
Esattamente quarant’anni fa Joe Jackson, finora eroe del pub-rock virato al reggae, giunto al quinto album cambiò improvvisamente rotta, trasformandosi inopinatamente nel Cole Porter degli anni Ottanta. Una svolta scioccante, per i molti che lo avevano seguito fin qui.
Ed ecco il capolavoro, annunciato dalle avvisaglie swing di Jumpin’ Jive, in cui il nostro riesce ad arrivare ad una suprema sintesi tra pop orchestrale, new wave, hot e latin jazz raccontando il giorno e la notte di una città dalle mille luci come New York, dal melting pot sonoro di Another World e Chinatown fino ad una ballatona come la conclusiva Slow Song.
E’un viaggio nella musica multiforme della Grande Mela, in mezzo alle influenze sonore più disparate che raccontano l’anima di una metropoli. Prendendo a prestito per il titolo uno dei brani più famosi di Porter.
Il disco contiene autentici gioiellini come Steppin’Out, dove il ritmo sembra dettato dai tergicristalli di un’auto che corre in una notte di pioggia e Cancer, il male del secolo trattato a suon di salsa, con un assolo di pianoforte irresistibile. Un album raffinato che nei primi anni Ottanta ha scatenato un’autentica ondata di mood retro, ma regge con grande eleganza e raffinatezza alle sabbie del tempo.
Joe Jackson . Night and Day (A&M, 1982)