Times of Trouble e Footsteps, stessa musica per due canzoni da Eddie Vedder a Chris Cornell

Il 19 marzo del 1990 muore Andy Wood, frontman dei Mother Love Bone. Programmata per diventare un astro nascente del Seattle sound di quegli anni, la band resta un malinconico ricordo a causa della prematura scomparsa del giovane Wood. Il biondo e talentuoso musicista e cantante muore poche settimane prima che venga pubblicato il loro primo album. Il sogno sembra così inevitabilmente destinato a fallire ancor prima di cominciare.

Di quel gruppo fanno parte Jeff Ament e Stone Gossard, futuri membri e fondatori degli attuali Pearl Jam. Seppur storditi e afflitti dall’accaduto, i due non hanno molto tempo per elaborare il lutto ed il proprio smarrimento. A posteriori potremmo pensare che avrebbero comunque continuato a fare musica perché era il loro destino, ma non fu comunque facile reagire e ritrovare la propria strada. 

Stone Gossard continua a scrivere riff con la sua chitarra, riunisce una band di transizione con Jeff Ament, Mike McCready e Matt Cameron (all’epoca batterista dei Soundgarden) per registrare alcuni demo. Fra questi ce n’è uno in particolare, che per una serie di circostanze solo in parte fortuite finisce per essere condiviso da due diversi ed eccezionali vocalist: Chris Cornell e Eddie Vedder.
Il nome che lo stesso Gossard aveva dato al demo è Times of Trouble

Nello stesso periodo Chris Cornell mette su un supergruppo proprio con Gossard e Ament per dare vita ad un album divenuto negli anni un vero e proprio cult del rock, Temple of the dog. Il progetto nasce con l’intento di commemorare il compianto Andy Wood, amico e per un periodo coinquilino dello stesso Cornell. Il famoso demo finisce nelle mani di Chris Cornell e lui ci scrive sopra un testo che richiama in maniera netta e trasparente il significato di quel titolo, che resta lo stesso nella versione finale del brano.

I momenti difficili a cui Cornell e Gossard si riferiscono sono chiaramente riferiti alla dipendenza da eroina che si era portato via il loro comune amico. La melodia è malinconica e raggiunge in un crescendo un momento di sollievo e liberazione dal dolore, che sembra restituire alla vita. Chris Cornell segue con le sue parole il senso di quelle note e riesce così a lanciare un messaggio carico di coraggio e speranza.
I due amici provano a sublimare il dolore per la perdita di uno di loro attraverso la musica e la poesia, nel vano tentativo di dare un senso a quella tragedia che li aveva colpiti.

“Ma se qualcuno ti ha lasciato sull’orlo di un baratro, se qualcuno ti ha spinto oltre il limite, devi aggrapparti al tuo tempo fino a quando non superi questi momenti difficili”.

La storia di quel demo tuttavia non finisce qui. Jeff Ament e Stone Gossard cercano di risollevarsi e ritornare alla musica. Grazie alla fortunosa intercessione di Jack Irons il demo di questo e di altri due brani arriva nelle mani di Eddie Vedder, straordinario vocalist e mus icista che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare negli anni successivi fino ad oggi.

Vedder costruisce intorno alle tre basi musicali una narrazione divenuta famosa con il nome di Momma son, in cui narra gli abusi subiti da un ragazzino da parte della sua stessa madre. Times of trouble diventa così Footsteps, il finale della storia in cui il ragazzo ormai divorato dal ricordo degli abusi subiti, impazzisce e si lascia divorare dai sentimenti di rabbia e dolore. E nonostante le note di sottofondo siano le medesime, l’apice musicale del brano diviene in questo caso il momento in cui il protagonista libera la sua disperazione rabbiosa. 

“Ho le braccia piene di graffi, uno per ogni giorno da quando sono andato a pezzi. Ho fatto quello che dovevo fare. E se c’era una ragione, quella eri tu”.

L’interpretazione di Eddie Vedder è magistrale. In un crescendo struggente, le parole del ritornello “it was you (eri tu)” riferite alla madre abusante, sono sputate con rabbia ed un devastante sentimento di desolazione.

Nonostante la grandezza musicale, poetica e interpretativa, Footsteps non viene inserito nel famoso album di esordio dei Pearl Jam, Ten. Nel 1992 viene pubblicato come b-side del singolo Jeremy e inserito nel 2003 nella raccolta di rarità Lost Dogs. In quest’ultima versione l’aggiunta dell’armonica ammorbidisce appena la crudezza del brano.

Nel 2011 insieme all’omonimo documentario a cura del regista Cameron Crowe, i Pearl Jam pubblicano un’altra raccolta di rarità, Pearl Jam Twenty. All’interno ritroviamo il famoso demo strumentale di Stone Gossard.
La musica da sola regge l’ascolto ed è ammirevole come da sola sia riuscita ad evocare intorno a sè due storie così diverse, eppure così immensamente straordinarie.

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