Duane Allman, il genio irrequieto della chitarra che amava la velocità

La velocità è un concetto fisico su cui si poggia il senso della nostra esistenza. La velocità è un’accelerazione temporale capace di regalare adrenalina, ma necessita di perfezione e richiede una grossa dose di coraggio. Perché la velocità va a braccetto col rischio e i motociclisti lo sanno perfettamente. Duane Allman si avvicinó al mondo del motociclismo che era ancora un bambino. Chi lo conosceva bene raccontava che corresse come un matto incurante del pericolo.
O forse sfidava consapevolmente quella sorte che che tanto gli aveva tolto fin dalla prima infanzia.

Duane nasce il 20 novembre del 1946 a Nashville nel Tennessee. Il suo soprannome, con il quale è ancora oggi ricordato, era Skydog. Alcuni pensano che fosse un riferimento al suono della sua chitarra; altri raccontano che fosse una variante del soprannome “Skyman” che gli fu affibbiato da Wilson Pickett. Era il più grande di due fratelli e suo padre, un militare, fu assassinato da un veterano in congedo. Il tragico evento modificò di molto gli equilibri e il destino della sua famiglia. Insieme al fratello Gregg fu mandato a frequentare una scuola militare, ma entrambi non riuscirono ad adattarsi alle rigide regole dell’istituzione. La madre si trasferì più avanti con loro in Florida a Daytona Beach.
Durante una vacanza estiva a Nashville dalla nonna, Gregg ebbe modo di avvicinarsi per primo ad una chitarra. Duane mostrò molta curiosità per lo strumento e litigavano spesso per chi dovesse usarla. Entrambi mancini, impararono comunque a suonare con la destra e molto presto Duane superò il fratello in abilità e si lasciò completamente assorbire dalla voglia di migliorarsi. Si racconta che fermasse il vinile con un piede ripetutamente, esercitandosi con ossessività sempre sullo stesso pezzo. Trascorreva tanto di quel tempo a provare che sacrificò lo studio.

Nello stesso periodo si impossessò della sua prima moto, una Harley 165 che fece a pezzi proprio a causa della velocità. Erano due ragazzini lui e Gregg, quando assistettero al loro primo concerto di Jackie Wilson e B.B.King e per Duane la strada verso la musica era ormai segnata. “Noi dobbiamo riusicire ad essere così” disse al fratello. Per farli smettere di litigare, la madre comprò loro due chitarre: una Fender Music Master per Gregg e una Gibson Le Paul junior rosso ciliegia per Duane.
Nel 1961 Duane lasciò definitivamente la scuola. Nel 1963 insieme al fratello fondò la sua prima band, gli Shafflers in cui cantava, mentre Gregg suonava la chitarra solista. Presto i ruoli si invertirono, non solo per lo spiccato talento di Duane alle sei corde, ma anche perché lui stesso spinse gradualmente il fratello a cantare, convinto che le sue doti canore necessitassero solo di un po’ di fiducia.

The Escorts fu la loro prima vera band, che aprì anche ai Beach Boys nel 1965. A Duane quel nome non piaceva per nulla, ma l’alternativo Allman Joys venne temporaneamente accantonato per non prevaricare sugli altri componenti del gruppo. Non molto più tardi scoprirono che c’era già un’altra band chiamata Escort e ripiegarono proprio su Allman Joys. Duane si era da tempo avvicinato al mondo delle droghe e a volte sniffava colla. Sfidava incoscientemente il pericolo e una volta si arrampicò su un albero di Natale allestito su un tetto, che si piegò all’improvviso rischiando di mandarlo giù di diversi piani.

La band cambiò nome, divennero gli Hour Glass e si mossero verso Los Angeles nel 1967. All’epoca Duane suonava prevalentemente una Telecaster con un manico Stratocaster. Non avevano ancora materiale proprio e si limitavano a suonare cover durante le loro serate. Sul palco erano però così incredibilmente pieni di energia che attirarono l’attenzione di John D. Loudermilk, cantautore e produttore discografico. Li prese a cuore, li portò in vacanza con le sue figlie e si dedicò per un’estate ad insegnare loro a scrivere canzoni proprie. Imparavano in fretta, ma l’esperienza finì prima del tempo perché usavano droghe e portavano minorenni in casa per divertirsi e Loudermilk non se la sentì davvero di rischiare per loro.

