Cinquant’anni sono passati da Storia di un minuto (1972) ma Franz di Cioccio è saldamente sulla tolda di comando della PFM, insieme al bassista Patrick Djivas, entrato però un anno dopo nel gruppo. Sono loro i membri originari rimasti nella band che è andata incontro, in mezzo secolo di vita, ad una serie di rimescolamenti di formazione paragonabili a quelli dei King Crimson o dei Deep Purple.
Cinquant’anni di storia della musica, con pietre miliari come Photos of Ghosts, il memorabile Live in Usa del tour americano del ‘74 (chiamato Cook negli States), i concerti e i dischi dal vivo con Fabrizio De Andrè e che arrivano fino ai giorni nostri con queste ultime “pecore elettriche” ispirate da Phillip K. Dick, segnando una continuità invidiabile per molti gruppi nati nei Settanta.
Di Cioccio, origini abruzzesi (è nato a Pratola Peligna, l’Aquila, il 21 gennaio 1946) ma milanese fin da giovanissimo, faceva parte in epoca beat dei Quelli insieme a Teo Teocoli, Franco Mussida e Flavio Premoli. Musicisti e session men che aiutarono Fabrizio De Andrè a registrare La buona novella (1970) e parteciparono anche a dischi di Adriano Celentano e Mina.
Quando arriva il polistrumentista Mauro Pagani, anch’egli nel disco di Faber, maestro di arrangiamenti e improvvisazione, cambiano nome in Premiata Forneria Marconi (dalla ragione sociale di un forno di Chiari, Brescia, cittadina natale di Pagani) e iniziano ad inserirsi nel nascente filone progressive di Genesis, Emerson, Lake & Palmer, Yes, King Crimson, Jethro Tull e Van Der Graaf Generator
Nel 1972 esce il primo album, Storia di un minuto che contiene una canzone-bomba come Impressioni di settembre, inizio delicato e ed esplosione finale di moog, utilizzato per la prima volta in Italia che diventa subito un cavallo di battaglia del gruppo e lo è tuttora. Di Cioccio è un batterista così tecnicamente dotato da suscitare l’attenzione perfino dei Led Zeppelin che gli chiedono di effettuare un provino (poi rifiutato) come eventuale sostituto di John Bonham. Oltretutto è pure una delle voci portanti, ruolo che verrà sempre più ad assumere, insieme a quello di leader in futuro, come Don Henley negli Eagles, Levon Helm in The Band o Phil Collins nei Genesis.
La Premiata, con il suo prog interessante e personale, venato di melodia italiana e con richiami alla tradizione popolare, suscita l’interesse di Emerson, Lake and Palmer che propongono un contratto con la loro etichetta. Per la Manticore nel 1973 esce Photos of Ghosts, riedizione del secondo album Per un amico con testi rielaborati in inglese dal poeta Pete Sinfield. E’ lui che decide la contrazione del nome in ditta in PFM, più facile da pronunciare per gli anglofoni. L’album contiene un altro pezzo forte come Celebration/E’festa, sfrenata tarantella rock che sfonderà anche come 45 giri. Il 26 agosto si esibiscono al Reading Festival nello stesso giorno dei Genesis. Il gruppo girerà l’Europa con Sinfield e il sassofonista Mel Collins.
In quell’anno Giorgio “Fico” Piazza viene sostituito da Djivas (proveniente dagli Area), nel 1974 il gruppo pubblica L’isola di Niente e la relativa versione inglese The World Became The World, lanciata dalla Manticore sul mercato statunitense con relativa tournée di successo e 50 date insieme a Peter Frampton. Quei concerti sono documentati nell’album Live in Usa (Cook), indispensabile per una discografia.
In cerca di un cantante “di ruolo” (prima si dividevano a turno le parti vocali), nel 1975 la PFM assolda Bernardo Lanzetti (ex Acqua Fragile) che ha dimestichezza con l’inglese, un timbro molto simile a quello di Peter Gabriel e l’album Chocolate Kings avrà ancora un buon successo, soprattutto sul mercato britannico. E’ invece un flop in Usa, forse per la scelta di mettere in copertina una bandiera a stelle e strisce accartocciata in copertina. Al termine del nuovo tour, un affaticato Mauro Pagani lascia la formazione e termina così il periodo d’oro della PFM.
