Daniele Silvestri, messaggi ed emozioni attraverso le sue canzoni narrate

La voglia di comunicare e narrare è indubbiamente la caratteristica principale di ogni cantautore.
Il desiderio di trasmettere messaggi ed emozioni attraverso le storie della gente è una vera e propria mission per Daniele Silvestri. Da anni e con grande talento ci racconta storie di vita, riuscendo ad evocare empatia e capacità di riflettere sulla realtà che ci circonda. Quanti di noi hanno cantato le sue storie ritrovandoci un pezzo della propria vita o un tratto della propria personalità?

Daniele Silvestri sta portando in giro nei teatri italiani uno spettacolo in cui incarna il ruolo del cantastorie, accompagnato dai suoi musicisti storici. Lo spettacolo viene introdotto da un piccolo sketch teatrale. Si rende così esplicita l’importanza delle storie nelle canzoni, che rappresentano una memoria emozionale e storico-sociale. Silvestri diventa così narratore a servizio dello spettatore e della comunità intera.

L’uomo col megafono che attraverso i suoi slogan richiamava l’attenzione su bisogni personali quanto universali, ha saputo in questi anni tessere un racconto collettivo in cui possiamo ritrovarci, piangere, ridere e non sentirci soli. Le storie si snocciolano una dopo l’altra in un incastro fatto di emozioni e di sentimenti, di sofferenza e di gioia, di rabbia e di solidarietà. 

Ci sono racconti drammatici come quello in Monolocale, in cui la protagonista disperata non riesce ad emergere dai propri traumi infantili e rimane intrappolata nel proprio tormento. Priva di armonie e con un ritmo martellante, le parole durissime colpiscono dritto al cuore ed evocano lo spettro di abusi e del disagio mentale. C’è l’ironica La classifica in cui chiunque di noi può ritrovare la propria personale difficoltà di vivere in un mondo che misura il valore dell’essere umano solo nella cruda competizione.

Precario è il mondo è il manifesto della frustrazione della nostra generazione, che vive una vita priva di certezze. Quel non arrendersi e lasciarsi trascinare dalla quotidianità, che può diventare un’arma capace di uccidere qualunque sogno. 

Ci sono storie di personaggi famosi, come L’appello dedicata a Paolo Borsellino. Con un ritmo incalzante ed un’atmosfera quasi buffa, Daniele Silvestri allude in maniera chiara alla mancata trasparenza in una vicenda che è ancora una ferita aperta per il nostro paese.
C’è spazio anche per un commuovente omaggio canoro all’immenso poeta e musicista, Lucio Dalla, uno dei momenti più emozionanti e vibranti della serata.

E ci sono anche i momenti di scanzonata allegria con storie divertenti come quella del Flamenco della doccia. Il brano diventa in conclusione un’occasione per mostrare al pubblico come funziona la produzione musicale in uno studio di registrazione. Silvestri con un gioco di suoni e colori, sperimenta e dimostra quanto accentuare un suono sia determinante nella coloritura e produzione di una canzone.

L’invito esplicito durante la serata ad inviare le proprie storie alla sua mail presente sul sito web ufficiale, non è che il dichiarato tentativo di costruire insieme la narrazione collettiva di questo paese. Daniele Silvestri riesce così a creare una connessione comunicativa il suo pubblico, conferendogli un ruolo attivo da co-protagonista. Lo spettacolo è ricco di sfaccettature ed avvincente per i contenuti, ma è stato indubbiamente penalizzato da un’acustica non eccellente e da qualche intermezzo parlato di troppo che ha forse prolungato eccessivamente i tempi complessivi dell’esibizione.
Dettaglio irrilevante per un pubblico, che si è lasciato comunque coinvolgere e travolgere con entusiasmo fino alla fine.

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