Incisero il loro primo singolo, Spoonful di Willie Dixon. Loudermilk ricordava come portassero sempre due pistole in studio e che dovette far riparare il soffitto della sala di registrazione a cui avevano provocato due buchi. Per questo o per altri motivi di loro si disse che erano i peggiori che avessero mai sentito. La band riuscì comunque a registrare i primi due album sotto l’etichetta Liberty Records. Il primo album omonimo non è di certo uno di quelli che lascia il segno. Nel secondo i ragazzi timidamente iniziano a presentare tracce proprie. Duane era uno che amava il controllo e quando si accorse che il produttore Dallas Smith lo stava in qualche maniera spodestando, perse letteralmente la testa.
Ci litigò a più riprese ed a volte lasciò la band nelle sedute di registrazione, tanto che nel brano I Still Want Your Love viene sostituito da Pete Carr. “Fa schifo” dirà Duane alla fine delle sessioni riascoltandolo. “Ho cercato di calmarlo, dicendo qualcosa del tipo: ‘So che non va bene. Avresti fatto molto meglio.’ A dire il vero, avrebbe potuto fare veramente molto meglio di me” raccontò più avanti lo stesso Carr. 

Agli inizi del 1968 gli Hour Glass si sciolsero. A quel punto Duane e Gregg tornarono in Florida e confluirono momentaneamente nei 31st of February, una band folk, per alcuni demo. Il 1968 è anche l’anno in cui Duane inizia a suonare con l’uso dello slide. Duane amava la Gibson in particolare il modello Les Paul, ma era su una Gibson SG che suonava il suo slide. Leggenda vuole che avesse avuto un brutto incidente cadendo da cavallo e si fosse infortunato ad un gomito. Gregg gli lasciò per il suo compleanno sotto il portico di casa l’album di Taj Mahal e una bottiglietta di Coricidin. Duane buttò via le pillole, tolse l’etichetta e usò la bottiglietta come slide per impegnarsi a replicare il brano Statesboro Blues. Taj Mahal aveva fatto una cover dell’originario blues di Blind Willie McTell con l’uso dello slide e Duane aveva letteralmente perso la testa per quella sonorità. “Fai scivolare la bottiglia su e giù fino a quando non esce quello che vuoi. Tu scivoli via fino a quando non l’hai trovato” diceva Duane. Chi lo conosceva aveva capito che quell’ossessione per lo slide nascondeva la ricerca di un suono che fosse suo, unico ed individuale.

La band fece una sua versione di quel brano, che divenne colonna portante del loro repertorio musicale live di quel periodo. Nello stesso anno Duane venne reclutato dai FAME Studios per accompagnare Wilson Pickett nel suo album Hey Jude. Di quel lavoro resta ancora oggi nella nostra memoria la straordinaria cover dei Beatles. Il minuto finale della canzone in cui Duane si esibisce con la sua chitarra è qualcosa di stratosferico, davvero difficile da descrivere a parole. È uno scampolo di abilità e tecnica che si mescola alla passione più pura, un cavallo imbizzarrito che scalpita libero e selvaggio. Quel brano arrivò alle orecchie di un altro straordinario chitarrista, Eric Clapton, che rimase così meravigliato da cotanta bravura da pensare di voler conoscere a tutti i costi Duane.

La sua chitarra accompagnò molti altri artisti R&B come Aretha Franklin, Percy Sledge, Otis Rush e molti altri. Un discorso a parte è la storica collaborazione con Boz Scaggs per il suo primo album omonimo. “Voglio dimostrargli che non dovrebbe prendere la sua dannata custodia per chitarra con me nei paraggi” ebbe a dire Duane, come a rimarcare che la chitarra era il suo personale territorio e sottolineare che era assolutamente consapevole delle sue eccezionali doti musicali. Finding Her rappresenta il primo storico momento musicale in cui definisce il suo stile unico con lo slide. Indubbiamente però quello che resta nella nostra memoria a distanza di più di cinquant’anni è quell’infinita sessione di jamming chiamata Loan Me A Dime. Il brano inizialmente durava quasi quaranta minuti, ma fu ridotto a poco più di dodici. C’è un primo assaggio di assolo di chitarra nei primi due minuti, che a metà brano si esprime con maggiore ampiezza in tutta la sua bellezza.
È una chitarra che risponde lamentosa e vibrante al cantato blues di Boz, sottolineandone l’impatto emotivo in un rimbalzo di malinconia travolgente. C’è un’incredibile abilità nel disegnare i suoni con precisione, quasi come a scolpire a mani nude il cuore di chi lo ascolta. La magia esplode però dopo i sette minuti quando Duane suona come un posseduto e crea un’alchimia corale con il resto della band con un’intensità impetuosa e trascinante.

