Ian Stewart, troppo brutto per essere un Rolling Stone

Malinconica e significativa dello show business la storia di Ian Stewart, pianista e membro fondatore dei Rolling Stones, ma cacciato dal gruppo per “eccessiva bruttezza”. Goffo e sgraziato, sapeva suonare bene, ma non aveva il look giusto per far parte di una band idolatrata dalle ragazzine. Così il manager Andrew Loog-Holdam lo allontanò ufficialmente dall’immagine del gruppo, anche se Stewart ha continuato a suonare con gli Stones (e molti altri) fino a metà degli anni Ottanta.

Ian Andrew Robert era nato a Pittenweem (Scozia) il 18 luglio 1938, ma era cresciuto a Sutton (Londra) dove fin dall’età di sei anni aveva cominciato a suonare il pianoforte. Era stato tra i membri fondatori dei Rolling Stones nel 1962, rispondendo ad un annuncio di Brian Jones in cerca di un pianista, nella line-up iniziale che comprendeva anche Dick Taylor al basso e Mick Avory alla batteria. Allontanato quasi subito per esigenze di marketing, era rimasto, “degradato” però a road manager e pianista aggiunto. Non vedrete mai, quindi, il suo volto in un video degli Stones. Ma non potendo metterci la faccia, ci mise la schiena. Fece buon viso (appunto) a cattivo gioco e diventò quello che agli inizi portava in giro il gruppo in furgone, cercava le sistemazioni e si occupava di chitarre e batterie.

Ciò non gli ha impedito di suonare sui dischi degli Stones per quasi due decadi, contribuendo al successo di brani come Stupid Girl (1966), Honky Tonk Women e Let it Bleed (1969), Brown Sugar e Dead Flowers (1971), It’s Only Rock and Roll (1974). Il suo piano tipicamente “rotolante” caratterizza alcune delle più grandi hits delle pietre rotolanti. Su Hot Stuff (1976) suona anche le percussioni. Ha contributo anche agli album Undercover (1983) e Dirty Works (1986).

Anche se “non ufficiale”, Ian Stewart che amava giocare a golf e sceglieva per la band gli hotel che avevano un campo, si è dimostrato sempre il più saggio degli Stones, tenendosi sempre ben lontano dallo stile di vita sesso-droga-rock and roll del gruppo. Nel 1976 disse: “Puoi diventare matto per il denaro, ma tutti i soldi che hanno fatto gli Stones gli hanno procurato solo problemi. Non possono nemmeno vivere nel loro paese, adesso”, riferendosi all’ “esilio per tasse” in Francia.

Stewart ha lavorato anche con altri grandi gruppi, come gli Yardbirds su Drinking Muddy Water (1967) e i Led Zeppelin su Rock and Roll del 1971 e Boogie with Stu del 1974 (ma registrato nel ‘71), brano che anche nel titolo suona come riconoscimento di una vita spesa al servizio di grande musica, dietro le quinte. Il suo piano si ritrova anche in Bad To The Bone di George Thorogood.

Sofferente di problemi respiratori, il 12 dicembre 1985 Stewart è morto d’infarto mentre si trovava nella sala aspetto del medico che doveva visitarlo. Aveva solo quarantasette anni.

Il rapporto con gli Stones è controverso. Richards ha detto nel 2003: “Credo che Stewart capisse che nel modo in cui noi vendevamo venduti lui era fuori posto, ma che poteva essere ancora una parte vitale del gruppo. Così gli dissi: Ok, fanculo. E lui: vi porterò in giro. Ci vuole un grande cuore per dire questo e lui aveva il cuore più grande di tutti”.

Ma sono pur sempre dichiarazioni rilasciate dopo la morte. Così come quella di Jagger: “Ian ci ha realmente aiutato ad avere lo swing giusto, su brani come Honky Tonk e altri. Ma era anche il primo che cercavamo di soddisfare. Volevamo la sua approvazione quando scrivevamo o provavamo una canzone. Volevamo che gli piacesse”. Va detto che Mick ha insistito perché nel 1999 il nome di Ian fosse iscritto nella Rock and Roll Hall of Fame insieme a quelli di Brian, Bill, Keith, Charlie e il suo. Un risarcimento, un po’ tardivo, ma comunque un risarcimento per il contributo di Stewart alla storia della più grande rock and roll band del mondo.

La parola definitiva è forse quella di Keith Richards nella sua autobiografia Life del 2010 : “Ian Stewart. Lavoro ancora per lui. Per me i Rolling Stones sono la sua band. Senza la sua sapienza ed organizzazione, non saremmo andati da nessuna parte”.

Paolo Redaelli

ascolti

Rolling Stones- Let it Bleed

Rolling Stones – Undercover

Rolling Stones – Dirty Work

Led Zeppelin – Physical Graffiti

George Thorogood -Bad to The Bone

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