer. Entrambi avevano 32 anni.
I Sex Pistols e la grande truffa finiscono nel 1979 con la morte a 21 anni di Sid Vicious. Preda dell’eroina, un anno dopo essere stato accusato di aver ucciso la fidanzata Nancy Spungen a coltellate si addormenta per sempre dopo un’ultima dose.
L’eroina, le fatiche del tour e il sovrappeso uccidono per infarto nel 1979 a 34 anni Lowell George, geniale inventore dei Little Feat, seguito a distanza da Richie Hayward (nel 2010 a 64 anni, tumore al fegato) e dal gemello di duelli chitarristici Paul Barrere (nel 2019, a 71, stesso male).
Nel 1980 salutiamo a 40 anni John Lennon, ucciso da un pazzo davanti a casa sua e Bob Marley a 45, per un melanoma trascurato. Il 1980 è anche l’anno del suicidio di Ian Curtis dei Joy Division, a nemmeno 24 anni.
Brutta morte nel 1981, ad appena 37 anni, per Mike Bloomfield, grandissimo chitarrista rock blues. Viene trovato privo di vita nella sua auto, sul sedile posteriore una bottiglia vuota di Valium. Più avanti un altro importante chitarrista blues come Gary Moore troverà la sua fine a 59 anni nel 2011 per un infarto.
La droga spazza via a 33 anni nel 1982 John Belushi, attore ma anche cantante e showman con gli irresistibili Blues Brothers.
Dennis Wilson, batterista dei Beach Boys annega nel 1983 a 39 anni mentre, ubriaco, si tuffa in mare per recuperare oggetti che vi aveva scagliato dopo un diverbio. Un altro dei tre celebri fratelli, Carl, morirà nel 1998 a 51 anni per un tumore al cervello lasciando così solo Brian.
Doppia tragedia per i Pretenders di Chrissie Hynde quando il chitarrista James Honeyman-Scott nel 1982 a 25 anni e il bassista Peter Farndon a 30 nel 1983 muoiono entrambi per overdose. Devastata, Chrissie deciderà comunque di riprendere la ditta con altri musicisti.
Marvin Gaye viene ucciso a colpi di pistola dal proprio padre nel 1984, proprio il giorno prima di compiere 35 anni e il mondo perde un’altra voce eccezionale.
Nello stesso anno muore Jackie Wilson, nemmeno cinquantenne. Non si era più ripreso dopo un attacco di cuore sul palco durante un concerto del 1975.
E’il 1986 quando il bus dei Metallica si capovolge su una strada svedese, causando la morte del bassista Cliff Burton. Scioccato, il gruppo pensa di sciogliersi ma poi, incoraggiato dalla famiglia di Cliff, continuerà con Jason Newsted al suo posto.
Per una stupida rissa, il mondo perde giovane un enorme talento musicale. Il superbassista Jaco Pastorius muore a 35 anni nel 1987 in seguito alle lesioni riportate in un pestaggio mentre ubriaco cercava di entrare in un locale.
Hillel Slovak, chitarrista degli allora emergenti Red Hot Chili Peppers, se ne va ad appena 26 anni nel 1988 per overdose di eroina. Sarà sostituito da Jack Frusciante e con lui la band vola verso il successo.
Non sono droga e alcol ad uccidere Roy Buchanan, grande chitarrista blues dell’Arkansas, ma ci pensa lui impiccandosi in cella dopo un arresto per ubriachezza in seguito a una violenta lite con la moglie. Aveva già tentato il suicidio mesi prima, ci riesce nel 1988, poco prima di compiere 49 anni.
Stevie Ray Vaughan ha trentasei anni quando il suo elicottero si schianta nel 1990 contro una collina dopo un concerto in Wisconsin e noi perdiamo un altro grande chitarrista blues.
Nel 1991 sconvolge il mondo la morte a 45 anni di Freddie Mercury, voce incredibile del rock, anche perché aveva dichiarato solo il giorno prima di aver contratto l’AIDS.
Nello stesso anno scompare anche Johnny Thunders, chitarrista e cantante diventato famoso con le New York Dolls. Viene trovato morto a 39 anni in una camera di albergo a New Orleans. Un anno dopo morirà anche a 45 anni il batterista Jerry Nolan, colpito da meningite batterica. Il bassista Arthur Kane se ne andrà nel 2004, dopo il concerto di reunion, per leucemia a 55 anni.
Il cancro nel 1993, a cinquantadue anni, distrugge il genio di Frank Zappa, uno che con le droghe non aveva mai voluto a che fare. Nonostante varie disintossicazioni, l’eroina si porta via Jerry Garcia nel 1995, a cinquantatre anni e proprio in un centro di riabilitazione.