Sempre nel 1968 Duane rimette su la band e richiama il fratello Gregg come vocalist e tastierista. Nascono gli Allman Brothers e nel 1969 vede la luce il loro primo album omonimo. Il disco si apre con una scanzonata Don’t Want You No More dal gusto R&B che sembra un preludio di energia frizzante con un duetto fra tastiera e chitarra. Il brano confluisce con continuità in quello successivo, It’s Not My Cross to Bear in cui i primi 45 secondi sono quelli di un assolo malinconico e commovente.
Dreams ha una base valzer in 3/4 e si mescola agli assoli precisi e avvolgenti di Duane che colorano il brano di sfumature psichedeliche, il tutto unito alla voce ruvida e incisiva e all’hammond di Gregg. 

Gli Allman si trasferirono all’epoca in una grande casa. Duane aveva una figlia e con loro vivevano anche il bassista Berry Oakley e la sua compagna con la loro figlioletta, nonché Gregg e la sua fidanzata di allora, sorella di Berry. La grande famiglia Allman non aspettò gli allori del primo album che peraltro non arrivarono. Ricominciarono come sempre a suonare dal vivo e lavorarono alacremente alle nuove canzoni. Quando qualcuna sembrava da buttar via, Duane la riprendeva insieme a tutti loro per renderla migliore. Dopo sei mesi e tre studi di registrazione diversi finalmente pubblicarono nel 1970 il loro secondo album, Idlewild South. Appare evidente ancor più che in passato che si cerchi di imprimere un senso di immediatezza sonora. Nelle sedute di registrazione capitava spesso che gli strumenti si accavallassero, ma l’intenzione era proprio quella di suonare in studio come se fossero dal vivo.

Il brano più complesso di tutto l’album è indubbiamente In Memory of Elizabeth Reed. La traccia strumentale è ricca di contaminazioni che variano dal blues al jazz, si sviluppa su tre temi musicali e presenta una coralità impressionante fra la sezione ritmica e gli assoli di chitarra. Scritta da Dickey Betts, l’altra chitarra solista della band, mantiene ancora oggi il mistero del titolo particolarmente evocativo. L’unica certezza che abbiamo è che il nome di Elizabeth Reed lo trassero dall’iscrizione su una tomba del cimitero di Macon, posto che frequentavano per rilassarsi e trovare la vena creativa. Nemmeno questo album raccolse un grande clamore, ma riuscì ad entrare nella top 200 e questo segnò comunque un bel traguardo per la band.

Mentre lavoravano al loro secondo album il produttore Tom Dowd ricevette una telefonata dal manager di Eric Clapton che lo richiedeva per il suo album. Duane mostrò entusiasmo e chiese di potersi unire a lui per conoscere ‘il ragazzo dei Cream’. Quando Tom raggiunse Clapton ai Criteria Studios di Miami gli raccontò dell’interesse manifestato da Duane e aggiunse che gli Allman si sarebbero esibiti proprio quella sera in città. Clapton si esaltò all’istante e propose di andare a sentire quel chitarrista che lo aveva così tanto appassionato nella cover di Hey Jude con Wilson Pickett. Subito dopo il concerto, nonostante fosse notte fonda, Duane e Clapton rimasero a suonare, scambiarsi accorgimenti e trucchi sulle chitarre. Inutile sottolineare che fu un vero e proprio incontro fra anime gemelle. 

Quella magia che li univa esitò in una superband, i Derek and The Dominos, che pubblicò un solo album in studio, Layla and Other Assorted Love Songs. Duane duetta con Clapton in tutte le tracce tranne che nei primi tre brani. Resta però agli annali della storia del rock la stratosferica Layla in cui le loro chitarre creano un mix unico ed irreplicabile di abilità e passione allo stato puro. Duane stesso raccontò nei dettagli di aver suonato la sua Gibson, mentre Clapton duettava con la Fender. A parer suo la Fender e il bending di Clapton creavano un suono scintillante, mentre la sua Gibson e lo slide generano una specie di urlo ad alto volume. Clapton più avanti descrisse Duane come un “fratello musicale che non avevo mai avuto ma che avrei sempre voluto”.

