In una fredda mattina di gennaio abbiamo appreso che se n’è andato anche David Crosby, l’uomo che con la sua musica ci ha scaldato il cuore per anni. Dal folk rock dylaniato dei Byrds al successo planetario con la premiata ditta C.S.N.& Y alle recenti finezze autoriali jazzate con giovani musicisti, un lungo viaggio da Woodstock all’inferno e ritorno. Un grande artista, capace di armonie vocali complesse e accordi “strani” che hanno reso indelebili le sue canzoni, pura poesia rivestita di bellezza sonora, dalla vita tormentatissima.
David Van Cortlandt Crosby nasce a Los Angeles il 14 agosto 1941. Il padre Floyd è un apprezzato direttore della fotografia di Hollywood, la madre è attrice. Frequenta una scuola di arte drammatica che poi lascerà per intraprendere la carriera musicale spostandosi nel Greenwich Village di New York, fucina di grandi artisti. Inizia a suonare nel 1963 con i Les Baxter Balladeers e un anno dopo si esibisce in vari club con Roger McGuinn e Gene Clark con il nome di Jet Set. Diventano Byrds quando si aggiungono il bassista Chris Hillman e il batterista Michael Clarke.
Il successo arriva quando incidono Mr.Tambourine Man di Bob Dylan che va al numero 1. Il sound dei Byrds è molto ispirato dal maestro, ma le composizioni di Crosby spiccano già per originalità e complessità. Con il gruppo incide i primi quattro album (nel 1966 Gene Clark ha abbandonato lasciandogli molto spazio come autore) ma poi se ne andrà nel 1967 per i soliti dissidi interni. Gli altri Byrds temevano la sua qualità, erano infastiditi dalla sua crescente leadership e anche dalle posizioni politiche estreme. Al Monterey Pop Festival ‘67, David sostenne i benefici della “somministrazione di Lsd a tutti i politici del mondo”, fece dichiarazioni controverse sull’assassinio di John Kennedy e in più si esibì con i Buffalo Springfield in sostituzione di Neil Young, causando altri attriti.
Un caratterino mica da niente, in contrasto con la dolcezza di certe sue composizioni e una vena poetica non indifferente. I dissidi divennero insostenibili durante la registrazione dell’album Notorious Byrd Brothers quando, davanti al rifiuto dei compagni di includere la sua Triad nel disco, la regalò ai Jefferson Airplane per il loro Crown of Creation del 1968.
Via dai Byrds, Crosby si unì a Stephen Stills, rimasto senza gruppo dopo la fine dei Buffalo e a Graham Nash che aveva da poco lasciato gli Hollies. Il loro incontro, sfociato nel primo album omonimo, fu pura magia. Il disco non solo vendette benissimo, andando al primo posto in classifica, ma grazie ad una massiccia diffusione per radio divenne l’espressione più alta della West Coast Music. A quel periodo risalgono alcuni dei migliori brani di Crosby come Guinnevere, Wooden Ships scritta con Stills e Paul Kantner, Long Time Gone (tutte incluse nel 33), Almost Cut My Hair (che finì su Dejà Vu), e Delta (che vide la luce solo nel 1982 su Daylight Again)
Quando a loro si unì anche Young, Dejà Vu, pubblicato nel ‘70 con la title track firmata da Crosby, fu un alro successo che li portò ad una popolarità enorme, pari a quella dei Beatles
Sull’onda dell’entusiasmo per il supergruppo, uscì nel ‘71 il doppio Four Way Street, documento fedele delle esibizioni del quartetto, tra ballate acustiche e sfuriate elettriche, ma cominciavano anche gli attriti interni. Nel frattempo David si trovò ad affrontare la prima grande tragedia della sua vita, la morte in un incidente stradale della fidanzata Christine Hinton. Lui cominciò ad abusare di droghe, ma in quel periodo oscuro registrò il suo capolavoro assoluto, If I Could Remember My Name, con l’aiuto di amici come Nash, Young, Kantner, Joni Mitchell, Grace Slick, Jerry Garcia e Jorma Kaukonen. E’ il manifesto sonoro della musica californiana dell’epoca tra acid rock, psichedelia, influenze orientali, libera sperimentazione e cantautorato di altissimo livello.
Nel 1973 si registra un tentativo di reunion di CSNY, fallito dopo nuovi litigi e senza la pubblicazione di un album. Su You Tube circola un fantastico video di quella tournée, girato al Wembley Stadium di Londra.
Ma Crosby trova in Nash il suo partner ideale e nel 1972 incidono un primo album in duo, Graham Nash David Crosby, cui seguirono Wind on Water (1975), Whistling Down The Wire (1976) e nel 2004, Crosby & Nash.
Due anni dopo, il ritorno di Stills frutta un bell’album “nautico”chiamato semplicemente CSN, dal riuscito equilibrio compositivo dove spiccano Shadow Captain e gemme come Anything at All e In My Dreams. Nei successivi (Daylight Again, 1982 e After The Storm, 1993), i tre non riusciranno più a ritrovare questi vertici.
