Chuck Berry: il poeta del rock and roll dalla lunga vita spericolata

Chuck Berry è stato il primo poeta del rock and roll. I suoi versi, anche se parlano per lo più di ragazze e automobili, hanno posto le basi di tutta l’epica a venire, affascinando Beatles e Rolling Stones, Beach Boys e Creedence, fino a Bruce Springsteen , Dire Straits e Prefab Sprout. Inoltre è stato il primo, con Bo Diddley e Buddy Holly a portare la chitarra elettrica all’epicentro della band, autore di riff indimenticabili, fra tutti quello di Johnny B. Goode (1958) , fondamenta del rock che seguirà.

Non per niente, nel geniale film di Robert Zemeckis Ritorno al Futuro Marty Mc Fly (Michael J. Fox) sfrutta la sua conoscenza di Johnny B.Goode per stupire la folla al party scolastico, ancora ignaro di tanta energia elettrica nel 1957. Imitandone la celebre Duck Walk, il passo dell’anatra.

Padre riconosciuto quindi, Chuck Berry, arrivato all’età di un bisnonno malgrado una vita parecchio spericolata e tra gli ultimi dei fondatori a lasciarci, il 18 marzo 2017, a ottantun anni suonati e ancora attivo. L’ultimo disco lo aveva inciso un anno prima, nel 2016.

Charles Edward Anderson Berry era nato a St.Louis, Missouri, quartogenito di sei figli. La famiglia abitava in un quartiere residenziale e il padre era imprenditore e pastore della chiesa locale. Classe medio-agiata quindi, il che diede la possibilità al giovane Chuck di coltivare agevolmente la sua passione per la musica, esibendosi già nel 1941, quando frequentava ancora la high school. Ma solo tre anni dopo, ebbe i suoi primi guai con la giustizia: fu arrestato e incarcerato per rapina a mano armata in tre negozi di Kansas City. Insieme a tre amici, raccontò nella sua autobiografia, dopo un guasto alla macchina, aveva fermato un’ auto puntando alla testa del conducente una pistola scarica. Fu subito spedito in riformatorio ad Algoa, Missouri, dove formò un quartetto vocale e si allenò alla boxe.

Uscito di prigione dopo tre anni, nel giorno del suo ventunesimo compleanno il 18 marzo 1947 , sposò Themetta “Toddy” Suggs il 28 ottobre 1948. Dal matrimonio nacque, il 3 ottobre 1950, Darlin Ingrid e Chuck manteneva la famiglia facendo lavoretti qua e là, operaio in un paio di fabbriche, portiere, estetista. Riuscì a comprarsi un appartamentino in Whittier Street a St.Louis, oggi dichiarato edificio storico.

Ma il suo secondo lavoro era il blues. Lo suonava fin da ragazzino e fece parte di diversi gruppi locali, sviluppando la sua abilità con la chitarra. Nel 1953 iniziò ad esibirsi con il pianista Lonnie Johnson, uno dei grandi del genere. Ma la musica più popolare tra i bianchi era il country. “La curiosità mi spinse a proporre parecchia di quella roba al nostro pubblico, in gran parte composto di neri e la gente iniziò a domandare in giro chi fosse quell’hilbilly nero che suonava al Cosmo. Dopo avermi riso in faccia un paio di volte, cominciarono a chiedermi brani country perché erano dei bei ballabili” scrive nella sua autobiografia.

Quasi senza saperlo, stava ponendo le basi del rock and roll. Blues, debitamente accelerato, musica dei neri e country, musica dei bianchi, si incontravano in un periodo in cui esistevano forti barriere razziali, abbattendole. Viene notato da Muddy Waters, all’epoca re incontrastato del blues elettrico di Chicago che nel 1955 lo raccomanda per un incontro con Leonard Chess, boss bianco della mitica Chess Records che aveva lanciato i neri Waters e Little Walter, Bo Diddley, Howlin’Wolf, Willie Dixon, Etta James. Berry pensava che Chess fosse interessato al suo materiale blues, invece a colpirne l’attenzione è la sua resa di un classico country di Bob Wills, Ida Rae, che Chuck aveva registrato quasi per scherzo cambiandone il titolo in Ida May.

