J.J. Cale ti illumina d’immenso. Maestro riconosciuto di gente come Eric Clapton e Mark Knopfler, è in grado con poche note di creare mondi interi lavorando di sottrazione, con semplicità, andando alle radici del rock and roll, del blues e del country, per creare una musica senza tempo, ideale da ascoltare in sottofondo come con il volume al massimo. Nitida e precisa, nel contempo ricca di anima e di emozione. Ti illumina, sul serio.
Usiamo il presente per parlare di John Weldon Cale perché la musica resta anche se lui ci ha lasciato, purtroppo, il 26 luglio 2013. Ma ci ha lasciato anche un bel pacchetto di album destinati all’immortalità. Si può pescarne uno a caso nella sua non sterminata discografia (15 titoli dal 1971 al 2013) e non si rimarrà mai delusi. Quando si cerca rifugio e pace, un disco di Cale è l’ideale per riconciliarsi con il mondo, lontano da cascate di note inutili e da certo rock fracassone e un po’ ottuso.
Nato a Oklahoma City il 5 dicembre 1938, JJ è l’inventore del cosiddetto “Tulsa sound”, un suono laid-back, rilassato, che abbraccia tutto lo spettro delle sonorità moderne, il rock and roll, il country, il blues e il jazz, il reggae e il calypso. Lo ha messo a punto studiando a Tulsa ai tempi del college la chitarra, ma anche l’ingegneria acustica, creandosi un proprio studio di registrazione per ottenere il suono che voleva, imparando tecnica elettronica durante il servizio militare nell’Illinois.
Malgrado abbia firmato due dei maggiori successi di Eric Clapton, Cocaine e After Midnight (di quest’ultima, preferisco di gran lunga la sua versione, soffusa e notturna), JJ è sempre stato un uomo riservato, tenendosi ben lontano dai riflettori e dalla vita della rockstar. Un artigiano del suono che però è diventato un caposcuola, influenzando decine di cantanti-chitarristi. Ha composto per artisti di diversa estrazione come i Lynyrd Skynyrd e Captain Beefheart.
Il suo carattere tranquillo e schivo non gli ha impedito di essere amato da schiere di fans e apprezzato anche nel mondo dell’industria musicale per la sua capacità di produrre musica di alta qualità in modo indipendente e autonomo. Ha sposato nel 1995 Christine Lakeland, chitarrista che oltre ad essere sua compagna di vita, suona quasi in tutti i suoi dischi ed ha avuto un ruolo determinante nella produzione. Clapton lo ha spesso invitato al suo Crossroads, il raduno annuale di chitarristi dove ha ricevuto tributi ed ovazioni.
Un “quiet man”, un uomo tranquillo, insomma, ma capace di esercitare un’influenza enorme su tanti artisti, sempre considerato con rispetto e venerazione. J.J.Cale si è scavato un ruolo importante nella storia dello strumento, creando uno stile unico, raffinato ed efficace, coinvolgente e soft. Basso e batteria nei suoi dischi sono onnipresenti, ma creano un tessuto ritmico soffuso che esalta il suono della chitarra e degli altri strumenti. La voce nebbiosa e indolente, espressiva come quella dei grandi bluesman, è un’ altra caratteristica che ha contributo ad un successo duraturo.
J.J. Cale nel aveva inciso nel 2006 con Clapton The Road to Escondido che contiene anche le ultime registrazioni di Billy Preston, a cui il disco è dedicato. Vi compaiono musicisti come John Mayer, Albert Lee, Derek Trucks, Pino Palladino, Doyle Bramhall II e l’album che rappresenta l’unica collaborazione tra i due musicisti nell’arco di un intero disco ha vinto il Grammy Award nel 2008 come migliore opera blues.
Nel 2013 fu pubblicato il tribute album The Breeze: An Appreciation of JJ Cale (dal titolo di uno dei suoi brani più famosi, Call Me The Breeze) voluto da Eric Clapton, Tom Petty e Mark Knopfler, in cui compaiono ancora i giovani discepoli John Mayer e Derek Trucks.
L’ultimo album di Cale, Stay Around, è uscito sei anni dopo la sua morte e contiene canzoni da lui registrate e mixate, pubblicate grazie alla passione della moglie Christine e dell’amico e manager Mike Kappus, con musicisti del giro di Neil Young come Jim Keltner, Tim Drummond, David Briggs, Spooner Oldham, Kenny Buttrey. L’unico brano non firmato da JJ è My Baby Blues, composto dalla Lakeland nel ‘77, un addio all’amato marito e compagno di musica per tanti anni.
Ma anche un modo, come tutto l’album, per ricordare che lui “è ancora in giro”
ascolti
- Okie (1974)
- 5 (1975)
- Troubadour (1976)
- Shades (1981)
- Grasshopper (1982)
- Travel Log (1990)
- The Road To Escondido (2006)
- Stay Around (2019)