Crosby scende sempre di più nel suo inferno personale, tra crescente dipendenza dalle droghe e un trapianto di fegato. Viene anche arrestato per porto d’armi abusivo. Agli agenti che gli chiedono perché tenga una pistola in auto, risponde laconicamente: “John Lennon”. Finisce in carcere poi, con l’aiuto di Young e degli altri compagni, si riabilita dalla droga.
Un raggio di luce a metà degli anni Novanta quando ritrova un figlio dato in adozione, James Raymond, diventato anche lui musicista e con lui e John Pevar forma il trio CPR che pubblica due album in studio e due dal vivo.
Vederlo in concerto, soprattutto negli ultimi anni, era un’esperienza unica. Chioma bianchissima da santone al vento, baffoni altrettanto candidi e soprattutto una voce incredibile che, invece di perderlo, ha acquistato spessore nel tempo, capace di affrontare con giudizie anche le note più alte. Crosby è stato innovatore e sperimentatore, vicino alle attitudini compositive del jazz sin dall’epoca dei Byrds, musicista raffinato e poeta efficacissimo.
In quarant’anni di carriera ha pubblicato solo otto lavori solisti, tutti di altissimo livello compositivo, il secondo (Oh Yes, I Can, 1989) a quasi vent’anni dal primo e il terzo (Thousand Roads, 1993) dopo quattro.
E’diventato insolitamente prolifico nella terza parte della sua carriera, avvalendosi di musicisti più giovani , registrando Croz nel 2014, Lighthouse nel 2016, Sky Trails nel 2017, Here If You Listen nel 2018 e For Free nel 2021. Gli ultimi lavori hanno un’impronta quasi jazzistica, vicina alle sonorità di gruppi come gli Steely Dan, da lui apprezzatissimi.
E’morto il 18 gennaio, da tempo gravemente malato. “Sono vecchio, morirò presto. E’ così che vanno le cose”, aveva detto con estrema semplicità, annunciando il ritiro dalle scene, ma non dalla musica.
Neil Young, nonostante le ripetute ruggini (non si parlavano da tempo), lo saluta con affetto. “David se n’è andato, ma la sua musica vivrà sempre. La sua voce e l’energia erano l’anima e il cuore di CSNY. Le sue grandi canzoni rispecchiavano quello in cui credevamo ed è sempre stato divertente ed eccitante suonare insieme. Almost Cut My Hair, Long Time Gone e Dejà Vu e tantissime altre sono meravigliose per jammare, si poteva andare avanti all’infinito. Il suo canto con Graham era memorabile, il loro duetto è stato un picco di molti dei nostri show.
Siamo stati bene insieme, soprattutto nei primi anni. Crosby era un amico che mi ha sostenuto agli inizi, il catalizzatore di molte cose. Grazie David per il tuo spirito e le tue canzoni. Ti voglio bene”.
Il compagno più vicino di sempre, Graham Nash: “Provo una profonda e tremenda tristezza. Quello che ha sempre importato a me e David sopra ogni cosa era la pura gioia della musica che creavamo insieme, del suono che ognuno scopriva nell’altro e la forte amicizia che abbiamo condiviso in questi lunghi anni. David era senza paura nella vita e nella musica, lascia dietro un enorme vuoto, ma anche personalità e talento. Parlava liberamente con la mente e con il cuore e la sua passione per la sua bellissima musica è un’eredità incredibile. Queste sono le cose che importano di più. Il mio cuore è con la moglie, il figlio e tutte le persone che ha toccato in questo mondo” .
Una bella immagine viene da Stephen Stills: “Era senza alcun dubbio un gigante di musicista, con una sensibilità armonica davvero geniale. Il collante che ci ha tenuto insieme, mentre le nostri voci si asciugavano, come le ali di Icaro, di fronte al sole. Sono profondamente rattristato e mi mancherà oltre ogni misura” .
Brian Wilson, uno dei geni compositivi del pop: “Non so dire altro che ho il cuore spezzato. David era un talento incredibile, un grandissimo cantante ed autore. E una persona meravigliosa.”
Lo ricorderemo con i suoi baffoni da tricheco nella ciurma di Hook di Steven Spielberg (da attore, ha fatto anche Backdraft, nella parte di un hippie e Thunderheart ,dove era un barista) ma soprattutto con i capolavori immortali che lascia, immensa poesia sonora che non ci abbandonerà mai, scritta da un uomo che stava spesso nel buio dell’anima.
ascolti
- Byrds – Fifth Dimension (1966)
- Crosby Stills & Nash – Crosby Stills & Nash (1969)
- If I Could Only Remember My Name (1970)
- Crosby Stills Nash & Young – Deja Vù (1970)
- Crosby Stills Nash & Young – Four Way Street (1971)
- Sky Trails (2017)
- For Free (2021)
visioni
- Hook (1991), di Steven Spielberg
- Backdraft (1991), di Ron Howard (1991)
- Thunderheart (1992) di Michael Apted
parole