Heaven Report, Wayne Shorter raggiunge Joe Zawinul e Jaco Pastorius nel trio delle meraviglie

Se n’é andato, a 89 anni, Wayne Shorter, sassofonista mirabile, protagonista del jazz-rock negli anni Settanta con i Weather Report, uno dei gruppi più eccitanti e formidabili che abbiano mai calcato un palco. Mi piace pensare che si sia ricostituito il trio delle meraviglie insieme al tastierista eccelso Joe Zawinul, scomparso nel 2007 a 75 anni e a Jaco Pastorius, il superbassista, morto giovane a 35 anni per le conseguenze di un pestaggio violento e assolutamente gratuito.

Insieme, i tre diedero vita ad una band straordinaria, capace di portare il jazz alle folle degli stadi ibridandolo con il rock, il blues, la classica e l’elettronica, scavando tra ritmo, cuore ed intelletto, creando composizioni complesse ma in grado di colpire l’immaginazione. Zawinul e Shorter erano entrambi allievi di Miles Davis, il primo a creare l’intreccio tra due territori musicali finora accuratamente separati. Erano insieme nel capolavoro davisiano In a Silent Way del 1969 (il brano del titolo è scritto da Joe) in compagnia di altri mostri sacri come John McLaughlin, Herbie Hancock, Chick Corea, Dave Holland, Tony Williams. I due portarono la mistura jazz rock ad un livello di ebollizione da cui poi sarebbe scaturita tutta la fusion a venire, i cui protagonisti figurano già in quell’album, 38 minuti di pura bellezza sonora.

Insieme partecipano anche a Bitches Brew del 1970, poi fondano i Weather Report con un altro grande bassista, il cecoslovacco Miroslav Vitous, il batterista Alphonse Mouzon e il percussionista Airto Moreira pubblicando dischi favolosi come I Sing The Body Electric (1971), Sweetnighter (1973) e Mysterious Traveller (1974) dove Vitous è sostituito da Alphonso Johnson. Album che non dovrebbero mancare in una discografia che si rispetti e che definiscono il nuovo suono jazz-rock di quegli anni, come nei tredici minuti della funkeggiante Boogie Woogie Waltz.

L’arrivo di Pastorius, spettacolare, eccentrico, spericolato ma anche musicista rigorosissimo e creativo, porta la band a livelli assoluti. Con lui i Weather incidono pietre miliari della discografia come Black Market del 1976 ed Heavy Weather del 1977. Ma Jaco ebbe spesso conflitti con Zawinul che portarono al suo progressivo allontanamento dopo Night Passage (1980). D’altra parte, i Weather erano un supergruppo in cui si incontravano fortissime individualità. La band proseguì richiamando Alphonso Johnson e poi Victor Bailey al suo posto e continuò una fortunata carriera fino al 1986, quando anche Shorter se ne andò (Zawinul proseguì con altri musicisti), mentre Pastorius intraprendeva la strada solista che purtroppo si sarebbe interrotta tragicamente dopo soli due album.

Shorter, nato a Newark (New Jersey) il 25 agosto 1933, era stato iniziato involontariamente al jazz dal padre che lo ascoltava alla radio tornando a casa dal lavoro. Scopre così Thelonious Monk, Charlie Parker e il bebop, Bud Powell, Coleman Hawkins e Lester Young, il suo modello diventa John Coltrane. Studia musica per quattro anni alla New York University, suona con Horace Silver e Maynard Ferguson, nella cui orchestra conosce Zawinul. Nel 1959, a ventisei anni incide il suo primo album solista, cui ne seguiranno altri ventiquattro fino a Emanon (2018). Fa parte dei Jazz Messengers di Art Blakey, anche per le sue doti di arrangiatore e compositore, andando in tour in Europa e Giappone con loro fino al 1964. Poi entra nella formazione di Miles Davis con cui rimarrà fino al 1970, e si avvicina definitivamente al sax soprano. Con Davis partecipa alle incisioni di cnque album da E.S.P. e i lavori in quintetto fino a Bitches Brew.

Negli ultimi tempi aveva formato un quartetto con Danilo Perez alle tastiere, John Patitucci al contrabbasso e Brian Blade alla batteria che ha segnato il suo ritorno alla musica acustica e il passo definitivo nella free improvisation.

Il sax di Wayne Shorter impreziosice anche diversi dischi di Joni Mitchell da Don Juan Reckless Daughter fino a Shine. Con la cantautrice canadese avviò una lunga collaborazione, arrivata al 2007, che lo rese famoso anche al pubblico del rock. Il suo sax nella versione orchestrale di Be Cool da Travelogue (2) è magistrale e lirico, guida una big band che rievoca le sonorità degli anni quaranta.

Shorter è autore anche di un grandissimo solo su Aja degli Steely Dan nel1977, poi ha lavorato in seguito con Don Henley, Carlos Santana, Pino Daniele e i Rolling Stones. Il popolo del rock più raffinato ha imparato ad apprezzarlo da qui.

Ed ora è nell’eternità che spetta ai grandi, insieme a Jaco e Joe.

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