Ma non è ancora quello definitivo. Il 21 maggio 1955 alla Chess lo incide come Maybellene insieme a Johnnie Johnson al pianoforte, Jerome Green (della band di Bo Diddley) alle maracas, Willie Dixon al basso e Jasper Thomas alla batteria. Nasce la leggenda. Maybellene vende quasi un milione di copie, la trasmettono tutte le radio e schizza al numero 1 nella classifica r&b di Billboard (riservata ai neri) e al numero 5 nella top Usa. Alla fine del giugno 1956 esce Roll Over Beethoven che conquista la posizione 28 nella Billboard Hot 100 e lui diventa all’improvviso una star. Fa amicizia con Carl Perkins, stella bianca del rock and roll e vanno in tour insieme. “Berry era un vero appassionato di musica country e lo rispettavo come compositore”, dirà Perkins.

Tra il 1957 e il 1959, Berry registra altri successi come School Days, Rock and Roll Music, Sweet Little Sixteen e la mitica Johnny B.Goode. E’ ormai un artista che gode di un ampio consenso sia tra i bianchi che tra i neri, la sua musica è rivoluzionaria e contemporaneamente popolare, sperimenta e va in classifica. Ma non fa in tempo a godersela. Nel dicembre 1959 viene improvvisamente arrestato perché una quattordicenne che lavorava in un suo locale lo ha denunciato per stupro e si becca cinque anni. Lui si opporrà alla sentenza definendola “ingiusta e razzista”, otterrà una riduzione nel 1961, ma resta in carcere fino al 1963.

In quelo stesso 1959 sono morti in un incidente aereo Buddy Holly e Ritchie Valens, Little Richard è diventato pastore di anime, Elvis Presley è sotto le armi, Bo Diddley è tornato al blues, Jerry Lee Lewis deve affrontare lo scandalo della sposa-cugina e Berry è in gattabuia. Sembra davvero anche la morte del rock and roll, sicuramente è finita la sua era d’oro, mentre altre stelle si preparano ad uscire. I Beatles che si chiamano ancora Quarrymen affinano la loro musica, Keith Richards e Mick Jagger ascoltano i dischi dei suddetti. E imparano.

Nel 1963, quando lui esce dal carcere, il mondo in pochi anni è cambiato. Beatles e Rolling Stones ottengono i primi successi coverizzando i suoi brani, i Beach Boys sfondano rileggendo sue canzoni (Surfin’Usa è praticamente Sweet Little Sixteen) e si beccheranno un milione di dollari di multa per plagio solo molti anni dopo. Anche Berry riscrive le sue cose (ma, dopotutto, sono sue) e infatti hit come No Particular Place To Go, You Never Can Tell e Nadine, incisi tra il 1964 e il 1965 sono basati sulla musica di vecchi pezzi come School Days.

Si pubblicano album interi, non più 45 giri. Tra il 1966 e il 1969 Berry ne fa uscire cinque per la Mercury Records, compreso il suo primo dal vivo, Live at Palladium, accompagnato dalla Steve Miller Band ma non ottengono il successo del tempo. E la musica sta cambiando ancora, arrivano la psichedelia, l’acid rock, il folk rock, il progressive. E Berry decide di tornare alla vecchia casa, la Chess, nel 1970 quando ormai il rock and roll comincia ad essere roba per matusa. Il suo album Back Home (appunto) non contiene singoli di successo e passa praticamente inosservato. Sono cambiati anche i gusti di critica e pubblico

Ma nel 1972 il suo singolo My Ding-A-Ling(registrato nel 1968 come My Tambourine nell’album From St.Louie to Frisco) diviene a sorpresa il primo ed unico numero 1 in classifica. E’una filastrocca dai doppi sensi scollacciati che in Inghilterra attirerà le ire della censura (e il rispetto dei Deep Purple che scrivono Mary Long per sbertucciare la novella inquisitrice Mary Longford: How did you lose your verginity, Mary Long?/When will you lose your stupidity, Mary Long?) ma anche tanta curiosità e quindi vendite.

Chuck Berry abbandona “casa” Chess dopo il disco omonimo del 1975 e non inciderà nulla fino al 1979 quando pubblica Rock It per la Atco Records che rimarrà il suo ultimo album di studio fino al 2017. Gli anni Settanta li trascorre a suonare in giro per l’America, proponendo i suoi vecchi successi e il 1 gennaio 1979 viene chiamato dal presidente Jimmy Carter ad esibirsi alla Casa Bianca, onore concesso a pochi.

