Willy De Ville è stato l’ultimo desperado del rock’n’roll. Aveva una sensibilità latina ed europea che univa ad un amore sfrenato per la grande musica americana, il blues, il doo wop, il soul. Prima con il suo gruppo Mink De Ville e poi da solo, ha percorso le strade di un rock meticcio come le sue origini.
Nato William Paul Borsey a Stamford (New York) il 25 agosto 1950, aveva una nonna materna Irochese e ascendenze basche ed irlandesi. Come era solito dire: “Un po’ di questo e un po’ di quello: come un vero cane randagio”. Abbandonata la scuola dopo dieci anni, comincia a frequentare il Lower East Side e il West Village a Manhattan, trovandosi come un pesce fuor d’acqua. “Io amavo il blues di Muddy Waters e John Lee Hooker, ma c’erano in giro solo band psichedeliche che non facevano per me”. Fonda Billy and The Kids, band senza futuro. Prova allora a trasferirsi a Londra, in cerca di musicisti con le sue stesse idee, ma poi fa a ritorno a New York e dà vita ai Royal Pythons (“una gang di strada trasformata in gruppo musicale”) che non hanno migliore destino.
Continuando a girovagare per gli States, si ferma a San Francisco dove forma con il bassista Ruben Siguenza e il batterista Tom “Manfred” Allen un gruppo chiamato Billy De Sade & the Marquis e poi The Lazy Eights prima di assestarsi su Mink De Ville. Torna a New York e con l’aggiunta del chitarrista Louis X Erlanger e del pianista Bobby Leonards la line-up è pronta. La band, che esordisce nel 1977 con l’album Cabretta, diventa di casa al CBGB’s, leggendario locale dove si forma la scena punk degli anni Settanta, ma punk non è, se non forse per l’atteggiamento. E’una musica ibrida, con set dal vivo trascinanti ed elettrizzanti. Willy esprime una profonda conoscenza della musica americana, latina ed europea e la sintetizza in dischi sudati, sghembi, a volte sfilacciati, ma ricchi di energia e calore.
Con i Mink De Ville incide ancora Return To Magenta e gira per l’America con Elvis Costello e Nick Lowe a promuoverlo. Per il terzo album, Le Chat Bleu, registrato a Parigi, scrive qualche canzone insieme al famoso paroliere Doc Pomus, autore di hit come Save the Last Dance For Me. Ne esce un album di stampo europeo (con il solo Erlanger in formazione) che ha sorprendentemente successo negli States e viene inserito dal critico Glenn A. Baker tra i dieci migliori dischi rock di tutti i tempi. Coup de Grace si intitola il quarto album, ma cominciano ad intravedersi le prime crepe. Usciranno ancora due dischi, non all’altezza dei precedenti (Where The Angels Fear To Tread, 1983 con l’hit latina Demasiado Corazon e Sportin’Life, 1985) ma nel 1986 l’avventura di Mink De Ville può considerarsi conclusa.
Willy inizia ad incidere a proprio nome e Miracle, registrato a Londra con Mark Knopfler nel 1987, è l’album della rinascita. Contiene Storybook Love, nata dalla collaborazione tra i due che fa parte della colonna sonora del film La storia fantastica e ottiene una nomination all’Oscar, ma brani come Southern Politician, Assassin of Love e When The Night Falls sono decisamente migliori. In Heart and Soul compare la chitarra di Chet Atkins, Could You Would You è una bella cover di Van Morrison.
Da qui in poi, la sua carriera proseguirà tra alti e bassi. Viene apprezzato più in Europa che in Francia, nel 1988 si trasferisce a New Orleans, città dei mille suoni. “Mi sembra di essere tornato a casa” dice. “Vivo nel quartiere francese, mi addormento con il boogie che viene su dalle strade e alla mattina sento il blues”. Ispirato, nel 1990 incide Victory Mixture, un album di classico New Orleans Sound, registrato con Earl King, Dr.John, Eddie Bo, Allen Toussaint e la sezione ritmica dei Meters. Nel 1992 è in tour in Europa con Zachary Richard, Dr. John e altri in una New Orleans Revue. “Aerei, treni, autobus e alberghi erano i peggiori che avessimo visto, ma gli show erano grandi. Alla fine dei concerti buttavamo coriandoli del Mardi Gras sul pubblico e loro lo amavano, non avevano mai visto niente del genere”.
