L’amicizia è un sentimento che ha permeato molti rapporti nel panorama della musica rock. Ci sono amicizie che hanno saputo trasformarsi in travolgenti moti di creatività, dando spunto a canzoni iconiche che ancora oggi stuzzicano la curiosità di chi le ascolta. Una di queste è l’iconica China Girl.
Nel 1976 David Bowie fuggì dall’America, divorato dai suoi problemi di dipendenza dalle droghe pesanti che viveva con un senso di ipocondria. Nello stesso periodo se ne andava in giro con i libri sul nazionalsocialismo, al punto da subirne un sequestro alla frontiera polacca mentre viaggiava dall’allora Unione Sovietica. Era un interesse più che altro sociologico il suo, che si tramutò in una specie di ossessione in un momento in cui la dipendenza dalla cocaina lo stava devastando.
Il suo amico Iggy Pop non se la passava meglio, alle prese con un calo di celebrità e vendite commerciali dell’album Raw Power con gli Stooges. Lui stesso era alle prese con i suoi problemi di droga, al punto da ricoverarsi per una disintossicazione. Bowie era un uomo straordinariamente generoso e affezionato ai suoi amici, soprattutto se sentiva di avere nei loro confronti un debito di riconoscenza artistica. Ricordava bene quanto la musica degli Stooges avesse dato alla sua formazione musicale. Non ci pensò due volte quindi a tendere una mano all’amico. E non si limitò a stargli vicino durante il periodo di ricovero, anche se si racconta che qualche volta andò a visitarlo portandogli la droga. Per lui fece molto di più: lo aiutò a ricostruire la sua carriera da solista.
E fu così che Iggy Pop tirò fuori un album che ancora oggi è oggetto di culto per gli appassionati, The Idiot. Tutti i brani sono composti a quattro mani con l’amico Bowie. Per le registrazioni la coppia si trasferì nel castello d’Hérouville a Parigi. Iggy Pop trascorreva il tempo ad ascoltare, buttava giù i suoi testi in pochi minuti e spesso le improvvisava davanti al microfono. Questa cosa sbalordì incredibilmente l’amico Bowie e lo influenzò nel suo modo di comporre. Il primo lato del vinile si chiudeva con il brano China Girl. La versione più accreditata vuole che fosse dedicato a Kuelan Nguyen, la bellissima compagna vietnamita dell’attore-cantante francese Jacques Higelin, che registrava il suo disco nel castello proprio nello stesso periodo. Deve essere stata una tremenda sbandata quella che Iggy si prese per la splendida donna, al punto da ispirargli alcune fra le sue liriche più riuscite.
Nasce così una canzone tragica che racchiude il dramma di un amore impossibile. “Ho visto queste stelle crollare, mi sento tragico come Marlon Brando quando guardo la mia ragazza cinese. E potevo fingere che non significasse davvero tanto, quando guardo la mia ragazza cinese”. Quel verso “Shhh…” passato negli alla storia della musica rock, era una citazione diretta di Nguyen che ammutoliva le confidenze amorose di Iggy, negandogli l’accesso ad un amore forse condiviso ma comunque irrealizzabile.
In quelle liriche però c’è anche la tensione di due culture che si scontrano e la visione di un occidente imperialista che prevarica e uccide i costumi e le tradizioni dei popoli più poveri. “Cammino barcollando per la città proprio come una mucca sacra. Visioni di svastiche nella mia testa. Ho progetti per ognuno di voi”. L’operazione di saccheggio culturale è ancor più evidente nei versi successivi in cui il desiderio si mescola alla minaccia, l’amore al rancore e il tutto alla violenza del dominio che è anche culturale. “La mia piccola ragazza cinese, non dovresti scherzare con me. Rovinerò tutto ciò che sei. Sai, ti regalo la televisione, ti darò gli occhi di blu. Ti darò un uomo che vuole dominare il mondo”.
È una versione dura e disperata quella di Iggy Pop, un’interpretazione drammatica in cui le emozioni sgorgano senza filtri. È profondamente personale e per questo emotivamente molto toccante.
Dal punto di vista musicale ci sono dei richiami orientali, ma tutto si gioca su quella voce intensa e ruvida, capace di esprimere passione e rancore nella stessa misura. Alla chitarra c’è lo stesso Bowie e il suo riff melodioso sembra già un tentativo nel finale di alleggerire la tremenda tensione del brano. Purtroppo questa canzone non ebbe un grande riconoscimento con Iggy, così come l’intero album.