Nel 1970 c’è spazio per un’altra incredibile collaborazione di Duane con John Hammond Jr. nel suo album Southern Fried. Hammond non era molto contento della band che lo accomoagnava, ma quando quel ragazzo con i capelli rossi e i baffi che sconfinavano nella barba varcò la porta degli studi le cose decisamente cambiarono. Shake for Me ha il sapore del blues del sud. La chitarra di Duane accompagna in una maniera impareggiabile il cantato e l’assolo è un capolavoro di tecnica e frenesia che sembra accendersi ancor di più nel finale proprio mentre il brano sfuma. Nel novembre del 1970 Duane collabora all’album di Laura Nyro, Christmas and the Beads of Sweat. Il mese successivo Duane disse quell’esperienza “Non ci ho suonato molto, solo un paio di parti. È stato davvero piacevole, è una vera ragazza esaltante e una fantastica artista e compositrice”.

Nel luglio del 1971 la band pubblica At Fillmore East, il terzo album e il primo dal vivo. È un pezzo epocale, considerato uno degli album live migliori della storia del rock ed occupa la posizione 49 nella lista dei 500 migliori album secondo la rivista Rolling Stone. La band si era esibita in più di trecento serate durante tutto il 1970 anche per assestare una situazione economica per nulla fiorente.
Il successo arrivò proprio con questo album live e con una popolarità che aumentò soprattutto grazie alle loro preziose esibizioni dal vivo.

Il 29 ottobre del 1971, nel pieno della sua incredibile carriera professionale, Duane ebbe il terribile incidente stradale nel quale perse la vita. Era alla guida della sua Harley-Davidson, quando un camion gli tagliò la strada ad un incrocio costringendolo a sterzare e perdere il controllo del veicolo. Nonostante la manovra, colpì la parte posteriore del camion, fu sbalzato e la sua moto gli finì addosso. Era ancora vivo quando fu portato in ospedale e ma non riuscì a salvarsi per le gravi lesioni interne.
Il mese successivo avrebbe compiuto venticinque anni.

“Sono stati giorni molto felici” ha ricordato il fratello Gregg “Non avevamo molti soldi. Beh, Duane ha avuto una quantità considerevole di sessions, ma nessuno era ricco. Ma non ci importava perché stavamo suonando la nostra musica. Le nuove canzoni nascevano durante le provePerché quando una nuova canzone si schiude e funziona e scatta, amico, è come se arrivasse il Natale. Penso che la sua musica vivrà per molto, molto tempo, e la sosterrò finché sarò in giro. E l’ho amato”.
L’epitaffio sulla tomba di Duane recita così: “Amo essere vivo e sarò l’uomo migliore che posso. Prenderò l’amore ovunque lo trovo e lo offrirò a tutti coloro che lo prenderanno – cercheranno la conoscenza da quelli più saggi – e insegnerò a coloro che desiderano imparare da me”.

Duane Allman era un cavallo di razza e aveva addosso un incanto che persino i suoi famosi colleghi percepivano nettamente. In soli dieci anni di esercizio alla chitarra aveva raggiunto livelli inimmaginabili di abilità tecnica. È inserito nei primi cento chitarristi nella classifica della rivista Rolling Stone, nel 2003 secondo solo a Jimi Hendrix. Il suo pregio più grande era quel coraggio di sperimentare con spavalderia. Il senso di libertà e la sfida continua a superare le dimensioni dello spazio e del tempo restano per sempre marchiate nella sua musica. Duane Allman con il suo stile unico dello slide ha inventato il Southern Rock e molti gruppi, compresi i Lynyrd Skynyrd, ne sono stati profondamente influenzati. Non aveva avuto indugi nel rincorrere il suo sogno con una meticolosità che solo le più grandi passioni garantiscono. Se conoscete un ragazzo a cui piace la chitarra, parlategli di Duane Allman e raccontategli la sua vita: gli regalerete una delle più belle e malinconiche favole della storia del rock. 

ascolti

  • The Allman Brothers – omonimo (1969)
  • Wilson Pickett – Hey Jude (1970)
  • The Allman Brothers – Idlewild South (1970)
  • The Allman Brothers- At Fillmore East, live (1971)
  • Derek and the Dominos – Layla and Other Love Songs (1970)

parole

  • Skydog: The Duane Allman Story: Skydog. The Duane Allman Story – Randy Poe (ed. Hal Leonard)

visioni

  • Song of the South: Duane Allman and the Birth of the Allman Brothers Band – regia Tom O’Dell, 2013

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