Kurt Cobain entra nel club 27 nel 1994, travolto dagli effetti perversi del successo con i Nirvana su una personalità fragile. Si spara alla testa con un fucile, come Ernest Hemingway, lasciando un biglietto con una frase di Neil Young: “E’meglio bruciare che svanire lentamente”.
Nel 1994 scompare anche Nicky Hopkins, che aveva fatto parte dei leggendari Quicksilver Messenger Service, pianista anche per Who, Rolling Stones, Beatles e una schiera infinita di artisti. I problemi di salute che gli avevano impedito di suonare dal vivo lo stroncano a cinquant’anni. John Cipollina che dei Quicksilver fu fondatore, se ne era andato nel 1989 a 45 anni per enfisema polmonare, mentre l’altra metà chitarristica Gary Duncan gli sopravvivrà di trent’anni, morendo nel 2019 a 72 anni per problemi di cuore.
Nel 1995 muore a 47 anni uno dei più grandi talenti del blues bianco. Rory Gallagher soccombe alle complicazioni di un trapianto di fegato in seguito ad eccessi alcolici.
A 37 anni, nel 1997, viene trovato morto impiccato Michael Hutchence degli Inxs, suicidio o forse autoasfissia erotica. Nel 2001 si impicca alle Hawaii anche il quarantatrenne Stuart Adamson dei Big Country. Due artisti che hanno lasciato un segno negli anni Ottanta e si trovano a disagio nei decenni successivi.
La star del country rock John Denver muore in un incidente aereo nel 1997, a 53 anni. Appassionato di volo, precipita ai comandi del suo biposto nella baia di Monterey in California.
Il figlio non troppo amato di Tim, Jeff Buckley ha solo trent’anni nel 1997, ma già una bella dimensione artistica, quando annega accidentalmente nel Wolf River per farsi un bagno vestito.
Nello stesso anno se ne va, neanche cinquantenne, per un tumore, Laura Nyro, cantautrice raffinata e poco compresa.
Shock tra il pubblico di un festival a Palestrina nel 1999. Mark Sandman, leader dei Morphine, si accascia sul palco dopo un brano e non si rialzera più. Fulminato da un attacco cardiaco a 46 anni.
Ancora nel 1997 perdiamo a 51 anni per sclerosi multipla Ronnie Lane, cantante e bassista, fondatore di Small Faces e Faces.
George Harrison muore di cancro, cinquantottenne, nel 2001.
Grunge is dead. Nel 2002 muore a 35 anni per overdose di speedball Layne Staley, cantante degli Alice in Chains. Molto prima, nel 1990 la droga aveva ucciso Andrew Wood, voce dei Mother Love Bone. Un’ overdose di cocaina nel 1995 si porta via anche Shannon Hoon, voce e chitarra dei Blind Melon, ad appena 28 anni. Ne ha 53 Shawn Smith, cantante di Brad e Satchel, quando si spegne nel sonno per le complicazioni di un diabete. Mark Lanegan degli Screaming Trees sopravvivrà fino al 2022, quando viene trovato privo di vita nella sua casa, a 57 anni.
Nel 2003, a 71 anni, muore per complicazioni diabetiche Johnny Cash, anello di congiunzione tra country e rock and roll, seguendo dopo pochi mesi l’amata moglie June Carter. La sua versione di Hurt scritta da Trent Reznor diventa così una sorta di testamento spirituale.
Grande e sottovalutato, ci lascia lo stesso anno Warren Zevon, ad appena cinquantasei anni, per cancro. Durante la malattia aveva registrato l’ultimo disco, The Wind.
Il 2005 segna la morte di Jim Capaldi, leggendario cantante e batterista dei Traffic, stroncato da un tumore allo stomaco a 64 anni. Il bassista e polistrumentista Rich Grech se ne era andato quarantatreenne nel 1990 per insufficienza renale ed epatica da alcolismo.
Triste morte nel giorno di Natale, nel 2006 per the Godfather of Soul James Brown che se ne va a 73 anni malconcio per problemi di cuore e tumore alla prostata. Stesso destino, dieci anni più tardi, per un adepto come George Michael, andatosene anche lui per problemi cardiaci nel 2016, ma a 53 anni.
Il 2007 si porta via a settantacinque anni Joe Zawinul, tastierista e compositore di origine austriaca, tra gli inventori del jazz rock. Era da tempo malato di cancro. Wayne Shorter, leggendario sassofonista e compagno di viaggio nei Weather Report, lo segue nel 2023
Con il batterista Mitch Mitchell nel 2008, a sessantadue anni per alcolismo, muore l’ultimo dei componenti della mitica Jimi Hendrix Experience. Il bassista Noel Redding era scomparso cinque anni prima a 57 anni per cirrosi epatica.
