Tom Verlaine, il poeta visionario delle inquietudini urbane

Nonostante sia una realtà assodata che il corso della vita sia destinato a finire per tutti, l’inizio di questo 2023 è stato davvero difficile per noi amanti del rock. E siamo obbligati a salutare a soli 73 anni anche il grande Tom Verlaine. Annoverato fra i primi 100 migliori chitarristi di tutti i tempi dalla rivista Rolling Stone, ci lascia un’eredità fatta di musica e soprattutto uno stile unico ed eclettico alla chitarra. 

Thomas Miller nasce a Morristown (New Jersey) il 13 dicembre del 1949. Ex-scaricatore di porto e commesso in libreria, era solito dilettarsi con la chitarra fin dalla fine degli anni sessanta. Decide di cambiare il proprio nome e sceglie quello del poeta maledetto Verlaine, definendo così fin dagli esordi la propria immagine di musicista inquieto e libero. Nel 1972 incontrò Richard Hell, redattore di una fanzine underground e con lui e Richard Lloyd alla chitarra ritmica fondò i Neon Boys. Fred Smith prese poi il posto dello stesso Hell al basso e Tom si mise al timone di quelli che divennero i Television. Gli storici fraseggi di chitarra fra Tom e Richard ci hanno regalato alcuni dei momenti più indimenticabili della storia del rock.

Nella loro breve ma intensa esperienza musicale è facile riconoscere un punto d’incontro fra la tradizione rock psichedelica dei Velvet Underground e il successivo movimento punk. A Tom Verlaine stava però stretta la definizione di traghettatore del post-punk, tanto che arrivò a dire : “Non mi interessa molto di avere avuto influenza sulle generazioni successive”. Eppure in un’epoca in cui incalzava il punk e gli assoli di chitarra erano visti come una sorta di blasfemia, Tom Verlaine ebbe il coraggio di rimettere il suono della chitarra in primo piano. Lo fece però tuffandosi in maniera originale in sonorità psichedeliche, più tipiche della viola di John Cale e colorandole di tonalità acide e a volte persino jazzate. Il cantato di Tom è particolare, potrebbe sembrare un androide privo di emozioni e le liriche sono spesso intrise di atmosfere sognanti e surreali. 

Marquee Moon segnò uno spartiacque e al tempo stesso unì due generazioni, creando un mix incredibile ed irresistibile fra quello che c’è stato e quello che sarà. Ci sono i riff minimi e selvaggi del punk, i testi dolorosi che descrivono la solitudine e la desolazione metropolitana e soprattutto gli assoli stratosferici e bizzarri che sfondano le mura del rock tingendosi di suggestioni uniche ed irripetibili. La chitarra di Tom Verlaine è qualcosa di originale, difficilmente racchiudibile in una definizione, se non in quella che gli dà Patti Smith con cui condivise amicizia, amore e collaborazioni professionali. “Il suono della chitarra di Tom Verlaine fa pensare all’urlo di mille uccelli”. Ed è davvero quella l’emozione che si sprigiona nel nostro cuore nel sentirlo suonare: una sensazione fisica di stridente liberazione. Le sonorità definiscono melodie che accarezzano come in Venus e in Guiding Light oppure trascinano imbizzarrite in corse selvagge come in See No Evil


Torn Curtain è una discesa verso gli abissi del dolore e del male, calata in una melodia colorata da atmosfere acide. “Sono incerto quando la bellezza incontra l’abuso. Il sipario strappato ama ogni ridicolo. Lacrime, lacrime. Tornare indietro negli anni. Il sipario strappato che mi dà lo sguardo” sono i versi onirici di questo brano. C’è qualcosa di sinfonico in questa canzone e la chitarra che insiste lamentosa e piangente sulla stessa nota in alcuni momenti crea un senso di inquietudine e di angoscia. L’assolo finale è un’esplosione emotiva pari quasi a un pianto liberatorio e disperato.

Nei nostri cuori resterà però per sempre l’incredibile assolo di Marquee Moon, un brano di undici minuti e passa in cui in cui la chitarra di Verlaine scorrazza per territori sconfinati selvaggia e irraggiungibile. Marquee Moon è un album riconosciuto come uno dei momenti di maggiore innovazione nel panorama rock degli anni settanta. È stato inserito fra i 500 migliori album di tutti i tempi e fra i 100 migliori dischi punk dalla rivista Rolling Stone. Non ebbe molto clamore all’epoca in patria, ma raccolse migliori riconoscimenti in Inghilterra, dove fu il punto d’inizio della successiva corrente new wave.

