Ian Hunter, l’ultimo dei rockers che nemmeno il tinnitus è riuscito a fermare

Ian Hunter è legato alla stagione del glam con i Mott The Hoople e Mick Ronson,  ma in veste solista ha prodotto alcuni album interessanti, insieme a musicisti del giro di Bruce Springsteen. Nome che dirà poco a chi non è addentro alle vicende del rock, ma che gode di un seguito di culto e fino a poco tempo fa era ancora in attività. Ha scritto anthem rock come All The Way To Memphis, Cleveland Rocks e Just Another Night. Lo ha fermato, a 80 anni compiuti, un problema di salute. Ma è già ripartito con un nuovo album, Patience pt.1, pubblicato nel 2023, alla soglia degli ottantaquattro.

Nato Ian Hunter Patterson a Oswestry, cittadina dello Shropshire vicina al confine con il Galles il 3 giugno 1939, era già musicista e compositore prima di entrare a far parte dei Mott nel 1969 come cantante e pianista, mentre il ruolo di chitarrista era affidato a Mick Ralphs che fonderà poi i Bad Company con Paul Rodgers

Oggi sono considerati dei precursori del punk e della new wave ma nel 1972 stavano per sciogliersi, travolti dal fallimento. Fu David Bowie a proporre loro di incidere Suffragette City  per risollevarsi, ma il brano venne rifiutato in favore di All The Young Dudes che divenne praticamente il manifesto del movimento glam rock e diede il titolo all’album della riscossa, prodotto da Bowie e Ronson come Ziggy Stardust e Transformer di Lou Reed.

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Nel 1973 viene pubblicato Mott, considerato il loro migliore album che contiene All The Way To Memphis, inno al rock e chiunque ami la musica, coverizzato da molti tra cui Brian May e Michael Schenker. 

Al gruppo si unì dal 1974 anche Mick Ronson, chitarrista di Bowie, con il quale Hunter strinse un forte sodalizio dopo l’uscita dalla band. Tra i loro classici, Once Bitten, Twice Shy del 1975 e Cleveland Rocks. Nel 1979 Hunter e Ronson hanno registrato You’re Never Alone With a Schizophrenic insieme a Roy Bittan, Garry Tallent e Max Weinberg della E Street Band. Il suono, marcatamente “americano” ne fa un ottimo album, forse il migliore della sua discografia con pezzi killer come Just Another Night , Bastard, The Outsider e Cleveland Rocks. Degno di nota anche All of The Good Ones Are Taken (1983) con la title-track che rilegge All The Young Dudes.

Con Ronson, prima della morte di Mick avvenuta nel 1993 ha registrato YUI Orta (1990), gioco di parole sulla frase “Why You, I Ought to”, “perché tu, io dovrei”, album più heavy del solito in cui spiccano riff assassini e belle canzoni, poco promosso dalla casa discografica ma da riscoprire. In Women’s Intuition c’è il basso funky di Bernie Edwards degli Chic.

Nel 2001 Hunter ha formato la Rant Band con la quale nel 2016 ha registrato l’album, Finger Crossed con il brano Dandy dedicato all’amico David Bowie. Nel 2008 ha partecipato alla reunion dei Mott The Hoople e dal 1994 prende parte regolarmente al tributo a Mick Ronson.  Ha documentato gli anni d’oro dei Mott in un libro, Diary of a Rock’n’Roll Star (1974), poi ripubblicato nel 1996 e considerato forse il miglior libro in assoluto sul rock. Purtroppo non è ancora stato tradotto in italiano.

Una forma di tinnitus, un disturbo acustico, lo ha costretto a rinunciare all’attività live il 30 settembre 2019, sospendendo il tour che aveva in corso a quasi ottant’anni compiuti. I medici lo hanno consigliato di stare a riposo finché le condizioni non fossero migliorate. Si è tenuto comunque costantemente in contatto con i fans sul suo website www.ianhunter.com  dove li ha salutati con questa dichiarazione d’affetto.

“E’ andato e venuto per diversi anni, il tinnitus. Ma stavolta è rimasto. Sapete quanto ami andare in tour, l’ho fatto per cinquant’anni. Odio dover lasciare tutti a casa ma non riesco manco ad andare alla cassetta delle lettere, figuriamoci in tour. Ho fatto dei test, non è un tumore, ma sento un suono alto ed incessante e francamente un po’ mi spaventa.

Spero che capirete. Ho sempre apprezzato quanto mi seguite. Non ho idea quando usciremo da questo. Spero solo che questo finisca, ma non lo so. Non sentitevi tristi per me. E’ stata una bella corsa, in effetti, ma ora devo fermarmi. Vi terrò aggiornato. Ancora una volta scusatemi. Vi amo tutti”

Capitolo finale? Neanche per sogno. C’è stato poi di mezzo anche il covid con relativo isolamento da lockdown e Ian ne ha approfittato per scrivere un bel po’ di pezzi che hanno visto la luce nel 2023 in Defiance pt.1, album inciso con la fida Rant Band che ha ospiti di lusso come Jeff Beck, Johnny Depp, Ringo Starr, Slash, Todd Rundgren. La storia del rocker continua, il numero fa pensare che ci sarà un seguito.

ascolti

  • Mott The Hoople – All The Young Dudes (1972)
  • Mott The Hoople – Mott (1973)
  • You’re Never Alone With a Schizophrenic (1985)
  • YUI Horta (1990)
  • Finger Crossed (2016)
  • Defiance pt.1 (2023)

visioni
Strings Attached (2004)

parole
Ian Hunter – Diary of a Rock’n’Roll Star (1974)

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