A partire da Elvis Costello che ha appena fatto uscire un disco con Burt Bacharach, seguito dell’album del 1999, non sono pochi nel mondo del rock (e affini) ad essere stati influenzati o ad aver interpretato brani del compositore americano appena scomparso. La sua musica ha sicuramente ispirato non poco i Beatles e Brian Wilson per i suoi capolavori Pet Sounds e Smile, tracce di BB si trovano nei lavori dei Prefab Sprout come di Suzanne Vega, di Joni Mitchell come degli Steely Dan. Un pop raffinato e orecchiabile che in realtà è frutto di un maniacale lavoro compositivo anche in un brano di due o tre minuti.
Una delle interpretazioni più interessanti è indubbiamente quella di Walk On By (nell’album Black and White del 1978) che gli Stranglers hanno trasformato in una divagazione psichedelica e doorsiana, un viaggio oscuro, straniante e irresistibile di sei minuti dentro una melodia originariamente solare, dominato a vicenda dall’organo di Dave Greenslade che riecheggia Ray Manzarek, dal basso insistente di JJ Burnel, dalla chitarra acida di Hugh Cornwell e dalla batteria sapiente di Jet Black.
L’interprete per eccellenza di Bacharach è stata Dionne Warwick (classe 1940), regina del pop soul elegante, nipote di Cissy Houston e quindi cugina della sfortunata Withney. Da Do You Know the Way to San Jose (Grammy Award nel 1968) a That’s What Friend Are For (scritta da Burt con Carole Baye Sager) che le fruttò altri due Grammies nel 1987, in mezzo a pezzi da novanta come appunto I’ll’Never Fall in Love Again (Grammy 1970), Walk On By, I Say A Little Prayer, What The World Needs Now is Love, I Need Your Love, Don’t Make Me Over, indubbiamente la Warwick deve gran parte dei suoi successi alla collaborazione con Bacharach, senza dimenticare le liriche di Hal David.
Una grande cantante come Aretha Franklin ha fatto di I Say a Little Prayer un saggio di stile, unendo pop e gospel in modo magistrale nell’album del 1968 Aretha Now. Il brano è caratterizzato dal classico botta e risposta con il coro femminile e nasce in modo del tutto casuale, da un’improvvisazione canticchiata durante le pause di registrazione per poi diventare uno dei pezzi forti del disco. Bacharach che non aveva peli sulla lingua, dichiarò che preferiva di gran lunga questa versione a quella di Dionne.
Del pezzo esistono anche versioni di Gloria Gaynor e, in italiano, di Giuni Russo quando si chiamava ancora col vero nome di Giusy Romeo con il titolo I primi minuti nel 1969. Esiste anche una versione strumentale acid jazz del James Taylor Quartet su Wait a Minute del 1988.
Isaac Hayes, re della black music, ha interpretato non solo Walk On By ma anche The Look of Love portandola a undici minuti con superbi arrangiamenti nella colonna sonora del film The Dead Presidents che è una sorta di compilation di mostri sacri del genere, con brani di Sly Stone, Curtis Mayfield, Barry White, Al Green, James Brown e Aretha.
La versione più conosciuta di The Look of Love è quella di Dusty Springfield che vi infonde toni drammatici come la sua vita e figura in un altro soundtrack, quello di 007 Casino Royale.
Non possiamo dimenticare la bellissima versione che i Carpenters, fratello e sorella, fecero di Close to You, portandola ad un livello emozionale altissimo con la voce di Karen, purtroppo scomparsa molto giovane che era anche una bravissima batterista.
Tra i gruppi più dichiaratamente influenzati da Bacharach ci sono gli Steely Dan e lui ricambiò il favore dicendo in più di un’intervista che il loro Aja del 1977 era uno dei suoi album preferiti. In un pezzo del disco come Black Cow ci sono complessi cambi di accordi e arrangiamenti di fiati riconducibili allo stile di Burt. E Donald Fagen una volta ebbe a definire la musica di Bacharach “pop songs con accordi alla Ravel”.
Nel loro album del 1984 Welcome to The Pleasure Dome i Frankie Goes to Hollywood infilarono Do You Know The Way To San Josè con la solita classe dandy e un po’ sorniona di Holly Johnson, in un lavoro caratterizzato da fusione tra disco, elettronica, new wave e grandi classici come appunto questo del 1968.
La famosissima Raindrops Keep Fallin’ On My Head, dalla colonna sonora dell’indimenticabile film Butch Cassidy con Paul Newman e Robert Redford è stata resa anche in modo abbastanza filologico dai Flaming Lips, gruppo rock alternativo-psichedelico-pazzariello di Wayne Coyne ed è un punto forte dei loro coloratissimi concerti a base di marionette, sfere di plastica, coriandoli e palloncini. Ma la semplicità efficace di questa canzone ha affascinato anche i Mercury Rev e i Manic Street Preachers.
La voce della poco conosciuta Kristen Vigard fa risaltare la bellezza di God Give Me Strength , una delle ultime composizioni di Burt insieme ad Elvis Costello per il film Grace of My Heart che racconta in maniera romanzata la storia di un’autrice del Brill Building, alter ego di Carole King. The Songs of Bacharach & Costello (2023) celebra in maniera esaustiva la collaborazione tra i due.
Insomma, è un’eredità enorme quella che lascia Burt Bacharach nel mondo del rock e affini. Canzoni e versioni indimenticabili che sono scolpite nella memoria e, in certi casi, sono assolutamente da riscoprire, trovandovi sempre qualche sorpresa.
Sul web esiste l’interessante forum di discussione A House is not a Homepage, parafrasi di un suo celebre brano (www.bacharachonline.com) che vi consiglio assolutamente di visitare per trovarvi curiosità, aneddoti e altre tracce musicali.