Brian Wilson è indubbiamente uno dei più grandi compositori della storia del rock. I Beach Boys, band formata tutta in famiglia, con i fratelli Carl e Dennis e il cugino Mike Love (non è uno pseudonimo, si chiama proprio così) sarebbero stati uno dei tanti gruppi californiani di surf music se il suo genio non avesse sfornato Pet Sounds, il disco che li mandò direttamente a competere con i Beatles.
I ragazzi della spiaggia all’inizio scimmiottavano Chuck Berry (Surfin’Usa) per conquistare le ragazzine sulle onde radio e quelle del Pacifico a bordo di tavole da surf, poi divennero rapidamente uno dei gruppi fondamentali del rock e tutto questo con un disco ascrivibile interamente all’ingegno del maggiore dei Wilson.
Nato Brian Douglas ad Inglewood il 20 giugno 1942, già a due anni aveva dimostrato interesse per la musica colta, rimanendo impressionato dall’ascolto della Rhapsody in Blue di George Gershwin. Il padre Murry incoraggiava le inclinazioni del ragazzo che a scuola divenne anche un buon quarterback e un discreto giocatore di baseball. Dopo la scuola suonava ossessivamente il pianoforte, destrutturando le armonie del quartetto vocale The Four Freshmen che furono alla base di Carl and The Passions, Pendletones (con l’aggiunta di Al Jardine) e Beach Boys, dimostrando anche talento per le sovraincisioni multiple.
Nel 1961, a diciotto anni, scrisse la sua prima melodia, Surfer Girl, ispirandosi a Dion and The Belmonts, che divenne un successo da top ten nel 1963. I Pendletones avevano avuto una hit con Surfin’ e poi si erano trovati tramutati in Beach Boys dalla casa discografica che nemmeno aveva chiesto loro il permesso. La band debuttò con il nuovo nome nel Capodanno del 1961 aprendo per Ike & Tina Turner al Ritchie Valens Memorial Dance. Brian per l’occasione divenne bassista mentre Al Jardine dal basso si trasferì alla chitarra ritmica.
Erano nati i Beach Boys che, con papà Murry a far da manager, divennero il gruppo di punta dell’ondata surf con brani come Surfin’Safari, Fun Fun Fun, I Get Around, Help Me Rhonda. Le loro canzoni parlavano di sole, mare, ragazze e divertimento, non possedevano spessore ma piaceva la loro aria da bravi ragazzi del rock and roll incline al pop. Brian, con il suo aspetto dimesso e paffuto, era in realtà il cervello musicale del gruppo e l’autore più prolifico di canzoni.
Timido e controverso, nel 1965, in preda allo “stage fright” smise di esibirsi con il gruppo, preferendo l’attività di composizione e registrazione in studio. Fu sostituito da Glenn Campbell.
Brian Wilson guardava ai contemporanei Beatles con interesse, li considerava dei rivali artistici e se li studiava meticolosamente Quando i Fab Four pubblicarono Rubber Soul nel 1965, decise che era tempo anche per i Beach Boys di uscire con un album che non fosse una semplice raccolta di canzoni. Si chiuse in studio con molti musicisti professionisti e, affidando ai Beach Boys le sole parti vocali, compose tutto da solo le magiche armonie di Pet Sounds, uscito il 16 maggio 1966.
Era un perfezionista, capace di far ripetere ai musicisti infinite volte un passaggio finché non suonasse come lo aveva in mente lui. Ma il risultato fu un album meraviglioso, pieno di fantasia, dagli arrangiamenti complessi e dai testi introspettivi che a sua volta avrebbe spinto i Beatles a superarsi con Sgt.Pepper’s. Dal disco fu esclusa, perché non ancora finita, Good Vibrations un capolavoro di voci e musica che avrebbe alzato il livello compositivo della musica pop e avrebbe registrato maggior successo di vendite dell’album. Pet Sounds, comunque, cambiava la dimensione dei Beach Boys da gruppo “da spiaggia” a band seminale, un lavoro che avrebbe esercitato un’influenza enorme su molti altri musicisti, da Neil Young ai R.E.M.,dai Tears for Fears ai Mercury Rev per citarne solo qualcuno.
Sull’onda del successo di Good Vibrations, la Capitol accolse con interesse la notizia che Wilson stava lavorando ad un album dal titolo Smile. Erano già pronti alcuni brani, in collaborazione con il paroliere Van Dyke Parks, tra cui Heroes and Villains e Surf’s Up.
Ma i lavori subirono un brusco stop dovuto a dissidi interni al gruppo e alla situazione personale di Brian Wilson che stava finendo preda di una forte depressione. Così il progetto fu definitivamente cancellato nel maggio 1967, i Beach Boys registrarono in fretta e furia un altro disco chiamato Smiley Smile e finì la leadership di Wilson sul gruppo, ma anche la principale fonte creativa.
