Arrivederci anche a David Lindley, l’uomo che nel buio vestiva di poesia sonora le canzoni di Jackson Browne, ma è stato molto altro ancora nella storia della nostra musica. Violino e lap steel guitar per dare un tocco inconfondibile ai brani, una presenza discreta sul palco che ad un certo punto esplodeva nel falsetto maniacale di Stay, alla fine dei concerti di Running On Empty. Una vita spesa per la musica, a fianco pure di Warren Zevon (dal secondo all’ultimo album), Bob Dylan, David Crosby, Graham Nash in altre formazioni e da solo, lasciando un’impronta nel rock d’autore.
Ha suonato con artisti di differenti generi musicali, da Curtis Mayfield a Dolly Parton, da Linda Ronstadt a Leonard Cohen, da Terry Reid a Ben Harper, da Joe Walsh a Ry Cooder. Come Ry, era una sorta di enciclopedia vivente della musica americana, capace di caratterizzare un brano con pochi tocchi, in un sound che era un vero e proprio marchio di fabbrica. Non per nulla la rivista American Guitar lo definì un “maxistrumentista”. Suonava infatti indifferentemente chitarra elettrica ed acustica, lap steel, violino, ma anche basso e contrabbasso, banjo e mandolino e strumenti meno conosciuti come bouzouki, hardingfele, bajama, cetera, gumbus, charango, chitarra weissemborn, cumbus e zither.
David Perry Lindley era nato a San Marino, contea di Los Angeles, sulle San Raphael Hills, il 21 marzo 1944. Ragazzo prodigio, a tre anni suonava il violino e sin da adolescente era un virtuoso di banjo e ukulele. A diciotto anni aveva giò vinto per la quinta volta di seguito il Topanga Banjo Fiddle Contest. Nel 1966 era entrato nel gruppo rock psichedelico dei Kaleidoscope, lasciato nel 1970 dopo aver inciso quattro album, tra cui il fondamentale A Beacon from Mars (1967).
Si è dedicato molto all’attività di turnista, suonando anche in parecchi concerti dal vivo. La (relativa) fama arri va con Jackson Browne, è una fedele presenza nel gruppo da For Everyman (1972) fino a Hold Out (1980), contribuendo in modo determinante agli show dal vivo . Il suo violino su For a Dancer e Before the Deluge dal capolavoro Late for The Sky (1974) è una presenza importante, sottolinea i passaggi del brano ed esplode in soli di rara bellezza. Indimenticabile anche la lap steel sulla title track in cui esprime tutta la malinconia e il rimpianto, ma anche la speranza del brano. Dal 1989 al 1997 è tornato a collaborare con Jackson.
Lindley aveva formato anche una propria band, El Rayo-X, con cui fondeva blues, rock, cajun, tex-mex e tutte le musiche possibili, con la quale pubblicò tre album dal 1981 al 1983.
Il suo stile chitarristico ha influenzato artisti come Ben Harper che dichiarò come cercasse agli inizi di imitare la sua slide guitar. Lindley partecipò nel 2006 alle registrazioni di Both Sides of The Gun
Ma pochi sanno che il suo sound unico veniva molte volte o da strumenti di basso costo, venduti nelle grandi catene commerciali che lui sapeva utilizzare magistralmente.Chi è interessato può visionarne lo sterminato elenco sul suo sito web ufficiale, anche se lui ammetteva spesso di non sapere quanti ne possedesse effettivamente, collezionati dal 1960.
All’inizio degli anni Novanta era andato in tour con il musicista giordano Hani Naser, aggiungendo svariati tipi di percussioni al suo repertorio. In tempi recenti ha suonato e registrato anche con il percussionista reggae Wally Ingram. La sua ricerca musicale si è spinta anche in Turchia, Grecia e Madagascar. Ha collaborato a lungo anche con Henry Kaiser, chitarrista ed etnomusicologo, con cui aveva inciso album di musica popolare sull’isola asiatica e in Norvegia.
Tornato in tour in Spagna nel 2006 con l’amico Browne, è protagonista del doppio cd che ne fu tratto nel 2010, Love Is Strange: En Vivo Con Tino che vinse anche un premio come miglior album live. Il suo ultimo album solista (dei tre) è del 2008 e si intitola Big Twang.
Ha suonato in pubblico l’ultima volta al Folk Music Center di Claremont, cittadina californiana dove ha vissuto per tanto tempo, il 21 settembre del 2019.
David Lindley era uno strumentista eccezionale, non soltanto dal punto di vista tecnico, ma capace con le sue corde di toccare i sentimenti, suscitare emozioni, esprimere la bellezza di un brano attraverso note ben assestate. Nella storia della musica che amiamo, un gigante al fianco praticamente di tutti gli artisti più importanti, in America e non solo. Capelli lunghi, camicie chiassose, pantaloni larghi e basettoni oversize. Lo ricorderemo sempre così.
(La foto di David Lindley è di Rob Bruce)
ascolti
- Kaleidoscope – A Beacon from Mars (1967)
- Jackson Browne – Late for The Sky (1974)
- Jackson Browne – Late for The Sky (1976)
- El Rayo-X – El Rayo-X (1981)
- Warren Zevon – Sentimental Hygiene (1987)
- Big Twang (2008)