Historias de Astor Piazzolla al Celebrazioni di Bologna: tutta la gioia e la malinconia del tango

Le note di Libertango danzate da coppie di ballerini introducono l’omaggio di Miguel Angel Zotto al genio musicale di Astor Piazzolla, innovatore e compositore celebrato in tutto il mondo. Tango.Historias de Astor, andato in scena a Bologna in un Teatro Celebrazioni gremito, racconta la storia di Piazzolla, figlio di emigranti italiani (il nonno Pantaleone era di Trani) nato a Mar del Plata, trasferito a 4 anni con la famiglia a New York e qui diventato enfant prodige del bandoneon a fianco di Carlos Gardel. Va a Parigi nel 1953 con una borsa di studio ottenuta grazie alla sua sinfonia Buenos Aires per perfezionarsi con Nadia Boulanger, l’insegnante più prestigiosa del tempo, e lei lo invita ad abbandonare il pianoforte per esprimersi come sa, con il suo vero strumento.

Insieme, Piazzolla e il bandoneon, serpente musicale che si contrae e si allunga producendo melodie come un organo, reinventano il tango, perché Astor si era formato con compositori classici come Bach, Chopin e Ravel, ma adorava anche il jazz. Così, nasce dalle sue mani una musica nuova, che incorpora elementi del tango classico, ma li mescola ad altri territori sonori. Il suo primo pezzo si chiama Triunfal ed è un successo. Scrive Libertango, Oblivion, Adios Nonino (in morte del padre), Milonga del Angel, forma una sua orchestra. Incontra poi il poeta Horacio Ferrer e insieme compongono Maria de Buenos Aires, l’opera tango che ha una parte importante nello show e di cui Piazzolla affidò l’allestimento di Broadway allo stesso Miguel Angel Zotto, ammirato in uno spettacolo a Parigi.

Tutto ciò viene raccontato sul palco dalla voce narrante di Jessica Lorusso, anche cantante molto espressiva e sottolineato dalle danze dello stesso Zotto (classe 1958) con la giovane partner Daiana Guspero (1987). Insieme ballano avvinghiati e acrobatici, le gambe che si intrecciano come gli sguardi, così come le altre coppie di danzatori della compagnia Tango X2 che danno vita al più sensuale dei balli, costumi splendidi e spacchi che lasciano vedere meraviglie, ben supportati da un quartetto di ottimi musicisti: Nicola Ippolito (pianoforte), Antonio Ippolito (bandoneon), Alessio Menegolli (contrabbasso) e Simone Rossetti Bazzaro (violino) dell’Orchestra Tango Sonos.

E’ spettacolo pieno. E’un’ opera teatrale che fonde musica, danza e parole, mentre di tanto in tanto Piazzolla appare, sullo schermo, a ricordare le sue innovazioni inizialmente contrastate dai puristi. “Perché in Argentina si può cambiare tutto, ma non il tango”, ribadisce. E invece. Dall’Argentina quella musica conquista il mondo, affascinando jazzisti come Gerry Mulligan che sbuca dal video con il suo sax baritono in un “summit” d’epoca, generando epigoni come Richard Galliano, e poi, più avanti nel tempo la fusion con l’elettronica dei Gotan Project. E’ una musica che ha valicato oceani e generazioni, giungendo viva a noi.

In Italia, Piazzolla ce l’aveva portato Milva. E la pantera di Goro viene omaggiata con un video degli anni Settanta in cui canta Yo Soy Maria, poi continuato dal vivo dalla Lorusso rossocrinita e di paillette vestita come la nostra chanteuse che sfodera voce armoniosa e potente come l’altro cantante maschio, Carlos Habiague, spesso sommerso di applausi.

Su tutto, comunque, domina la danza. Astor definì in più di un’occasione il tango, “un pensiero triste che si balla”. Ma non è solo malinconia, è energia pura, sessualità elegante quella che si sprigiona sul palco nei numeri a due, a tre, creando gruppi laocoontici di armonia, muscoli tesi a riprodurre brama di vivere, amore, disperazione, tutta la gamma dei sentimenti che ci colorano la vita. E Miguel Angel danza con la gioia e la vitalità di un ventenne, allacciato alla sua partner nel ballo e nella vita, suscitando applausi e un’ ovazione finale.

E’un godimento assistere a questo spettacolo, presentato in prima mondiale proprio a Trani, da cui tutto cominciò. Ribadisce anche la forza creatrice dei nostri emigranti che non sono solo andati in giro per il mondo a cercare condizioni di vita migliori, ma vi hanno portato cultura, arte, fantasia. Possiamo essere orgogliosi che in Piazzolla scorresse sangue italiano, perché ha composto musica immortale.

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