Nel 2008 muore di cancro a 65 anni Richard Wright, eccelso tastierista e ci si rende conto dell’importanza che aveva nell’economia del suono dei Pink Floyd. Due anni prima era scomparso un altro fondatore, Syd Barrett, il “crazy diamond” comunque arrivato a sessant’anni nonostante le previsioni.
Minato dal cancro al pancreas, se ne va nel 2009, prima di compiere 59 anni, il desperado del rock and roll Willy De Ville. Un’insufficienza cardiaca stronca a 62 anni, ancora nel 2009, Erick Lee Purkisher (Lux Interior) e chiude la saga psychobilly dei Cramps.
Pete Quaife, primo bassista e fondatore dei Kinks, scompare nel 2010 a 66 anni per una grave insufficienza renale. Ray Davies lo saluta a Glastonbury quell’anno dicendo “Non sarei qui oggi se non fosse stato per lui”.
E’ il 2011 quando Amy Winehouse viene trovata morta (niente droga, solo tracce di alcol) nella sua casa d Londra, anche lei a 27 anni come Janis Joplin, alla quale era stata spesso accostata e lo sarà anche nella fine. Un’altra voce femminile tormentata si spegne nel 2018 a 46 anni, quella di Dolores O’Riordan dei Cranberries, annegata nella vasca da bagno dopo un’ubriacatura.
Clarence Clemons lascia definitivamente la E Street Band di Bruce Springsteen nel 2011. Il Big Man viene abbattuto da un ictus a 66 anni dopo una settimana di ospedale. Lo sostituisce il nipote, Jake Clemons. Due anni prima la band aveva perso un altro pezzo importante, il tastierista Danny Federici, morto a 58 anni per un melanoma.
Nel 2012 se ne va a 72 anni per cancro Levon Helm, cantante e batterista di The Band. Il bassista e cantante Rick Danko aveva mollato gli ormeggi nel 1999, a 56 anni, per un un infarto dovuto ad alcol e stupefacenti. Prima ancora il tastierista e cantante Richard Manuel aveva tolto il disturbo nel 1986 impiccandosi a 42 anni dopo un concerto. Ronnie “The Hawk” Hawkins, il cantante con cui avevano cominciato, sopravvive a tutti fino al 2022, quando muore a 87 anni per vari problemi di salute.
La lunga strada di JJ Cale, maestro di Eric Clapton e Mark Knopfler,si interrompe improvvisamente a 74 anni nel 2013 per un attacco di cuore. Un anno dopo salutiamo anche il bluesman albino Johnny Winter, trovato morto per cause non rivelate nella sua stanza d’albergo dopo un concerto a Zurigo. Aveva 70 anni e soffriva di enfisema.
Ray Manzarek, tastierista dei Doors e mente musicale del gruppo, raggiunge l’amico Jim Morrison nel 2013, a 74 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Il 2016 si porta via anche, a 57 anni, Prince, poliedrico folletto funk di Minneapolis, per overdose accidentale di farmaci, un po’ come Michael Jackson che l’aveva preceduto cinquantenne nel 2009.
Il bassista Jack Bruce è il primo dei leggendari Cream ad andarsene, settantunenne nel 2014, malandato nella salute, ma ancora on the road. Lo segue nel 2018 l’eclettico batterista Ginger Baker, tra i primi a fare jazz fusion, a ottant’anni per problemi cardiaci.
La voce roca di Joe Cocker si spegne per sempre nel 2014. Ha cantato fino all’ultimo, ma deve cedere settantenne ad un cancro ai polmoni. Due anni dopo lo segue, settantaquattrenne, il compagno di avventure musical Leon Russell che muore nel sonno dopo un infarto.
Gli Yes salutano nel 2015 Chris Squire, bassista del gruppo dal 1969, pioniere e innovatore dello strumento. Se ne va a 67 anni per una malattia del sangue
Muoiono non giovani, entrambi nel 2016, il tastierista e compositore Keith Emerson e il bassista, chitarrista e cantante Greg Lake degli EL&P. Il primo però si suicida a 71 anni con un colpo di pistola perché una malattia alla mano gli impedisce di suonare come una volta. Il secondo dopo pochi mesi, a 69 anni, dopo una lunga battaglia con il cancro.
La morte di Glenn Frey, a 67 anni nel 2016 per artrite reumatoide, mette probabilmente la parola fine ad un’ennesima reunion degli Eagles.