Più tardi, però, arrivano altri problemi con la legge. Accusato di evasione fiscale sui compensi percepiti per i concerti, con due precedenti penali alle spalle, si dichiara colpevole. La pena però è più leggera: lo condannano a quattro mesi di carcere e 1000 ore di servizi sociali, da scontarsi attraverso concerti benefici.

L’indomito Berry, ormai sessantenne, continuerà a tenere dalle 70 alle 100 date all’anno negli Ottanta, indifferente all’ascesa e al declino del punk, alla new wave e al reggae, al metal e all’hip hop, alla nascita di nuove star come Springsteen, U2, REM . A celebrare il suo sessantesimo compleanno nel 1986 è il “discepolo” Keith Richards che organizza un megaconcerto con ospiti come Eric Clapton, Robert Cray, Etta James, Julian Lennon e Linda Ronstadt, immortalato nel film Hail! Hail! Rock and Roll di Taylor Hackford. Nel 1987 viene in Italia in tv a Fantastico, invitato da un altro fan come Adriano Celentano che gli è debitore di alcuni “molleggi”.

Nel 1990, anno in cui si comincia a parlare di grunge, dopo aver comprato un ristorante a Wentzville (Missouri) viene accusato – ancora – da molte donne di aver installato telecamere nei bagni per spiarle. Berry si difende sostenendo che lo aveva fatto per controllare una dipendente sospettata di rubare. E anche se la sua colpevolezza non viene accertata in tribunale, per evitare guai opta per un risarcimento collettivo sborsando oltre un milione di dollari. Ma le telecamere rivelano che nei bagni c’era anche una minorenne, vengono trovati 62 grammi di marijuana. Per scansare eventuali accuse di pedofilia, Berry patteggia, si dichiara colpevole di possesso di stupefacenti e viene condannato a sei mesi di prigione (poi sospesi) e a due anni di libertà vigilata, più una donazione di cinquemila dollari all’ospedale locale

Sesso droga e rock and roll, insomma, anche suo malgrado ,continuano a costellare la vita musicale di Chuck Berry, che sarà comunque lunghissima. Ha continuato ad esibirsi per tutti gli anni Duemila, nel 2013 è tornato in Italia (dove era apparso, un po’ stanco ed affaticato, anche ad un Primo Maggio) allo Steinegg Live Festival di Collepietra (Bolzano), in un tour che toccò anche Mosca, Oslo ed Helsinki. Fu la sua ultima esibizione nel nostro paese.

Nel 2014 ha tenuto il suo ultimo concerto, a quasi 88 anni, nella natia St.Louis dove è morto tre anni dopo, il 18 marzo 2017, pesantemente minato nel fisico. Proprio in quei giorni veniva pubblicato il singolo Big Boys, uscito postumo come l’album in studio Chuck (9 giugno 2017), il primo con materiale inedito dopo 38 anni.

L’importanza di Chuck Berry nel rock è enorme. Milioni di musicisti si sono fatti le ossa sui suoi brani, molti dei quali sono diventati famosi, come Eric Clapton, Jimi Hendrix, Stephen Stills, Robert Cray, Steve Miller, Mark Knopfler. I Rolling Stones hanno scelto Come On per il loro esordio a 45 giri. Johnny B. Goode è stata inserita tra i documenti portati nello spazio dal Voyager. Ha codificato un suono (maestro riconosciuto di chitarra per tecnica ed emozioni) e un atteggiamento sul palco ripreso da moltissimi. E’ stata una delle prime rockstar, tra dedizione alla musica ed eccessi.

John Lennon ha detto: “«Quando sento del buon rock, come quello di Chuck Berry, cado praticamente in ginocchio. Nient’altro della vita mi interessa. Il mondo potrebbe finire e non me ne importerebbe»

E ancora: «Se vuoi provare a dare un altro nome al rock and roll, puoi chiamarlo Chuck Berry»

ascolti

  • Rock, Rock, Rock (con The Moonglows e The Flamingos), 1956
  • After School Session, 1957
  • One Dozen Berries, 1958
  • Chuck Berry is On Top, 1959
  • Live at Fillmore Auditorium, 1967

parole

  • Chuck Berry – L’autobiografia (1989)

immagini

  • Hail!Hail! Rock and Roll (1986) di Taylor Hackford
  • Ritorno al futuro (1987) di Robert Zemeckis

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