Torna ai suoni latini con Backstreet of Desire registrato lo stesso anno a Los Angeles con David Hidalgo dei Los Lobos, i fidi Richard e Dr.John, un’ orchestra mariachi e session men come Jeff Skunk Baxter. “Ho sempre voluto registrare a L.A, ma non l’avevo mai fatto. Adesso era venuto il momento. Facevo la spola tra lo studio e l’albergo, senza mai uscire. Odio questa città, è il peggio. Penso che mangino i loro bambini, non ho mai visto un ragazzino per strada. Ma a New Orleans non ci sono più studi di registrazione”.
Personaggio di grande carisma, Willy De Ville. Sul palco era spesso vestito come un incrocio tra Capitan Uncino e un moschettiere, con tanto di pizzi e alamari. Personalità magnetica, ammirata nelle rarissime date italiane (tra cui Sonoria 1994 con Bob Dylan), grande presenza di palco e maestria musicale. In realtà era anche un grande autore di canzoni, con i suoi molteplici interessi sonori. Backstreets of Desire contiene una versione tex-mex di Hey Joe in cui riporta il brano di Billy Roberts reso famoso da Jimi Hendrix alle sue origini.
Il critico Robert Palmer aveva scritto nel 1980: “De Ville è un performer magnetico. Ma la sua presenza macho sul palco maschera un’acuta intelligenza musicale. Canzoni e arrangiamenti sono ricchi di ritmi etnici ed echi blues, le piu disparate influenze stilistiche confluiscono in un insieme solido. Incarna tutte le contraddizioni culturali di New York, in un modo originalissimo”.
Ciò nonostante, ha inciso album per anni dopo i Mink senza avere un contratto in America. Tutti i suoi dischi solisti sono usciti per etichette tedesche, francesi ed inglesi. Malgrado tutto, ha continuato per la sua strada sconnessa sulla quale ha dovuto affrontare una dipendenza da eroina e il suicidio della seconda moglie Lisa Leggett che era diventata suo manager e con la quale aveva trovato casa musicale in un ranch in Mississippi.
Nel 1995 registra ancora a New Orleans Loup Garou, album di voodoo e vampiri in cui c’è un duetto con la cantante pop Brenda Lee, famosa negli anni Cinquanta che definisce “una delle esperienze più memorabili della mia vita”. Poi farà uscire Horse of Different Colors, un disco in cui interpreta anche blues e canzoni tradizionali americane, tra cui Across The Borderline di Ry Cooder e John Hiatt e Goin’Over The Hill di Fred McDowell.
Nella seconda parte della sua breve vita, in New Mexico, aveva approfondito le sue origini nativo-americane, adottando una capigliatura e uno stile Irochese e presentandosi come la reincarnazione di Alce Nero, il fratello di Toro Seduto.
Tra gli album più recenti, meritano una citazione Crow Jane Alley (2006) e Live in Berlin (2002) con un trio acustico che consente di apprezzare tutta la bellezza delle sue canzoni, spogliate dagli arrangiamenti originari. L’ultimo disco, del 2008 è Pistola, fusione di rock and roll tex-mex, blues e country che lo riporta all’attenzione della critica, ma è tardi.
Willy De Ville muore di cancro al pancreas nella sua amata New York, il 6 agosto 2009. Mentre la fine si avvicinava, disse in un’intervista: “Ho una teoria. Venderò più dischi quando sarò morto. Non è una cosa piacevole, ma devo abituarmi all’idea”.
Le parole del critico Tom Jurek sanno di autocritica e tardivo riconoscimento: “Come uno dei migliori performer e autori della nostra storia musicale, Willy aveva capito cosa rende grande una canzone da tre minuti. E’ stato generoso con il pubblico dei suoi shows, lasciando loro qualcosa da ricordare alla fine dei concerti, perché ogni singola parola di ogni singola canzone aveva un significato. Gli europei hanno amato questo. Noi americani in quest’era di orgoglio sciovinista dovremmo forse rivisitare il nostro sincero amore per il rock scoprendo De Ville per la prima volta oppure ricordarlo per quello che era: un americano originale. Il suo pathos, la capacità di racconto, la sua voce e le sue performances sono nate in queste strade e lui le ha donate al mondo che lo ha apprezzato molto più di quanto abbiamo fatto noi”.
Paolo Redaelli
ascolti
- Mink De Ville – Cabretta (1977)
- Miracle (1987)
- Victory Mixture (1990)
- Backstreets of Desire (1992)
- Pistola (2008)
parole
Mauro Zambellini – Love and Emotion (2018)
visioni
The Legendary Berlin Concerts (DVD)