Laura Nyro: “Nessuno conosce il blues come le donne sole”. Ma anche il soul e il jazz

Laura Nyro è una delle cantautrici più importanti della generazione che ha dato al mondo della musica stelle del calibro di Joni Mitchell e Janis Joplin. Brillante ed inquieta, spesso in crisi artistica, pianista dei sentimenti, non ha ottenuto in vita la considerazione che meritava, né il successo commerciale, anche se le sue canzoni sono state rese famose da altri. Ma resta un faro per molte, con la sua voce capace di dolcezza e grinta, il suo amore per la melodia e il rythm and blues ha influenzato molte songwriter a venire, da Rickie Lee Jones a Suzanne Vega, da Alanis Morrissette fino a Cat Power, Lana Del Rey e Fiona Apple. Sono molte le autrici che le devono tanto, ma la sua è una storia tormentata.

Nasce Laura Nigro, da una famiglia italo-ebrea, nel Bronx di New York il 18 ottobre 1947. Il padre Louis è un trombettista jazz, mentre la madre Gilda Mirsky ha una libreria. “Ho creato il mio piccolo mondo, un mondo di musica da quando avevo cinque anni”, dirà in un’intervista a Billboard nel 1970. “Ma non sono mai stata una bambina solare e felice”. La madre le fa ascoltare le voci del soprano Leontyne Price, Nina Simone, Judy Garland e Billie Holiday, ma anche compositori classici come Debussy e Ravel.

Cresce e frequenta a Manhattan la High School of Music & Art. Le piace cantare nelle stazioni della metro e agli angoli della strada con amici. “Adoravo cantare dappertutto, alle feste o per strada, le armonie vocali sono state una gioia della mia gioventù”. Comincia ad esibirsi nei locali della zona con un repertorio che mescola influenze cantautorali, jazz e r&b. A diciassette anni scrive e vende il suo primo hit, And When I Die a Peter Paul & Mary. “Sono sempre stata interessata alla coscienza sociale. Mia madre e mio nonno erano pensatori progressisti, così mi sentivo a casa nel movimento pacifista e in quello femminista, hanno influenzato molto le mie canzoni”.

Ha solo diciannove anni quando nel 1967 pubblica l’album di esordio, More Than a New Discovery. Il disco non ha riscontro commerciale, ma i Fifth Dimension incidono Wedding Bell Blues e Blowin’ Away, mentre Barbra Streisand fa un successo di Stoney End e altre sue canzoni come Time Love e Hands Off the Man.

Un anno dopo, nel 1968, David Geffen la prende sotto contratto per la sua etichetta Asylum e le fa incidere subito Eli and The Thirteenth Confession e New York Tendaberry (1969).

Il primo è un concept album sull’evoluzione di una ragazza, supportato da un riuscito amalgama di jazz, soul, funk e rock, con melodie affascinanti e arrangiamenti eleganti, su testi che parlano di amore e droga, pazzia e solitudine.

E’molto avanti sui tempi e, come al solito, non viene capito dal pubblico mentre intriga la critica. Eli’s Coming diventerà un successo nella versione dei Three Dog Night ( i soliti Fifth Dimension interpretano anche Stoned Soul Picnic, Save The Country e Sweet Blindness ), ma ascoltata oggi quella della sua autrice, con quell’alternanza di melodia e ritmo soul, è decisamente migliore e resistente al tempo.

New York Tendaberry è ancora più audace, proponendo una destrutturazione della forma canzone sulle tracce di Miles Davis che Laura aveva conosciuto in occasione dei concerti organizzati da Bill Graham al Fillmore West. E’un disco che affronta in chiave jazz soul temi sociali importanti come la povertà e l’alienazione della vita a New York secondo le riflessioni personali dell’artista.

Nel frattempo Laura mal sopporta le pressioni discografiche. Lascia Geffen, ma rimane alla Columbia Records e nel 1970 pubblica Christmas and The Beads of Sweat con musicisti come Duane Allman e Barry Beckett e poi il primo disco di brani non originali, Gonna Take a Miracle, omaggio al doo-wop e alla Motown, registrato con Kenny Gamble e Leon Huff, maestri del Philly Sound e insieme al trio soul Labelle: Patti Labelle, Sarah Dash, Nona Hendryx.