Il dio selvaggio del suicidio conduce con sé nel 2017 le anime tormentate di Chris Cornell (a cinquantadue anni) e poi, proprio nel giorno del compleanno di Cornell, quella del quarantenne Chester Bennington dei Linkin Park che erano legati da una fortissima stretta amicizia.
Tom Petty spezza i cuori di molti andandosene anche lui nel 2017 poco prima di compiere 67 anni per un’overdose di farmaci.
L’anno si porta via anche Malcolm Young, chitarrista ritmico degli AC/DC che cede a 64 anni ai suoi problemi di salute complicati da demenza senile.
Mark Hollis, genio art pop dei Talk Talk, ci lascia a 64 anni nel 2019 dopo una breve malattia. Si era ritirato dalle scene nel 1998.
Nel 2019, a 77 anni, muore di cancro Larry Taylor, penultimo dei Canned Heat originali che furoreggiarono a Woodstock a lasciare questo mondo. Al Wilson se l’è portato via un’ overdose di barbiturici a soli 27 anni nel 1970. Poi se ne era andato il corpulento cantante Bob “The Bear” Hite, a 38 anni nel 1981 per aver sniffato una quantità di eroina pensando fosse cocaina e quindi nel 1997 per insufficienza cardiaca e respiratoria il chitarrista Henry Vestine, a 52 anni. Il batterista messicano Fito de La Parra, 77 anni, è ancora tra di noi.
Scompare a 66 anni nel 2020 dopo una lunga malattia Lyle Mays, uno dei tastieristi più sensibili e creativi del jazz rock, compagno d’avventure musicali per lunghi anni di Pat Metheny. Il pop jazz raffinato del chitarrista Walter Becker, altra metà degli Steely Dan con Donald Fagen, viene stroncato a 67 anni da un tumore all’esofago nel 2017.
Fino all’ultimo dietro i tamburi dei Rolling Stones dal 1963, muore nel 2021 dopo un’operazione di urgenza al cuore il batterista Charlie Watts. Aveva ottant’anni compiuti e in precedenza aveva sconfitto dipendenza dalle droghe e un cancro alla gola.
Nel 2022 i Depeche Mode rimangono in due. Il tastierista Andy Fletcher muore improvvisamente nel sonno a 60 anni per un problema all’aorta. Dave Gahan e Martin Gore sono devastati, ma andranno avanti. Se ne va a 75 anni per cancro Ian McDonald che fu cantante, polistrumentista e fondatore dei King Crimson. Sul finire dell’anno ci lascia anche a 63 anni per un cancro al pancreas Terry Hall che fu il cantante dei mitici Specials, alfieri dello ska-punk in bianco e nero.
Vecchissimi, contro ogni previsione, se ne sono andati i pionieri del rock and roll. Chuck Berry a novant’anni, da tempo malato, nel 2017, Little Richard a 87 nel 2020 per un tumore alle ossa e per ultimo Jerry Lee Lewis nel 2022 alla stessa età, di polmonite. Un millennio dopo l’eternamente giovane Holly.
Anche Aretha Franklin ed Etta James, voci magistrali, hanno avuto una vita più lunga di molte colleghe. La prima è morta nel 2018 di cancro al pancreas a 76 anni. La seconda nel 2012, poco prima di compiere i settantaquattro, di diabete e leucemia.
Sua maestà Bob Dylan (82 anni il 24 maggio) e John Mayall (90 il 29 novembre), così come Paul McCartney (81 il 18 giugno), Ringo Starr (83 il 7 luglio), Brian Wilson (81 il 20 giugno), Joni Mitchell (80 anni il 7 novembre) e i Glimmer Twins Mick Jagger e Keith Richards anche loro in viaggio verso i fatidici 80, rispettivamente il 26 luglio e il 18 dicembre, sono tuttora tra noi. Buddy Guy, 87 anni il 30 luglio, è l’ultimo leggendario bluesman ancora rimasto sulla Terra, dopo che BB King è morto di diabete nel 2015 a 89 anni e Muddy Waters si è addormentato per sempre nel 1983 a 70 .
Nel solo mese di gennaio, il 2023 ha già falciato il grande chitarrista Jeff Beck, morto a 78 anni per una rara meningite batterica, David Crosby che ci ha lasciato a ottantun anni dopo tanti problemi di salute e Tom Verlaine, poeta urbano dei Television, a 73 anni dopo breve malattia.
Ryuichi Sakamoto, grande compositore giapponese, , ha perso definitivamente la sua battaglia contro il cancro, a 71 anni, il 28 marzo scorso
Dobbiamo farci l’abitudine perché, purtroppo, nessuno è eterno. La musica, per nostra fortuna, sì.