Ma Di Cioccio non si perde d’animo. Negli ultimi tempi ha assunto una crescente leadership ed è il maestro di cerimonie, il frontman che guida i concerti sia dietro la batteria che davanti, sul proscenio, forte di una notevole presenza scenica e di una marcata gestualità. La PFM firma con l’Asylum, conosce il violinista Greg Bloch e registra nel 1977 in California l’album Jet Lag con atmosfere jazz fusion. Nel 1978 esce Passpartù e si torna all’italiano con copertina di Andrea Pazienza e testi di Gianfranco Manfredi ma Lanzetti, poco convinto della svolta, se ne va.
E’ di quell’anno il tour con Fabrizio De Andrè. Il cantautore vuole la band (Di Cioccio, Mussida, Pagani e Premoli avevano partecipato al suo La Buona Novella) con sé in un tour da cui vengono tratti due album live, con la celebre versione prog-tarantella de Il Pescatore. Al gruppo si aggiunge Lucio Violino Fabbri mentre l’ingresso di Walter Calloni permette a Di Cioccio di lasciargli spesso la batteria per dedicarsi al canto.
L’album Suonare Suonare (1980) è registrato da questa nuova formazione ed ha un buon successo in Italia anche in un periodo in cui il prog è tramontato. Al termine delle incisioni anche Flavio Premoli, pure lui stanco della vita on the road, lascia senza essere sostituito, per un po’.
La triade Mussida-Di Cioccio-Djivas prosegue con altri dischi, Come ti va in riva alla città (1980), un rock più immediato in linea con gli anni Ottanta, dal lungo tour seguente viene tratto il live Performance (1982) che mostra un gruppo in grande efficienza, ecco poi Pfm Pfm (1984) che però scontenta i vecchi fan e nel 1987 Miss Baker segna il rientro temporaneo di Pagani come autore.
I tempi nuovi non sembrano arridere alla PFM e i componenti decidono, di comune accordo, di non suonare più in pubblico e dedicarsi ai rispettivi progetti. Franz però è il collante che tiene insieme la band e la fa tornare dopo dieci anni con Ulisse (1997), concept sul tema del viaggio ispirato ad Omero. Dal tour viene tratto l’album www.pfmpfm.it: il Best e Premoli rientra nel gruppo. Il fatidico 2000 vede l’uscita di Serendipity e un cambio di management che porta ad una serie di concerti in tutto il mondo, Giappone compreso, celebrato nell’album Live in Japan che contiene Sea of Memory cantato da Peter Hammill.
Il 29 agosto 2003 al gruppo si riunisce Pagani e suonano in Piazza del Campo a Siena. E’un comeback salutato con favore dal pubblico che non ha mai dimenticato la formazione classica e venticinque anni dopo, nel 2004, la band porta in giro lo storico tour con le canzoni di De Andrè, scomparso cinque anni prima. Poi verranno tour in Brasile, Messico e Canada, il progetto anche teatrale dell’opera rock Dracula (2005), le improvvisazioni su video di Stati di Immaginazione (2006) e la reincisione nel 2010 de La Buona Novella con nuovi arrangiamenti e strumentali.
La PFM è ancora ben viva e lo dimostra il 29 novembre 2010 a Roma suonando con Ian Anderson dei Jethro Tull nell’evento dei 40 anni della “musica immaginifica”. Nel 2011 duettano a Sanremo con Roberto Vecchioni in Chiamami amore che vincerà il festival e nello stesso anno debutta PFM in Classic che li vede rileggere composizioni di Beethoven, Mozart, Verdi e Rossini.
Ma il 15 marzo 2015 Mussida annuncia il suo abbandono, per troppi impegni e troppo stress, lasciando il timone alla coppia Di Cioccio- Djivas, unici della formazione classica. Al suo posto entra Marco Sfogli con il quale registrano Emotional Tattoos (2017), doppio album italo-inglese, mentre il tour celebrativo dei quarant’anni con De Andrè vede il gradito rientro come ospite di Flavio Premoli.
E’del 2021 l’ultimo album, Ho sognato pecore elettriche, ispirato da Philip K.Dick creatore degli androidi di Blade Runner e che vede special guests come Ian Anderson e Steve Hackett.
Di Cioccio (nominato nel 2019 tra le 100 icone musicali che hanno cambiato il mondo dalla rivista Prog UK), sempre saldamente al comando, con grande tenacia ha portato la Premiata nel terzo millennio mantenendo la rotta anche nei momenti difficili e spingendola a produrre live sempre ricchi di passione ed emozioni che ripercorrono ormai mezzo secolo di storia musicale. L’ultimo tour italiano che tocca anche l’Europauditorium di Bologna l’11 ottobre, getta un ponte tra Storia di un Minuto e Ho sognato pecore elettriche, abbracciando cinquant’anni di musica attraverso la poesia di Fabrizio De Andrè.