Ma i tormenti continuano. Ha 24 anni quando, in preda a crisi personali ed artistiche, annuncia il ritiro. Sposa il falegname David Bianchini, estraneo al modo della musica, dal quale avrà un figlio e si trasferisce da Manhattan a un cottage nel Massachusetts. Ma un anno dopo già divorzia e sua madre Gilda muore di tumore alle ovaie a 49 anni.

Nel 1976, alla soglia dei trent’anni, torna in studio ed incide Smile che abbina brani originali e cover. Seguono il live Season of Light (1977) con musicisti come John Tropea e Mike Mainieri e Nested (1978), registrato nel proprio studio casalingo con il fido Tropea, John Sebastian e Tony Levin tra gli altri ospiti, che affronta temi come la maternità e la condizione della donne. Dopodiché si concede una lunga pausa, nella quale abbraccia il femminismo lesbico. Ha incontrato nel 1977 la pittrice Maria Desiderio, insieme alla quale vivrà per 17 anni nel Connecticut, prendendosi cura con lei del figlio Gil Bianchini.

Torna ad incidere nel 1984 con Mother’s Spiritual, album dedicato alla madre scomparsa e nel 1989 pubblica Live at The Bottom Line, registrato nel famoso locale di New York. Nel 1993 esce Walk the Dog and Light the Light, raccolta di inediti prodotta da Gary Katz. Ma è malata di cancro, si esibisce comunque in Giappone nel 1994 e poi si ritira ai Power Station di New York per registrare con fidati musicisti un nuovo disco, che però non vedrà la luce.

Muore per un cancro alle ovaie, esattamente come la madre, l’8 aprile del 1997 a Danbury, Connecticut, prima di compiere cinquant’anni. Durante la malattia aveva chiesto alla famiglia di piantare fuori alla sua stanza un acero giapponese che sarebbe cresciuto al suo posto.

Subito dopo, viene diffusa l’antologia Stoned Soul Picnic, contenente brani scelti da lei stessa, in una sorta di testamento spirituale.

Nel 2001 viene pubblicato Angel in the Dark, raccolta di inediti e rarità incise tra il 1994 e il 1995 con gente come Michael e Randy Brecker e in memoria si tiene un concerto tributo a cui partecipano Patti Labelle, Phoebe Snow, Sandra Bernhard e Cindy Lauper. Inoltre Michele Kort pubblica una sua biografia dal titolo Soul Picnic: The Music and Passion of Laura Nyro in cui si racconta anche del suo impegno femminista e animalista.

Nel 2010 è stata accolta nella Songwriters Hall of Fame e due anni dopo nella Rock and Roll Hall of Fame, tardivo riconoscimento alla sua statura di cantautrice seminale. Anche artisti come Elton John hanno sostenuto di essere stati molto influenzati da lei.

Il suo maggiore successo commerciale rimane una versione di Up On The Roof, classico dei Drifters scritto da Carole King e Gerry Goffin, ma l’importanza di Laura Nyro nella canzone d’autore del ventesimo secolo è fondamentale.

La discografia della Nyro è uno scrigno di pietre preziose tutte da scoprire, difficile scegliere un album tra gli altri, forse Eli and The Thirteenth Confession è consigliabile per avvicinarsi al mondo musicale di questa straordinaria autrice, cantante e pianista intorno alla quale cresce un seguito sempre più ampio, un amore che aumenta con il passare del tempo che le sta rendendo giustizia.

“Nessuno conosce il blues come le donne sole”, canta in Lonely Women. Nel suo caso, anche il soul e il jazz. E sono i pilastri di una musica ricca di bellezza, passione e sentimento.

Ascolti

  • Eli and The Thirteenth Confession (1968)
  • New York Tendaberry (1969)
  • Gonna Take a Miracle (1971)
  • Angel in The Dark (2001)

Parole

  • Michele Kort – Soul Picnic: The Music and Passion of Laura Nyro

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