Il 1983 fu l’anno di Let’s Dance, il quindicesimo album di David Bowie. Si tratta di uno degli album più commerciali e al tempo stesso controversi del suo genio. Dopo le sonorità ricercate e cupe della trilogia berlinese, il camaleontico Bowie sembra voler ritornare alla comunicazione più diretta con il suo pubblico. Nello stesso periodo i rapporti con la RCA si deteriorano, al punto che David passa all’etichetta discografica EMI. Lo stravolgimento appare completo quando Bowie mette alla porta lo storico Tony Visconti per affidare la produzione a Nile Rodgers. Fra i musicisti che parteciparono, scelti in buona parte dallo stesso Rodgers, c’era un certo Stevie Ray Vaughan, talentuoso chitarrista blues texano.
Inizialmente Bowie voleva infatti un disco che richiamasse i temi del blues, musica a lui cara fin dall’infanzia su cui aveva costruito i suoi sogni e a cui si era in quel periodo riavvicinato. Eppure il richiamo del successo fu difficile da tenere a bada, come ricordò più avanti lo stesso Nile Rodgers. “‘Nile, io voglio davvero che tu faccia dei successi’. E io fui preso alla sprovvista perché avevo sempre pensato che David Bowie facesse in primo luogo arte e se poi accadeva che diventasse un successo, tanto meglio. Se dovevo fare pezzi da classifica potevo solo usare la formula che conoscevo. Vale a dire, se chiami una canzone China Girl è meglio che abbia un suono asiatico”.
Nell’album ritroviamo infatti proprio quella canzone scritta a quattro mani con Iggy Pop. Il riff asiatico è frutto dell’ingegno di Nile Rodgers, che si gettò a capofitto per soddisfare le richieste di Bowie con un sentimento di contrastante esitazione. “Avevo l’impressione di appiccicare un pezzo di chewing-gum a un’opera d’arte di grande valore. Ero terrorizzato. Pensavo che dicesse che stavo bestemmiando, che non avevo capito niente del disco e delle sue intenzioni e che sarei stato licenziato. Ma successe esattamente il contrario. Disse che era fantastico”
Il famoso coretto “oh… oh… oh…” conferisce definitivamente un’atmosfera più popolare al brano. Risalta comunque in primo piano la tensione drammatica di quell’amore impossibile, resa ancor più drammatica dalla stratosferica dagli assoli strazianti di Stevie Ray Vaughan. Resta il tema dello scontro culturale, in particolare quando la voce di Bowie con violenta passione pronuncia la visione di svastiche e minaccia di corrompere il misticismo orientale con il materialismo dell’occidente. È una versione decisamente più sensuale ed è ancor più straordinario come riesca ad esprimere attraverso la passione carnale il concetto di dominio autoritario.
La versione dell’album era troppo estesa per essere trasmessa in radio o tv e fu ridotta e raggiunse in breve il successo planetario. Erano i tempi di MTV e Top of the Pops e girare un videoclip era quasi una scelta obbligata per ogni musicista. Quello ideato per la versione di Bowie finisce per rappresentare visivamente in maniera ancor più chiara la mescolanza fra desiderio e supremazia. Indimenticabili i fotogrammi della protagonista Geeling Ng, splendida modella neozelandese, con indosso i tradizionali costumi asiatici e il filo spinato che si sovrappone sulla sua immagine. Così come quelli in cui con prepotenza passionale Bowie le strappa un contenitore e sparge per aria il riso in esso contenuto, simbolo di spregio per una cultura diversa dalla propria.
Il video si conclude con una passionale scena d’amore, quasi a sancire con quel rapporto sensuale un senso di uguaglianza e rispetto fra popoli diversi. La scena è un richiamo a quella del film Da qui all’eternità, in cui Burt Lancaster baciava Deborah Kerr in riva al mare lasciandosi travolgere dalle onde. Bowie e la sua partner però sono nudi e questo costò la censura in molti paesi del mondo. E resta un paradosso inspiegabile che quel messaggio di diritto universale e di lotta contro ogni razzismo, fosse stato messo al bando solo per la visione di due corpi nudi.
Nel 1996 Bowie ne fece una curiosa e improvvisata versione acustica durante la partecipazione televisiva alla trasmissione The Rosie O’Donnell Show dedicandola alla presentatrice che gli chiedeva come mai non la suonasse più dal vivo.
Nel 2018 la rivista Rolling Stone ha inserito il brano fra le dieci canzoni più brutte scritte dalle migliori band. Probabilmente questa canzone paga lo scotto di un’eccezionale celebrità. Eppure resta la testimonianza di due uomini che si erano lasciati per motivi diversi travolgere dalle proprie ossessioni: uno per un amore impossibile, l’altro per le proprie ossessioni socio-politiche.
È un mix visionario di umanità e follia, di desiderio e violenza, di guerra e di pace siano essi interiori o del mondo intero. Sia che si tratti di un amore destinato a non realizzarsi o di un’aggressiva prevaricazione culturale, racchiude in sé qualcosa di tragico come nella migliore tradizione del romanticismo ottocentesco.