Brian ne uscì psicologicamente distrutto e rimase autore del gruppo fino al 1970 ma con un ruolo marginale. I Beach Boys senza di lui continuarono la loro carriera, diventando uno dei gruppi live pi richiesti nel mondo. Dischi come Wild Honey e Friends portano ancora l’impronta autoriale di Wilson ma non raggiunsero più le vette di Pet Sounds. Brian nel frattempo si era dato pesantemente alla cocaina e passò praticamente tra anni senza uscire dalla camera da letto, imbottendosi di droga, alcool e cibo “«Sniffavo cocaina, che non avrei dovuto prendere. Mi ha incasinato la mente e mi ha staccato dalla musica. Ricordo solo di aver letto riviste. Dicevo: “Portatemi Playboy! Portatemi Penthouse!» ha ammesso nel 2004, riferendosi a quella vita da recluso.
Cominciava a dare anche segni di una tendenza autodistruttiva. Una volta tentò di buttarsi da una scogliera con la sua auto e un’altra chiese di essere seppellito in una tomba che si era scavato in cortile. Tutti effetti paranoici delle droghe che assumeva, storia comune purtroppo a tanti musicisti. Riusciva comunque a passare serate con amici importanti: Iggy Pop, Alice Cooper, John Lennon e Ringo Starr (l’antica rivalità non aveva più motivo di esistere), Keith Moon, Harry Nilsson.
Nel 1974 i Beach Boys tornarono al numero 1 di Billboard con la raccolta Endless Summer, a testmonianza della loro importanza nell’immaginario collettivo. Si cominciò a parlare di un nuovo album sotto la supervisione di Brian e James William Guercio, bassista che sarebbe diventato famoso anche come regista. L’instabile Wilson finì col registrare invece con Stephen Kalinich il singolo natalizio Child of Winter che non entrò nemmeno in classifica.
Tra contratti firmati e non rispettati, nuove intemperanze, alla fine la moglie si risolse a chiamare il controverso psicoterapeuta Eugene Landy che lo aiutò a rientrare in carreggiata. Nel 1977 uscì Love You, album di culto dei Beach Boys ancora interamente scritto da lui, che considera il migliore della sua discografia anche se è evidente il calo di voce e prestazioni dovuto a tabacco e droga.
Ma nel 1982 era tornato alle vecchie, distruttive abitudini e fu richiamato di nuovo il terapeuta che gli prescrisse un programma rigido di riabilitazione. Brian fu allontanato nuovamente dal gruppo, confinato nella sua casa alle Hawaii lontano dalla famiglia ed effettivamente riuscì a riprendersi. Si riunì alla band sul palco del Live Aid del 1985 e registrò un nuovo disco con i Beach Boys per poi darsi nel 1988 alla carriera solista.
Il disco, intitolato semplicemente Brian Wilson, non ebbe un grande successo, proprio mentre i Beach Boys andavano forte con Kokomo. Scrisse le sue memorie in un libro intitolato Wouldn’t it be nice – My Own Memory in cui raccontava i suoi disturbi mentali e il rapporto difficile con il padre manager. Ma l’autobiografia, scritta sotto la pesante influenza di Landy, suscitò molte polemiche e venne ritirata dal mercato. Nel frattempo un secondo album solista, Sweet Insanity, venne respinto dalla casa discografica perché non commerciale. Le cose cominciarono a migliorare quando Landy che per anni lo aveva imbottito di psicofarmaci per controllare i suoi affari fu fermato legalmente dal fratello Carl.
Brian pubblicò nel 1998 l’album solista Imagination, imparò a convivere con la sua paura del palcoscenico tornando ad esibirsi e suonò per la prima volta in concerto l’intero Pet Sounds. Nel contempo riprese in mano il progetto Smile che uscì nel 2004, ben trentasette anni dopo, quando era diventato ormai una leggenda. L’album comprende Good Vibrations con un testo scritto da Tony Asher anziché quello originale di Mike Love del 1966 e fu un successo.
Scrisse anche per il Southbank Centre di Londra nel 2008 un concept album basato sugli standard musicali della tradizione americana, That Lucky Old Sun, e successivamente, in Brian Wilson Reimagines George Gershwin completò due composizioni per pianoforte lasciate incompiute dalla morte dell’autore.
Nel 2011 si riunì ai Beach Boys (che nel frattempo avevano risolto dispute legali con Al Jardine) in formazione originale e pubblicò con loro nel 2012 l’album That’s Why God Made The Radio, che ebbe una buona accoglienza. Dal 2013 riprese anche la carriera solista e nel 2016 fece un tour per il cinquantesimo anniversario di Pet Sounds. Nello stesso anno è uscita anche la sua autobiografia I Am Brian Wilson. Purtroppo i suoi problemi di salute mentale (gli è stato diagnosticato un disturbo schizoaffettivo bipolare con tendenze maniaco-depressive) si sono fatti sentire nuovamente e lo hanno costretto ad abbandonare le scene nel 2019, quando era programmato un tour con The Zombies.
La sua vita tra genio e disperazione è stata raccontata nel film Tutto per la musica (Love & Mercy) interpretato da John Cusack.
Quando nel 1999 gli chiesero se fosse religioso, rispose: “Credo in Phil Spector”.
Paolo Redaelli
ascolti
Beach Boys – Pet Sounds (1966)
Beach Boys – Love You (1977)
Brian Wilson – Imagination (1998)
Beach Boys – Smile (2004)
Beach Boys – That’s Why God Made the Radio (2012)
visioni
Tutto per la musica, di Bill Pohlad (2014)
parole
I Am Brian Wilson (2016)