Sciolto il gruppo nel 1978 dopo soli due album e cinque anni di attività, Tom Verlaine intraprese la sua più lunga e produttiva carriera da solista. Il suo primo lavoro sembra proseguire sulla scia sperimentale ed eclettiva il cui manifesto di provocazione estrema è il brano Yonkie Time, con uno sgangherato dialogo in cui si chiede ripetutamente “what time is it? It’s yonkie time (che ora è? è l’ora del drogato)”. Lo potremmo definire un momento di creativa e caustica dissacrazione.

Kingdom Come è invece una canzone intrisa di enigmatica spiritualità, in cui un senso di predestinazione crea un’atmosfera più di paranoia che di speranza. “Il sole continua a picchiare su di me, il muro è alto un miglio. In cima alla torre mi guardano sperando che io muoia. Non romperò rocce. Ho detto ‘Non romperò rocce’ quando il regno verrà”. L’anno successivo David Bowie ne fece una cover nel suo album Scary Monsters e sostenne “Da sempre mi sarebbe piaciuto lavorare con lui in un modo o nell’altro, ma non avevo mai preso in considerazione l’idea di interpretare una sua canzone. In effetti fu Carlos Alomar, il mio chitarrista, a suggerire di realizzarne una cover, dal momento che era un pezzo così bello”

Considerata la mia età anagrafica, non nascondo di averlo conosciuto tardi, proprio con uno dei suoi lavori solisti Words from the front del 1982. Ancora oggi posso ricordare l’emozione provata nel sentire la sua voce peculiare in quella sgangherata ballata che era Postcard from Waterloo. C’era qualcosa di romantico e consumato nel suo timbro, ma quello che mi impressionò fu la sua chitarra dolce e al tempo stesso acida e tormentata. Nel 1987 l’album Flash Light probabilmente definì in maniera più chiara l’immersione nelle sonorità new wave. Eppure nella sua musica resta sempre qualcosa di estremamente personale, dettato da quegli assoli mai scontati ovvero da quell’arte di martellare in alcuni istanti in maniera meccanica per interrompere la melodia. Ne è un ottimo esempio la gradevolissima ballata rock The funniest thing.

Nel 1992 rimette insieme i Television e pubblicano un album omonimo. Call Mr.Lee è un blues visionario dall’atmosfera claustrofobica in cui solo la chitarra sembra dare respiro. Il riff ripetuto sembra quasi un segnale di allarme ed è davvero un viaggio nei meandri più profondi della psiche.
“Mi muovo all’interno e il caldo è selvaggio. Dipingi le finestre di nero. È il momento di asciugarsi. Potresti passare con facilità”. La chitarra esplode infine in un assolo assolutamente selvaggio e semplicemente incredibile. 

Nel 2006 Tom Verlaine sforna insieme due album. Around contiene sedici tracce tutte strumentali ed è probabilmente un’occasione unica per apprezzare il suo straordinario talento nella ricerca del suono in un mix che supera ogni volta i confini. Ci puoi sentire di tutto in quella chitarra: c’è ritmo e melodia che in alcuni momenti si colorano di venature di jazz o in sfumature orientaleggianti. C’è la voglia di rimettere la musica e la chitarra in primo piano assoluto nelle orecchie dell’ascoltatore. Nello stesso anno viene pubblicato Songs and other things. Quattordici canzoni che non superano mai i quattro minuti, che raccontano con arte impressionista emozioni forti. In canzoni come A stroll, Tom Verlaine incarna alla perfezione lo stile narrativo di Lou Reed e in Nice actress cavalca quelle atmosfere paranoiche così tipiche dei primi Velvet Underground

Nel 1997 Tom Verlaine ha collaborato alla produzione dell’album doppio postumo Sketches for My Sweetheart the Drunk di Jeff Buckley. I due si erano conosciuti e apprezzati durante la collaborazione all’album Gone again di Patti Smith. Il disco 1 contiene le session realizzate con Tom Verlaine nella veste di produttore per quello che doveva essere il nuovo album di Buckley

Tom Verlaine era una mente brillante, un chitarrista fenomenale, un visionario capace di guardare oltre, sempre in nome della musa creativa. Ci mancherà infinitamente la sua genialità e il suo estro musicale, ma soprattutto quella capacità di osare e sperimentare che è l’unica autentica fiamma che alimenta la vera arte.

ascolti

  • Television – Marquee Moon (1977)
  • Television – omonimo (1993)
  • Tom Verlaine – omonimo (1979)
  • Tom Verlaine – Words from the front (1982)
  • Tom Verlaine – Around (2006)
  • Tom Verlaine – Songs and other things (2006)

visioni

  • Blank Generation (1976) di Amos Poe e Ivan Kral
  • CBGB (2013) di Randall Miller

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