Simbolo di rinascita, il Natale ha ispirato il mondo dell’arte fin dalla notte dei tempi con esempi più o meno validi sul significato di questa tradizione. Negli anni passati i Pearl Jam hanno celebrato le festività con i propri iscritti al Ten Club riservando loro un singolo natalizio, da scaricare o ricevere in vinile. I dodici brani sono stati inseriti quest’anno in una playlist natalizia usufruibile in streaming sulla piattaforma di Spotify.
Nel 1999 la canzone inedita scelta per il Natale fu Strangest Tribe. Il singolo venne successivamente inserito nel 2003 nel doppio album Lost Dogs, una raccolta di outtakes ed inediti. Musica e parole sono firmate da Stone Gossard, il quale all’uscita del singolo si limitò a commentare che nello scrivere era stato ispirato dall’atmosfera natalizia. Gossard è in genere un tipo di molte parole, che però svela poco sui brani che toccano da vicino corde troppo personali.
Le caratteristiche formali di questa canzone sono peculiari ed estremamente interessanti sia per quanto riguarda la musica che i versi. È un brano a modo suo intriso di spiritualità, eppure mantiene una sfumatura di lieve cinismo nel riconoscere la stranezza delle abitudini religiose o pagane che siano di chi attende l’arrivo del Natale. La copertina del singolo ritrae in uno schizzo un Babbo Natale con un espressione severa, seccata, quasi di disapprovazione.
La musica dalle caratteristiche medievali è mistica e soave: un arrangiamento acustico accompagna la voce di Eddie Vedder, calda e sussurrata. Il controcanto di Stone Gossard aggiunge una nota spirituale al brano. I versi sono riferimenti diretti ed inequivocabili all’avvento, nel suo significato di attesa non solo religioso.
Ciò che appare più ambiguo è se si riferisca al significato spirituale o a quello pagano, ma è più probabile che Gossard puntasse ad entrambi per metterli a paragone e in contraddizione al tempo stesso.
“Ci sono 5 gradi sotto lo zero in tutta evidenza. Le vigilie affannate e la neve ai bordi delle strade. Sua Eminenza deve ancora farsi vedere. Segui la marea senza tempo, segui la luce angolata, segui la tribù più strana”
Il senso dell’ attesa è chiaro, che sia esso per la nascita divina o per i doni. Sua Eminenza potrebbe essere Babbo Natale quanto Gesù Bambino. La luce angolata potrebbe esser quella della cometa, ma anche quella delle luminarie natalizie che invadono puntualmente ogni anno le nostre città. E noi siamo quelli seguono la marea umana, la tribù più strana. Come se a guardare tutto questo da un punto di vista esterno, le convenzioni finissero per svuotarsi dei loro stessi significati intrinseci.
Il ritornello si conclude con “l… I… I…”, una vera affermazione dell’ “io”. L’individualità di ognuno di noi che si sente trascinare e vorrebbe reclamare una maggiore autonomia di pensiero. È una riflessione attenta, dolce ma cruda sulle tradizioni che perdono di vista il vero motivo per cui sono nate. Il Natale, cristiano o pagano che sia, smarrisce l’unico vero significato che è quello della solidarietà.
“Sono le 6 del mattino, hai avuto il tuo banchetto e ne vuoi di più. Segui il miglio ribelle, segui la vetta remota, segui la tribù più strana”
Che siano i Magi che hanno seguito la cometa o chiunque di noi che ha concluso i propri festeggiamenti, l’amarezza e lo smarrimento sono i medesimi che si provano quando tutto è finito. Terminata la trepidazione dell’attesa, si resta a mani vuote e si vorrebbe quasi ricominciare ad attendere senza interrogarsi su che cosa veramente si resti ad aspettare.
Questa canzone rientra fra quelle meno conosciute dei Pearl Jam ed è stata suonata solo due volte dal vivo in tutta la loro carriera, il 29 giugno 2014 a Oslo e il 5 agosto 2016 a Boston. È un brano cult molto amato dai sostenitori del gruppo di Seattle, che sono riusciti a conferire l’ennesimo significato alla tribù più strana, identificando in essa la scia dei fans innamorati della loro musica e del grunge.